sabato 19 dicembre 2009

La cattedra Di Pietro

Tre-di-ci-mi-lio-ni-sei-cen-to-ven-ti-nove-mila-quatto-cento-sessanta-quattro;
dicasi Tredicimilioniseicentoventinovemilaquattocentosessantaquattro.
A scriverlo in numeri: 13.629.464 e scusate se è poco!
L'estratto conto di un nababbo...gli abitanti di Tokio...il premio della lotteria?
No: i voti, le teste, le capocce di quelli che, alle elezioni politiche del 2008, hanno liberamente e democraticamente votato preferenza a chi doveva governare il paese per i seguenti anni;
voce di popolo, voce di Dio, una maggioranza che l'ha amplificata nelle urne di un paese dove vige un invidiabile libertà, individuale, di stampa ed opinione, nel pieno rispetto di leggi e della Costituzione.
Bocciata e cancellatala la precedente e fallimentare gestione, un’armata Brancaleone, che si è vista togliere mandati e deleghe, per manifesta incapacità.
Se mai ci fu un periodo ambiguo, certo è stato il governo Prodi che, con metà delle schedine, si era arrogato i pieni poteri e rappresentanze per soffocare e tentare di ridurre a nulla il valore dell'altra metà, contro ogni prudente valutazione e opportunità, che spingeva a trovare finalmente un pari accomodamento, peso e gestione, dettati dall'equilibrio delle forze.
Troppe bocche da sfamare, troppi appetiti e seggiole da distribuire al branco variegato, che aveva pretese e parrocchie diverse e conflittuali da crescere.
La mentalità, il vezzo, la prepotenza del comandare, al posto dell'amministrare.
Verrebbe a dire agli sconfitti che «Questa è la Democrazia, bellezze, e voi non potete far niente, niente!», a meno che...
- «Il Pd è senza dubbio il maggior partito nella parte più acculturata del Paese, una forza non certo residuale. È il primo partito tra gli italiani che leggono libri, che leggono i giornali...è vero che il centrosinistra è minoranza, ma è una minoranza che rappresenta la classe dirigente del Paese in tutti i campi.»
Eccolo lì, il Max D'Alema, che c'ha il primo travaso di bile.
Tredicimilioniseicentoventinovemilaquattocentosessantaquattro, 13.629.464 sono quantità, ma non qualità: pezzenti, anche se lui e i suoi sono come quei nobili decaduti con le pezze al culo, a fare i fighetti alla mensa dei poveri.
Capito l'antifona del bauscia: l'Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro, ma su una massa di cretini, una mandria di buoi che, rotto i recinti, ha invaso la piazza.
Ecco il primo brodo di coltura, dove macerare ed estrarre la futura rabbia, il livore, l'odio di chi si sente da sempre...il Migliore, spodestato da un trono che spetta per grazia, derivazione e unzione divina;
- «Non abbiamo niente da guadagnare da un modello di democrazia populista, dove c'è un miliardario che suona il piffero e tutti i poveracci che gli vanno dietro!», aggiunge il Bersani, alla pentolaccia dell'acido.
Tredicimilioniseicentoventinovemilaquattocentosessantaquattro, 13.629.464 che, da ignoranti, diventano pure tontoloni.
No, non va bene, dice il perdente;
- «Con simile maggioranza non ci si sta: non costruzione, ma ostruzione, bastoni tra le ruote su ogni cosa»,
e allora via, con tutto l'armamentario della vecchia scolastica moscovita, che del come costruire non ci capiva un cazzo, ma in quanto a spandere merda e demolire...
Una fortuna inaspettata aiuta i demolitori, dando fuoco alle polveri: si chiama Veronica Lario, moglie vendicativa in un matrimonio ai ferri corti, alla canna del gas, dove cerca di fare tutto il male possibile al coniuge, a sfogare volgari beghe di famiglia.
I panni sporchi non li vuole lavare in casa, ma esporre in piazza, e sceglie per farlo il giornale Repubblica, a cui scrive una lettera aperta contro il Silvio fedifrago, che la tradisce con altre donne, a suo dire.
Storia di corna, insomma.
- «Compagni, contrordine: tornate in redazione, che la merda per il ventilatore già ce l'abbiamo!»
Ecco che il giornale comincia ad incartare il pesce, anche oltre i tre giorni dove, si sa, che se non consumato, puzza.
Per mesi, una testata da quotidiano di un certo impegno ed ingegno, si trasforma in un qualunque inchiostrato di pettegolezzi, del "si mormora", "fonti ben informate dicono", e via a rovistare nei bidoni dell'immondizia.
Alla luce dei baiocchi, ecco che altri scarafaggi escono allo scoperto, portando al banco dei pegni fotografie rubate da una delle residenze private del Berlusconi, e registrazioni vocali e da cellulare di una "Escort" che i 13.629.464
che guardano le figure di Topolino e seguono il piffero, chiamano, chi mignotta, chi zoccola, chi puttana, altri troia: insomma, prostituta.
Notizie da prima pagina: al Silvio piacciono le donne!
Sconvolgente, in tempi dove chi legge libri e giornali, la parte più acculturata, "minoranza che rappresenta la classe dirigente del Paese in tutti i campi", preferisce le Natalì e le Brenda, con il pelo sullo stomaco e il batacchio un poco sotto!
Bel concerto: Berlusconi tromba...il resto, a tirare il cordone dei campanacci!
Dato per scontato che la carne è debole, sia essa di destra o di sinistra, meglio abbandonare campo e camporella,
Ritornano i magistrati, a tenere per le palle la politica, che basta un avviso di garanzia, pure taroccato o fasullo, come un pentito pluriassassino, disposto a vendere la madre, pur di sfuggire all'ergastolo, ed ecco il piede di porco per scardinare programmi, tempi e progetti d'ogni inviso reggitore per volontà di popolo.
Tredicimilioniseicentoventinovemilaquattocentosessantaquattro, 13.629.464 che, da ignoranti, poi tontoloni, diventano impotenti, a vedere portato a temine il proprio volere.
La legge è uguale per tutti...ma spesso un magistrato di Canicattì smonta l'operato di uno di Viggiù, come Penelope,
quando tesseva di giorno e scuciva di notte.
E sulle piazze ci sono quelli dei Centri Sociali, a spaccare tutto, a menare, a...destra e manca.
Repertorio vecchio, datato, logoro muffo: se lo conosci, lo eviti.
C'è un male peggiore, di tutto questo.
La sinistra spesso gioca sporco, ma manovra con ingegno, talvolta con eleganza: una pentola a pressione, ma con una buona valvola di sfiato.
Lo sputtanamento dell'avversario tende a dividerlo dal branco, a renderlo zoppo per poi, lasciato indietro, farlo a pezzi - politicamente, intendo - e tornare alle urne vantando vesti meno imbrattate di macchie e patacche, a figurare d'essere il minore dei mali.
No, per certi versi è un nemico a cui concedo l'onore delle armi, anche se bara con le carte, processuali e non.
Il pericolo per il paese si chiama Antonio Di Pietro, che io chiamo Di Pietro Miccia, a richiamare il Pietro Micca, che diede fuoco alle polveri, ma fu lui a saltare in aria, per fermare il nemico.
In Di Pietro vedi l'odio allo stato puro, gli occhi spiritati, a palla, che sembra gli devono schizzare fuori, le mani artigliate, quasi a volersi fisicamente scagliare contro l'altro, l'invettiva, la volgarità politica, l'insulto, la rabbia pronta ad esplodere.
- «Io a quello lo sfascio...Governo mafioso...ci vuole la mazza, ci vuole» e Berlusconi è «diavolo da fermare, fascista, razzista, antisemita» dandogli titoli e d equivalenza con dittatori, assassini e criminali «Hitler, Saddam, Videla, Nerone» e perfino un «Dracula»;
Di Pietro è diventato una schiumarola, a raccogliere, galvanizzare ed infiammare le frange più estreme ed estremiste di sinistra, incazzate con i loro capi, ritenuti troppo remissivi, timorosi, impauriti, titubanti, rassegnati.
Uno per tutti, esempio, di come la violenza e l'abitudine di menare le mani si trasmette da padre in figlio, si eredita e si perpetua, letto su "Libero", del 17 dicembre:
"Mia nonna che ha 86 anni mi racconta quando cuciva tasche interne sui giubbotti di mio padre e dei suoi fratelli, per nascondere le chiavi inglesi e poi mi apostrofa «Ma voi giovani, che cazzo avete in testa», e io a rispondere «Ci stiamo provando nonna, ci stiamo provando»".
E già: al posto della chiave inglese va bene anche una riproduzione, un blocchetto sassuto del Duomo di Milano, a tentare di spaccare la testa al Silvio di turno.
- «Tu sei Di Pietro, e su questa pietra fonderò la tua chiesa.»
Ecco il Tontino, salire sulla cattedra...Di Pietro.
L'Italia Dei Veleni, c'ha aggiunto gli altari e altarini.
Avanti, Di Pietro Miccia: fuoco alle polveri!
Tredicimilioniseicentoventinovemilaquattocentosessantaquattro, 13.629.464...anche a quelli, li sfascia!


Io, secondo me...19.12.2009

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