giovedì 26 aprile 2007

La lente della fede

I testi sacri - come tutto ciò che è stato tramandato oralmente prima dell’affermarsi della scrittura – sono passati al setaccio dei tempi, dei popoli, delle credenze e delle conoscenze di volta in volta disponibili.
I mezzi e i termini di paragone con cui interpretare concetti difficili e - ancora oggi - di profonda complessità, hanno accompagnato nei secoli il tentativo di comprendere: come degli esseri nati miopi cui la lente del tempo di volta in volta aumentava la sua portata, consentendo una sempre maggior chiarezza nel distinguere le ombre dell’ignoranza che avvolgevano – e ancora oggi accompagnano - i nostri passi.
Tutta l’informazione segue e subisce la legge del famoso “ telefono senza fili “: in una catena d’elementi nessuna parola riferita al primo arriva integra alla fine.
Il passaggio di un’informazione produce una deformazione, più o meno accentuata, compatibilmente con le capacità recettiva di chi in quel momento la sta custodendo, nell’attesa di passarla alla successiva maglia della catena.
L’errore più impercettibile falsa in maniera esponenziale – durante il suo fluire – il vero senso dei fatti.
Nei mari del Sud vive un popolo che pratica il "culto del cargo". Durante la guerra ha visto atterrare aerei carichi d’ogni ben di dio, e ora vuole che la cosa continui. Hanno tracciato delle specie di piste, accendono fuochi ai lati; hanno costruito una capanna di legno in cui siede un uomo con due pezzi di legno a mo' di cuffie, da cui spuntano stemmi di bambù a mo' d’antenne - rappresenta il controllore di volo - e aspettano che gli aerei atterrino. Aspettano il divino, la ricompensa, la felicità, il benessere. L’errore ha plasmato un falso dio, l’ignoranza lo ha reso padre, il fanatismo lo alleva.
Cosa hanno visto i nostri avi e - del poco capito - come hanno raccontato, tramandato e contaminato i veri avvenimenti, elaborandoli ogni volta sempre di più, per cercare di illustrare un evento talmente estraneo alla loro cultura da non avere neppure termini lessico-grammaticali per descriverlo??
Quando però la Parola è quella di Dio, allora la tragedia si rovescia sul genere umano!
Tra Lui e l’ultima delle Sue creature si frappone il sapiente, il maestro, il saggio, l’erudito, lo studioso, il mullah, l’Imam, il sacerdote, lo stregone….
Re e Faraoni addirittura si ritenevano – e imponevano - l’incarnazione della divinità.
La carne al posto dello spirito. L’imperfetto a scimmiottare il Perfetto.
La parola di Dio, imbastardita dall’ignoranza dell’uomo - piegata agli interessi di chi respira l’odio invece dell’amore del soffio divino – diventa la spada del crociato o dei guerrieri dell’Islam.
O le bombe degli assassini, che si fanno esplodere uccidendo bestialmente ogni essere che non sia appiattito al loro stesso livello di stupidità, al loro coma intellettuale.
Il loro cervello, racchiuso in un’unghia, è quanto basta, a chi li guida, per farne loro strumento a raggiungere in terra le gioie che – queste guide, primi miscredenti – pensano non esistano in cielo.
In fin dei conti, in un mondo di polli, perché le volpi non ne devono approfittare?
Se Dio avesse voluto che solo alcuni avessero l’illuminazione a parlare per Lui, perché a tutti donare un cervello ? Soprattutto: perché non creare solo illuminati ? Perché da Lui, il perfetto, deriverebbe l’errore??,
Scusate: non avevo considerato quanto sia difficile avere risposte da un’unghia che trasporta una macchia chiamata impropriamente cervello ! Far esplodere questa traccia ameboide è come far scoppiare un sacchetto d’immondizia, a cui neppure una vergine concederebbe un solo dito. Anzi, due si: quelle usate per turarsi il naso!

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