lunedì 10 maggio 2010

Caravanserraglio

Quando li vedi, in Camera, pare quella da letto e non dove si riuniscono gli eletti, i rappresentanti del popolo italico;
chi è stravaccato che pare uno strofinaccio lasciato abbandonato, chi si scaccola la narice, chi apre il paginone del giornale per coprire la pagina doppia di Playboy - e te n'accorgi per la bava che cola - chi si appisola nelle pose più strane: dal classico mento sorretto dalla manina puntellata sul gomito alla testa affondata nelle pieghe delle braccia intrecciate, come una fragola adagiata nella panna;
quello che pendola a destra e manca e sembra cadere da un momento all'altro: dondola tanto che viene da chiedersi se, oltre alle ore, batte pure le mezz'ore e i quarti.
Meglio fa quello che si soffia il camino e poi resta assorto, a contemplare il cremoso muco, galleggiante all'interno del fazzoletto, quasi fosse manna dal cielo.
Lasciamo stare i "nonni" della Repubblica, mummie in perenne narcolessia, che non t'accorgi della differenza nemmeno da morti perché colore, forma e posa è identica, come dal vivo;
solo il gomito tra le costole li fa sobbalzare, quel tanto che basta a schiacciare il pulsantino per la votazione e poi ripiombare nel mondo del ronfo, del rantolo e del russo.
Quello più attivo ha un telefonino alla destra, uno a sinistra e l'altro appoggiato al banco: con chi accidenti parla, non si sa, ma certamente sono intrallazzi suoi.
Altri, come al mercato: sono a raccontarsela, passando tra il cardiopalma nel commentare la minigonna della nuova eletta al disquisire su donne, motori e calcio.
Unica fibrillazione, tra tanti soporiferi comportamenti, lo scampanellare del Presidente, che richiama, annuncia e riporta la mandria nel giusto sentiero, a voler dare almeno quel poco che si chiede loro, per poi lasciarli di nuovo a pascolo e rumine.
Qualche volta l'ambiente si arroventa, qualche scazzottata parte e rientra, naturale litigiosità pari a quella che si vede negli ospizi e nei gerontocomi, ma si perde subito nello sbadiglio del vecchio leone, che ruggisce per poi appisolarsi, contento e beato dell'aver sentito tanto baritonale borbottio.
Altro è quando ci si deve accordare per aumentarsi privilegi e stipendio, dove sembra che abbiano ingurgitato pasticche di Viagra o Cialis, come confetti ad un matrimonio.
Neppure un tossico, appena bucato e fatto, ha tanta procace reazione, quanto quelli al pensiero di riempir di più pancia e mangiatoia.
Ma anche alla mitica buvette, antro delle meraviglie dove si beve e mangia a prezzi più simbolici che stracciati, l'energia profusa lascia esterrefatti, se paragonata alla letargia del lavoro tra i banchi.
Questa è la vera fucina delle vulcaniche idee, dove si forgiano le interpellanze e le interrogazioni più sofferte e sentite, dove si covano moti rivoluzionari di un popolo, non affamato di pane, ma di gelato, come quando, a nome di un nutrito gruppo di parlamentari, il senatore Rocco Buttiglione e la senatrice Albertina Soliani, scrissero ai questori di Palazzo Madama una lettera, che merita di rimanere scolpita nella memoria:
"Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti; è possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti".
Si era nel giugno del 2007, e non si poteva dire che noi, fuori dalle torri d'avorio, si navigasse nell'oro;
ma, tant'è: nella vita ci sono delle giuste esigenze e delle priorità, come per il gelato.
Sempre più mi riconosco in don Mariano Arena, il padrino, protagonista de "Il giorno della civetta", di Leonardo Sciascia:
- «L'umanità si divide in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaraquaquà.»
Se è vero che gli ultimi saranno i primi, ebbene: per i nostri eroi, partiamo dal fondo e gli uomini, specie in estinzione.
Recenti fatiche dei nostri "onorevoli", la congiuntura...il passaggio dalle donne ai "transgender", ibridi tra uomo e donna, di cui portano o mancano d'innesti e si provano come al mercato, quando si aderisce alla formula "paghi uno, prendi due".
Beh, nulla da meravigliarsi, quando una campionatura tra i nostri delegati ne trovò una buona parte dedita alla canna, e non parliamo di quella da zucchero:
"Il garante per la Privacy ha deciso di bloccare il servizio delle «Iene» sul test antidroga effettuato su 50 deputati. Il servizio, che dimostrerebbe l'uso di sostanze stupefacenti da parte di un onorevole su tre, doveva andare in onda, Ma aveva scatenato una serie di polemiche".
Era all'incirca l'ottobre del 2006.
Dal gelato alle polverine, dalle stelle alle stalle.
L'ultima trovata di tanti Indiana Jones del perditempo, è il cercare di rimuovere un fastidioso problema:
quando le auto blu, che scarrozzano tanta aristocrazia, bruciano i semafori, ignorano i parcheggi riservati ai disabili, o quelli selvaggi, come tante regole stradali, non devono essere penalizzate;
il colore, il blu della carrozza, è come distintivo del sangue: la nobiltà non va confusa con i miserabili, con le classi e le caste inferiori.
Viaggiare a trecento all'ora sarà solo sanzionabile, da segnare sulla "patente di servizio", come una volta su quei quadernetti neri, dove la povera gente faceva segnare il debito dal droghiere, per poi saldare a date definite;
peccato che qui, l'esborso uscirà sempre dalle tasche di Pantalone, ovvero, le nostre, che andremo a pagare le minchionate dei nostri parassiti.
Ma di tanta vergogna, di tanti incapaci e inetti, siamo a portarne peso nell'ultima zuffa, che non vede incrociare lame per motivi di criminalità, di lavoro perso, di attività che vanno a gambe all'aria, di gente costretta alle mense dei poveri o sanità allo sfascio;
no, motivo di tanto prendersi a cazzotti è una misera, insignificante, banale, marginale e meschina partita a pallone:
Inter batte Lazio due a zero.
- «La Lazio l'ha fatto apposta, per non far vincere lo scudetto alla rivale, la Roma!»
Bestia, che notizia, che marasma, che terremoto politico, da far tremare le fondamenta dell'intera Repubblica.
Leggo, da "Libero", uno per tutti:
"A Montecitorio e dintorni, è stata una giornata frenetica. Deputati e senatori in fibrillazione, decine e decine di dichiarazioni alle agenzie di stampa, critiche, accuse, l'ombra cupa dello scandalo che si allunga e si impossessa del Palazzo, richiesta di indagini, persino un'interrogazione parlamentare".
In questo caravanserraglio della politica, a questi perdigiorno, ho solo da dire:
- «Già le balle le avete rotte a noi: non c'è bisogno che ne cerchiate altre, lazzaroni!»


Io, secondo me...04.05.2010