martedì 22 dicembre 2009

Il calore dei soldi

- «Sono al verde!»

Questa è una delle fasi e delle frasi che più angosciano e disturbano i sonni di ognuno: il trovarsi improvvisamente a non avere più quel mezzo di sussistenza, la pecunia, dove il solo tenerne permette di fare i bauscia, i bulli granosi, di snobbare e definire "vile" il denaro e che i soldi non sono tutto, nel bel filosofeggiare a pancia piena;
Ma non sempre l'essere al verde è segno di miseria;
anzi: tanti sono ad ingrassare, grazie all'essere sotto quella pittura.
Una delle strategie migliori del parassitismo, per gabbare e vivere alle spalle del prossimo, è proprio quello di creare un problema di carta, e poi farsi santoni e custodi di tanta verità rivelata, e lo smalto erboso è uno dei migliori coprenti, inossidabile e sempre lustro, come gli specchietti e le collanine per selvaggi che, si sa, sono attratti dalle cose luccicanti, ammaliati e sedotti, come le falene, che passano dalla luce direttamente nel fuoco.
Tra i tanti cacciatori di grulli, spaziamo dalle stelle alle stalle, partendo da Al Gore per arrivare al nostro Celentano;
alla ricerca di visibilità il primo: scornato alla corsa per Presidente degli Stati Uniti, si butta sul riciclo e si ritaglia il Santuario della Sfiga che è per natura la madre di tutte le catastrofi;
L'Adriano invece è più casereccio, d'arte e mezzi più povero, costretto allo spettacolino minimalista nella ridotta di confini nazionali dove, al confronto con l'americano, se ne esce come il paesano che va in città.
L'unico denominatore comune è il catastrofismo, la predicazione dell'avvento di disgrazie, pestilenze, miseria e dannazione, dove e quando presenti, il masochista plauso.
Al Gore e i pari sua però applicano la regola del "Fate quel che dico, non quel che faccio", come quel nobile decaduto e in miseria che, lappando e facendo scarpetta nel piatto del poverello, che gli offriva del suo, lo educava sull'etichetta della gozzoviglia con eleganza e nobiltà di modi e comportamento, ammaestrando «Vedi: questo non farlo mai!»
"Armiamoci e partite", alfine, è una dei motti meglio applicati da ipocriti e simulatori, abili a far levare ad altri le patate bollenti e le castagne dal fuoco.
Gore è un raffinato cesellatore, tanto che gli è riuscito di fare palanche a gogò e vincendo pure, nel 2007, il Nobel per la pace, arrivando, con quel patentino, a guidare la Ferrari dei Verdi eco-catastrofisti;
il Celentano invece viaggia in Topolino - su gomma e per lettura - e somiglia più al Tafazzi, personaggio comico, la cui caratteristica è di prendersi energicamente a bottigliate sui genitali, traendo estremo godimento.
Adriano è un verde all'acqua di rose, sbiadito e smunto, tanto è la demenzialità delle sue geremiadi, dimostrando quanto si appoggia a documentazione dozzinale, tipo la...bufala dell'orso, tanto sbandierata dal più scafato Al Gore.
La biologa marina Amanda Byrd, scattò una foto celeberrima, falsa per quel che subdolamente trasmise, ma di forte impatto emozionale: un orso bianco ritto su una minuscola lastra di ghiaccio, con espressione curiosa, ma spacciata per smarrita, ad apparire quasi in precario equilibrio su quella rosicata e risicata zattera di fortuna.
Ci si buttarono a razzo i furboni, non sulla piattaforma, con il candido plantigrado, ma sul goloso boccone, da avvelenare ed offrire al popolo bue: non quel che era, ovvero un animale perfettamente inserito nell'ambiente suo e prolifico per numero, ma uno sparuto rappresentante in via d'estinzione, come il Panda, condannato perché a bestia uomo stava erodendone i supporti dell'esistenza sua.
Quell'orso, d'improvviso, rappresentò il Fantozzi della specie sua.
Inutile dire che nessuno immortalò il seguito, dove il peloso albino poi, tranquillamente s'immerse nelle acque e continuò beatamente a prolificare, cacciare e giocare nel suo, traghettando dall'uno all'altro, sui chilometrici lastroni ghiacciati che gli stavano attorno.
Il vecchio trucco del campo stretto su una sconfinata prateria, a far credere ristrettezze dove invece l'infinito.
Amanda poi ammise che in quella foto, icona del 2004, in Alaska "[...] gli orsi polari non erano in pericolo perché vicinissimi al Continente. Quell'iceberg era per 15 minuti, se vogliamo, la loro sala giochi".
Capito l'antifona?
Al Gore usò quel sistema, costruendo una patacca simile, addirittura con due orsi, a voler rendere più drammatica la sequenza e suggerendo un'emergenza che non esisteva!
Con quello e simili altri specchietti per le allodole, imbrogliò e ancora imbriglia la mente di un sacco di gente, ancora di più se "celentanotti".
Tra il furbo e il fesso s'innestano tanti variegati sottoprodotti, a ciucciare latte dalla tetta di madre altrui;
I Verdi, come i Comunisti alla caduta del fascio, all'improvviso figliano peggio che i ratti e gli scarafaggi, dimostrando una prolificità mostruosa, occupando una nicchia che li foraggia generosamente, giustificando le ecoballe, smascherate recentemente da un gruppo di pirati informatici che, spigolando piratescamente nella posta elettronica di tanti saccenti santoni ecoballisti, ne ha sputtanato le reciproche confidenze, dove si rammaricavano che, per far quadrare i conti taroccati dell'ecocatastrofismo, ammettevano l'un l'altro di come s'industriavano a produrre matematica statistica che, quella sì, non tanto era opinione, ma volutamente frutto d'imbrogli, aggiustamenti e forzature.
E giusto per dimostrare da che pulpito viene la predica, anche io vado a dare i numeri;
Copenaghen, vertice sul clima: presenti 1.200 limousine, 140 jet privati in aeroporto, ben 15.000 delegati, che si sono scofanati 10.000 polli, 150 agnelli, un numero imprecisati d'oche e prelibatezze varie e con solo 5 - dicasi cinque - macchine elettriche;
Fumo e consumo a più non posso.
Mi ricorda i vari vertici sulla fame nel mondo, dove anche simili manifestazioni di spreco ed opulenza sono a farla da padroni;
Fate quel che dico, non quel che faccio.

Ah, che bello, il calore dei soldi che, come per i cessi di Vespasiano, "non olet", non puzzano!


Io, secondo me...22.12.2009

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