sabato 7 maggio 2011

Il buco nell’acqua



Buttato a mare...
dieci anni d’appostamenti per impallinare il pollo e poi fai un buco nell’acqua e c’infili la carcassa?

Ehi, perticone, a me lo puoi dire: l’hai congelato...messo in una cassa piena di naftalina, nelle scatolette della Simmenthal, nei barattoloni della Nutella;
o forse...forse...ma dai, non sarai stato così fantasioso e creativo: sotto grappa, come le ciliegie?

Il vecchio barbone ha seminato morte e distruzioni in ogni angolo del mondo e tu...tu ci spari solo nella cozza, che quasi non si è reso conto del trapasso?
Ma dai: troppa grazia!

I morti, i molti innocenti che la serpe - lui o per causa - ha freddato, ti chiamavano;
quelli dell’11 settembre 2001 a New York e Washington, quelli dell’ottobre 2002 a Bali, del 17 maggio 2003 a Casablanca e a Riad;
del 15 novembre 2003 ad Istanbul, dell’11 marzo 2004, ad Atocha, Madrid fino al 7 luglio 2005, nella metropolitana di Londra: Barack Obama...Hussein...neanche la polvere si nasconde così velocemente, sotto il tappeto; neppure la demenza senile cancella così rapidamente il ricordo di tanto orrore.

Senza contare gli sgozzati;
quelli a cui si apriva la gola con studiata lentezza, gli si recideva pian piano i legamenti del collo e poi gli si appoggiava la testa sul petto, mandando poi i filmati di tanta maestria alla rete, dove tutti avevano - e hanno ancora modo - di seguire passo passo lo scollamento del capo dalla coda.

Start, play, pause, resume, rewind, reply...stop.

Provare per credere.
Poi, davanti a tanto, vediamo se si trova ancora qualche anima bella, a dire che “...le immagini di Osama Bin Laden morto sono truculente [...] potrebbe incendiare le passioni in diverse parti del mondo islamico [...] bisogna valutare l'opportunità e la necessità di pubblicarle, per via delle sensibilità che potrebbe andare a toccare”.
Beh, nessuno si è preoccupato di mostrare altrettanta tenerezza, quando invece ostentava le tecniche di sbalzo: non su legno, ma di capo e collo!
Una zucca riempita di buchi, a confronto, pare come vedere una casa con le finestre aperte, a cambiare l’aria viziata.
Dopo che siamo stati al banco, ad imparare, facciamo onore al maestro, dopo esserci presi spesso dell’asino!
Al fin della fiera, alzi la mano chi, se potesse tornare indietro e ne avesse opportunità, non strozzerebbe Hitler o Stalin in culla!
C’è voluta la morte per fermare la loro opera di sterminio.

Eppure già girano i “Lamentatores” in “penitenziaggine”, i masochisti con i testicoli sotto l’incudine;
si è detto e dato rimprovero, che non è stata azione degna di un paese civile, firmatario della convenzione di Ginevra, arrogarsi il diritto di giustiziare un uomo, senza neanche un processo...è un crimine di guerra!

Abbiamo sedimentato paure e rabbia, rancore, voglia di rivalsa e di vendetta e ora, oltre ai “Piagnones”, ecco che lo stangone d’America c’accoppa il fetente e lo imbottiglia nell’oceano, senza neppure darci tempo di assimilare, di sentire il sapore del rosolio, il gusto del miele, la dolcezza zuccherina, dopo l’abbeverata di tanto acido fiele.

Sono il primo a riconoscere che non si doveva replicare piazzale Loreto, con l’infame alzato per i piedi, come il maiale allo scanno, anche se del porco aveva setola, certamente in abbondanza, sullo stomaco.
Ma neppure spegnere la luce così, senza la poesia delle gradazioni, delle sfumature, del piacere della poetica spettacolare, che passa l’intera tavolozza di colori, dall’alba al tramonto.

Bin Laden vivo - click! - bin Laden morto.

No, non è gusto dell’orrido, ma la fregola tattile di san Tommaso, di vedere che la salma è quella classica, delle quattro ossa tenute assieme dal muscolo, qualche tendine a far da tirante e un poco di polpa a riempirne le intercapedini.
Far vedere un dio di carta in mutande, nel miserrimo spettacolo di un torsolo che di grandezza non aveva una beata fava e di grande solo la crudeltà.
Quando si sgonfia la mongolfiera, alfine si riconosce quanto la consistenza fosse solo d’aria.
Un pallone gonfiato!

L’hanno accoppato subito...no, dopo...a sangue freddo...no, dopo un conflitto a fuoco...

Machissenefrega!

A Cesare quel che è di Cesare, al Padreterno il resto: la pelle a noi, il fiato al cielo.

«Justice has been done»: giustizia è fatta, ha detto Tex Willer;

Si aggiunga il “latinorum”, che fa sempre scena: “Inter arma silent leges”, in guerra, le leggi tacciono!

Convengo che non è bello arrivare a tanta acrimonia;
non ne traggo orgoglio, neppure goduria...serenità però si.

E il cielo e il buon Dio mi perdoni, ma pur’io sono di carne ed ossa...ed è così bello vedere i serpenti nei recipienti, sotto formalina, formaldeide o alcool.


Io, secondo me...04.05.2011