mercoledì 9 dicembre 2009

Diffamafiazione

A vederlo fa quasi tenerezza, con quella faccia da buon pacioccone, pelata, panzetta e aria di bonaccione, alla Gerry Scotti, simpatico e gioviale presentatore televisivo;
e poi, lo sfilare con quella maglietta a righe orizzontali, ancor di più accentua l'abbondanza di larghezza;
la struttura rotondetta, con pannicello adiposo e maniglie dell'amore, ne farebbe un bel partecipante alla trasmissione "La prova del cuoco", spettacolino gustoso, sfida a tempo sincopato tra bravi cuochi, in singolar tenzone, a chi meglio prende per la gola il prossimo...per la gola, appunto, dove il nostro eroe la farebbe da padrone, vista l'esperienza nel campo.
Solo che, non ti porterebbe al peccato di crapula, ma al taglio della giugulare, una delle sue specialità;
perché lui, il Gaspare, di cognome fa Spatuzza, sicario della mala.
Ben quaranta e passa sono le tacche sul manico del coltello, ed altre per l'arte sua sopraffina d'aver pure fatto il bombarolo;
è pure stato maestro di mestolo e pentolone, un Vissani della cucina, solo che, i compagni di merende, lo ricordano con un panino in una mano e un cucchiaione nell'altra, mentre scioglie nell'acido ossa umane:
"U Tignusu", il pelato, così usava disfare - io a quello lo sfascio! - quelli che disobbedivano, rompevano i pendagli o tradivano la mamma sua, la mammasantissima.
Con tanto e questo bestiale"pedigree" e osceno curriculum - non certo...vitae! - si presenta da fulminato, che forse confonde la saetta con cui Dio lo ha mancato con l'illuminazione della stessa.
Duecento e più anni gli hanno dato, ergastoli a gogò, carcere duro e segregazione, che spetta solo ai peggiori;
possibilità di evadere da qel tipo di carcere, è pari a quella di un sepolto vivo sotto due metri di terra, grattando con le unghie.
Gaspare, Gaspare...tu, più che il Paolo, redento sulla via di Damasco, somigli al Pisciotta, non quello che tradì il bandito Giuliano, ma proprio facente atto, del farsela sotto: ora che rischi l'imbalsamazione, nelle segrete delle patrie galere, da topo ti senti in trappola, e non dico che faresti patti con il demonio - che quelli già c'erano – ma con chiunque si, che solo ti darebbe speranza di rivedere il sole.
- «Ordunque parla, confessati a me», dice il buon pastore d'anime «penitenziaggine e a darmi quel che a me serve, e ne avrai pecunia, nuova identità e uscita di gabbia!»
Ciumbia!
Pure il demonio si convertirebbe, se solo una scappatoia dal trappolone gli fosse data.
E lo Gaspare nostro, eccolo a voler strappare anima sua a Satana, per riconsegnarla al Signore, a strapparla dalla schiavitù e dalle tenebre del male per portarla nella terra promessa, dove perenne arde il lampadario divino;
C'avrà bel da grattare il Padre Nostro, quella cotica, per togliere il nero che la spugna ha assorbito, ma forse...con un poco...d'acido...un'energica ribollita.
Ecco lo Spatuzza, che iniziò da imbianchino, a rimestar nella tolla, a cercare candido colore per l'animaccia sua, a raccoglier trenta denari, per accontentare ogni compratore pagante, e diventar nano, come quello di cui cantava il grande Fabrizio De Andrè, al passo in cui stornellava che l'infame piccoletto "...è una carogna di sicuro, perché ha il cuore toppo, troppo vicino al buco del... ", e via così, a magnificar da dove arriva la verità di chi con gli inferi aveva firmato un antico patto.
Ecco ancora usare acido, per barattare la vita sua per la morte d'altri, a cercare di scioglier pure le manette sue e cercare il brillio del sol dell'avvenire sul popol bue, quello ancora disposto a liberar Barabba, basta che la coppa sua d'odio scorra in gola, dolce nettare e rosolio, al sapor di vendetta.
Eccolo a dire che il capo suo, a confidar a cani e porci, confessare lui, semplice tirapiedi, una notizia di cotanto valore: «Mi consenta, Spatuzza, rivolger Lei verità, che c'abbiamo in mano le palle dell'Italica penisola, padroni quasi dell'urbe terracqueo, a dir che signori ora noi siamo, con l'autorità di governare sopra ogni altra creazione, mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra.»
Onnipotenza da giorni spicci: dopo poco, il bauscia capo suo l'hanno acchiappato e infilato in gattabuia, a guardare il mondo a scacchi, attraverso le sbarre che delimitano l'estensione del suo potere, che al massimo va dalla branda al pitale, nello spazio in cui si tiene a dimora l'automobile.
Tanti prima, e dopo lo Gaspare ne hanno presi, volpi rincorse dai tanti cani, aizzati ed eccitati dal suono dei corni dei cacciatori.
La "Diffamafiazione", la diffamazione su azione della mafia, è pari all'uso di pistole, coltelli, bombe e acido, a voler rimuovere chi offende mammasantissima, uscendone magari pure con paga e ringraziamento di chi, per tanto, ne ha ottenuto soddisfazione.
Il nemico del mio nemico è mio amico; di tanto, laviamocene le mani: mani pulite, alla Pilato.
E magari ben ci sta un bel lavacro al B-dè - pronuncia inglese del B-Day – ad aggiungere acido al calderone, da mescolare poi con una bella...Spatuzza.

Io, secondo me...09.12.2009

Nessun commento:

Posta un commento