lunedì 2 marzo 2009

Cavalleria l'è morta

Magdi Cristiano Allam: l'aquila, che vola alta e vede lontano.
In pochi mesi ha costruito un nido, c'ha infilato la prole ed ora la difende, nell'attesa che abbiano forza nelle ali per spiccare il volo.
E me lo si lasci dire, che nulla chiedo e ho da ricevere in cambio, libero di affermare del mio, come sempre ho fatto.

Nel '39 la cavalleria polacca caricò 16 volte, contro le armate d'invasione tedesche;
cavaliere e cavallo ci lasciarono le corna ovvero, furono macellati.
Fu scritta una pagina di gloria, si mandò al massacro carne contro acciaio, ben sapendo che non si sarebbe arrivati a nulla, se non ad essere tritati.
Dalla polvere da sparo in poi, niente e nulla era più lo stesso, tanto meno "le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese".
Ne valse forse la pena poi, con onore, certo, ma perder sempre, al grido di «Manca la fortuna, non il valore» ?
Eppure, Don Chisciotte insegnò che, l'attaccare lancia in resta, dei mulini a vento, immaginandoli giganti, era un prendersi in giro, una scenetta tragicomica il cui unico finale sarebbe stato quello di passare alla Storia, questo sì, ma da babbei, seppur con il cuore gonfio di coraggio.
Cavalleria l'è morta: da tanto era nell'aria, il sapore e l'odore di stantio, di muffo, tra umidore di cantina e polvere di solaio, per quell'arme e armatura che ormai avevano finito il loro tempo.
Così è per la palandrana e lo spadone del crociato: nel mare magnum del divenire, nel crogiolo dove si forgia e la freccia del tempo, tutto insegna l'inevitabile cambiare e di non poter, immobile, fermare il mutare eterno e inesorabile delle cose.
Saggio è chi riconosce lo sfavore di questo, per cambiare campo e situazione, onde combattere per i propri ideali e principi in una posizione più difendibile;
è l'esempio di tutti i grandi generali, cambiare le cose in corsa: inventare una nuova tattica ed avere pronta altra strategia, che la battaglia non accetta regole fisse, ma camaleontiche.
Forse che quando senti di stare per inciampare, non si allunga il passo, alla ricerca di un nuovo equilibrio ?
Cristiano ha dimostrato, in tutti questi anni, d'essere tutto questo: da Don Chisciotte al crociato sacerdote-guerriero, sino al cavaliere polacco, almeno nel candore di vesti e animo, nella purezza della lotta;
ma non un ingenuo e scriteriato agitatore, un capobanda, padre-padrone di un'armata Brancaleone.
Ha e sente la responsabilità dei suoi uomini, come questi devono, verso di lui.
Quello che fa e testimonia, come noi dal basso, riverbera verso tutto e, nell'era dell'immagine, l'una cosa è specchio dell'altra.
A noi - Italia e italiani - essere degni di chi si è offerto, con i suoi cari, di mettersi a rischio e in discussione, di combattere lotte che avremmo dovuto anticipare come da indigeni, in terra natia.
Ora: nessuno mette in gioco la pelle, sua e dei suoi, per il potere o i soldi, che nulla di questo vale un vivere innaturale, blindati e condizionati in ogni fare della giornata, obbligati e costretti in schemi ingessati e rigidi, per la cancellazione, la scomparsa propria e di chi si ama.
Il costo è così alto che si fa solo se motivati, decisi, forti nella fede e nella certezza del giusto delle proprie azioni.
L'uomo è a chieder - in chi lo segue - almeno di farsi carico di un pari credo e sacrificio, se non a costo della vita, almeno con un costo nell'impegno.
C'è chi è partito con Ronzinante, l'alabarda e lo scudo;
chi un poco sotto, come Sancho Panza, sopra il suo asino come un patriarca, colle bisacce in groppa e la boraccia all'arcione, e con un gran desiderio di averci un ritorno, dal suo servigio;
altri con la lancia, da spuntare contro i carri armati e, alfine, magari forgiati assieme alla spada del sacerdote-guerriero, scevro a compromessi, al grido di:
«No pasarán, On Ne Passe Pas, They shall not pass...non passeranno !»
Passeranno, eccome, ma sopra destinati a presentare petto e offrire guancia: a gonfiare l'uno e farsi gonfiar l'altra.
Se non si è visti non ci si deve lamentare se poi calpestati, senza lasciare traccia se non anonima impronta di un passaggio di mandria.
Magdi Cristiano Allam ha creato dal nulla dei Protagonisti, con chiari principi, che tali restano, ben scolpiti.
Ragazzi, più o meno "stagionati", hanno saputo fare, oltre che dire: onore a loro che, tra questo e quello non c'hanno messo il mare, ma del proprio tempo, impegno e sentimento.
A costoro il riconoscimento, mio in particolar modo, che non ho saputo esser utile quanto loro:
la mia ammirazione, e non ne elenco, seppur parziale nome, perché son troppi, e farne solo alcuni sarebbe ad ombra d'altri.
Magdi Cristiano Allam, all'ennesimo bivio, ha dovuto - generale in battaglia - decidere lestamente una nuova mossa, davanti ad un plastico e repentino cambiamento: all'attacco dei mulini o ad indossare cappotto di stagione ?
Morire di freddo nell'attesa della primavera, solo perché si nasce nudi ?
Don Bosco credeva nella Provvidenza.
Forse che Casini e compagnia non ne sia parte, consciamente o inconsciamente ?
L'ho visto in fotografia: Cristiano ne cerca sguardo, lui quello della macchina fotografica.
Non mi è piaciuto, ma forse è solo riflesso condizionato.
Forse - sicuramente - ha fatto i suoi calcoli, e non sono quelli di Don Chisciotte, ma del Sancho Panza: scarpe grosse e cervello fino.
- «Permette ? Balliamo assieme ma, sia chiaro: guido io !»
Ebbene, sia.
Dalla piazza di paese al Parlamento Europeo: Cenerentola è arrivata al principe.
Forse al castello non è più facile dimostrare quanto si ha di bello, che a stare fuori delle osterie ?
Una volta principessa, al prossimo ballo potrebbe essere Casini ad essere guidato !
E chi non accetta, passi la mano, che non si è costretti ad accettar la puntata.
A costoro, io non critico: non ho saputo fare meglio, ma riconoscere si deve, ai migliori.
Caro Cristiano, io forse sono talpa ma tu, aquila, segui Virgilio;
"Non ragioniam di loro, ma guarda e passa".

E che la forza sia con voi.


Io, secondo me...02.03.2009

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