Lo stanno marcando stretto, il Berlusca, quasi fosse una delle vestali, le antiche sacerdotesse romane che dovevano custodire il tempio e il sacro lumicino, la fiamma che dentro bruciava di continuo;
quelle curavano il fuoco e altri la loro verginità, quasi che la mancanza di questa agiva da spegni candela, usato una volta nelle chiese per soffocare la fiammella dei ceri.
Non c'erano ancora i paparazzi e i teleobiettivi, che catturano pure il pelo superfluo, ma il "guardone" si chiamava Pontifex Maximus e, per tutti e trenta anni di servizio delle fanciulle, badava che quelle tenessero ben stretta la fonte dell'innocenza e non prendessero il servizio...sotto gamba.
Chi sgarrava, era portata nel "Campus Sceleratus", in una fossa, dotata di un giaciglio, di una lanterna e di poco cibo. Chiusa la fossa, se ne pareggiava il terreno per far sparire ogni traccia delle colpevoli.
Così, se ne cancellava ricordo mettendoci - è il caso di dirlo - una pietra sopra.
Oggi, il "Custode delle pudende" è un reporter sardo, Antonello Zappadu, che ha passato l'ultima era geologica volteggiando in circolo o appollaiato sui rami, cercando scarti e frattaglie, tipica alimentazione della specie sua.
Me lo immagino in piena canicola, sudato come una bestia, disteso in agguato e fumante, con tante mosche attorno che cercano un posto dove atterrare, su quella e tremula gelatina che fotografa a raffica e fissa le immagini di "Tett e Ciapett".
Ecco la prova: Berlusca ha perso la virtù e la Vestale della Repubblica deve essere punita e murata viva.
In un mondo dove l'emancipazione femminile fa sfilare - quanto ben di Dio: grazie, Signore! - tante belle figliole, poppe al vento e patatina coperta da una stringa da scarpe, ci si vuole far scandalizzare perché, in una proprietà privata, circolano donnine ignude.
Te le vedo sui cartelloni pubblicitari, in televisione a tutte le ore, sulle spiagge e in ogni dove, coperte da minigonne che sono come l'ascensore fermo all'ultimo piano.
Talmente c'è abbondanza che rischio l'eiaculazione precoce ormai solo quando ne vedo di vestite.
Però un brivido l'ho avuto, quando ho visto il pisellone di Topolanek, che non è il fratello maggiore di Topolino, dei fumetti di Walt Disney, ma il Mirek Topolanek, che è stato un pezzo da novanta della Repubblica Ceca.
Sempre nella tenuta a Villa Certosa, residenza sarda del premier Silvio Berlusconi, il tipo era su una terrazza, completamente nudo e con il biscione, l'iguana srotolato per tutta la lunghezza, pigro e gonfio come quei serpentoni che digeriscono laboriosamente la preda appena ingoiata.
Ciumbia: roba da far fibrillare la virilità e venir voglia di rischiare la cecità, come ci dicevano da piccoli, se si cede al piacere del gioco di mano!
Nel parco girano delle ninfe con le tettine al vento e i giovin capezzoli inturgiditi e a mirar il sole tesi.
Dalla Repubblica delle Banane siamo a quella della prugnetta, la patatina peccaminosa, la farfallina vellutata che, si dice, sia la ricchezza su cui siede ogni bella gnocca.
A dire il vero, il "cecchino" Zappadu, è entrato in scena nel teatrino dopo la sciura Berlusca, quella Veronica Lario che, da tipica moglie incazzata con il marito, per togliersi il sassolino nella scarpa, getta quella assieme al fastidio.
"Il nemico del mio nemico è mio amico", recita il manuale del buon combattente: eccola andare a frignare nell'armeria del giornale Repubblica, che subito usa la “defecatio mentis” per riempire i propri fogli e farne gavettoni mediatici.
La sinistra parte, mazzolata dall'elettorato e costretta all'angolo, con armi ormai spuntate e toghe partigiane usurate dal troppo strisciare e strusciare, improvvisamente si trova tra le mani una nuova arma di distruzione di massa: quella Veronica che, come per l'evangelica protagonista, asciuga il volto del maritino a cui ha posto croce in spalla e ne vuol catturare su pellicola la smorfia dolorosa.
"Il volto è bagnato dal sudore, è rigato dal sangue, è coperto di sputi insolenti. Chi avrà il coraggio di avvicinarsi? Una donna! Una donna esce allo scoperto e asciuga il viso".
Con il paginone di Repubblica, la mogliettina vendicativa stampa l'immagine sofferente del Silvio.
- «Ecco il maialone, che si circonda di veline porcaiole, il vecchio satiro che adesca e insidia le vergini bambine!»
L'illibata sotto imboscata si chiama Noemi e rischia da verginale a divenire vaginale strumento per le insane bramosie sessuali di un diabolico vecchietto, che la vorrebbe trastullo per il proprio gineceo.
Tra le righe d'inchiostro, il giornaletto infila quelle intinte nel veleno, lasciando intendere focosi soddisfacimenti e contorsionismi sessuali, con complicità e benedizione addirittura dei genitori della candida e ingenua fanciullina.
Come per il fuochista dei vecchi treni, la Veronica ha spalato merda nelle caldaie del vapore, e la locomotiva ormai sbuffa, fischia e rumoreggia gagliarda, spandendo dal fumaiolo quanto metabolizzato nella fornace.
Nel sottobosco dei giornalisti da raccolta differenziata si schiuma il meglio dei ricercatori da discarica, dei mestatori da cassonetto e miscelatori di pattume, abili a cucinare con resti, bucce e rifiuti, schifati pure da mosche, topi e scarafaggi.
Ecco uscire dal mucchio il Gino Flaminio, moroso scaricato della Noemi, operaio e quindi ottimo per far credere scartato per il più blasonato e ricco partito, simbolo di una lotta di classe che ha sempre la peggio contro il cattivo capitalista.
Peccato che la fedina penale del Flaminio vanta una rapina a suo carico;
no, non va bene: è un altro compagno...un compagno che ha sbagliato.
Come una meteora, il Ginetto brilla e si spegne, dopo aver fatto del suo nulla da dire mercanzia da svendere a giornaletti da poche lire: informazione povera per poveracci di aree intellettualmente depresse.
Non c'è nulla da fare: per allontanare gli Zappadu e gli scribacchini in voli pindarici, alla ricerca di carogne, si deve fare come il contadino nel campo, dopo una semina: mettere degli spaventapasseri, quei semplici ed efficienti strumenti atti a tenere alla larga le passere.
Caro Silvio, ascoltami: da ora in poi, in casa tua, invita solo le Rosy Bindi, le Annunziate, le Margherita Hack, e vedi che fai subito pace con tua moglie e con l'incontinenza ormonale, che subito il tutto si ammoscia.
L'ultima grana arriva con una imprenditrice: a dire il vero, è una professionista del...del...come si dice, del c... ah! del cavolo, ma terra terra, che vola basso, che tira. A campare.
La Patrizia D'Addario è una esperta in scosse, come il buon Baffin D'Alema, mago della sfera di cristallo, aveva preannunciato sarebbe successo al presente governo.
Lei e altre ragazze a pagamento, avrebbero frequentato feste e si sarebbero trattenute per la notte nelle residenze del presidente del Consiglio Berlusconi a Roma e in Sardegna.
Come massaggia la Patrizia non c'è nessuno, e la musica che sa suonare con il piffero è celestiale, quando la carne ondeggia, freme, vibra e palpita e tremula, all'apice della "Eiaculatio praecox".
Un popolo volgare, rozzo e zotico simil fauna l'etichetta come "Zoccole", e non perché usano portare calzature di un certo tipo.
Ma il popolo è bue, si sa.
Se non fosse perché già adoperato userei, per quella e le sue emule, il termine di "Altrimenti abili".
Se si può dare una mano al prossimo, perché non godere di tanto talento.
Come per gli Zappadu e i Gino Flaminio, anche le Patrizie sono a reagire, come i cani di Pavlov, ad un unico riflesso condizionato: i soldi, i danee, i ghelli, l'argent, i baiocchi, la pecunia, i piccioli.
Tett e Ciapett son come Bacco, tabacco e Venere, che riducono l'uomo in cenere;
come i Ciapett tanto bramate da un altro Silvio, il Sircana, ai tempi portavoce di Prodi, "pizzicato" mentre seguiva quelle di un transessuale brasiliano - Sandra - lungo le strade buie del quartiere Parioli, che di notte si popolano d'auto d'ogni cilindrata, guidata da persone in cerca d'emozioni forti.
E non scordiamo Tett e Ciapett nel letto dell'albergo Flora, a Roma, del caro Mele, il Cosimo, padre di famiglia con moglie e tre figli: lo "scaldino" si chiamava Francesca Zenobi, che si era sentita male mentre sollazzava il dolce augello dell'esponente dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, in un'ammucchiata festaiola a base di cocaina, alcol, sesso e carnazza.
La mia povera maestra delle elementari usava dire:
- «Non si possono sommare mele e pere!»
E no, cara maestra mia: le pere della Francesca ben si schiacciavano su Mele.
Anche la matematica è diventata un'opinione.
Ah, è proprio vero quel principio fisico, che dice:
"Tira di più un pelo di f...che un carro di buoi! "
Più che quello nell'uovo, siamo oggi a cercare questo, di filato, tanto da aver fatto venire prurigine anche alla vecchia Europa che cavalcando...l'onda, sfoglia l'Italia come per il paginone centrale di Playboy, alla ricerca delle grazie esposte della Playmate - in vista, più che visita, ginecologica - del mese.
In tutto questo, in storie di corna, cornetti e bulbose protuberanze, siamo a sentire il bue che da del cornuto all'asino.
Ma ne usciremo, ne saremo presto fuori;
magari per poco...per un pelo!
Io, secondo me...19.06.2009
venerdì 19 giugno 2009
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