sabato 7 maggio 2011
Il mercato di Allam
L’armadio bisbiglia all’orecchio della montagna:
«Tieni d’occhio quel tipo, quello rotondo, con la pelata e il naso che pare la vela di una barca!»
Brutta roba quando una guardia del corpo ti sbircia, come il macellaio una bistecca.
Ti senti come la quaglia stanata dal segugio: prima o dopo arriva una schioppettata.
Uno per l’altro, quanto te li trovi di fronte hai l’impressione che ci sia l’eclissi.
«Tranquilli ragazzi: è il Beppe!»
Fortuna che qualcuno del gruppo mi riconosce, altrimenti passavo come la sfoglia tra i rulli della pasta.
Beh, è comprensibile: La scelta del nostro Magdi Cristiano Allam di passare al mercatino di quartiere - nel nostro caso quello di via Benedetto Marcello, a Milano - nonostante l’apparenza, non era una passeggiata.
Sabato 30 Aprile 2011: l’area era piena come un uovo.
Zona strategica, posizione ideale, subito dietro Corso Buenos Aires, la fiumana che arriva dalle vie laterali presto ne satura la luce, quando poi la varietà dei frequentatori è la più dissimile, dove sono presenti e mostrate le più varie etnie.
Inutile tirare ad indovinare: la più alta densità è quella della rappresentanza dell’Islam;
e Cristiano, da una buona parte di quelli, non è per nulla amato e, se tollerato, è già tanto.
D’accordo: la più parte è brava gente, che sgobba e abbassa il filone della schiena, a portare ceste e merce, a vendere e pensa a tirare a campare, ad arrivare a sera e legare pranzo con la cena.
Ma basta una testa matta, per fare la differenza e, in un posto ristretto ma densamente popolato, è come guardarsi girare attorno gli abitanti di un formicaio.
Far ballare le palle degli occhi non è mai troppo e quei tanti massicci guardiani avevano di che dannarsi, nel cercare di interpretare la tanta fauna che rimbalzava a destra e manca.
Cristiano poi, sembrava la pallina del Flipper: saltava come un grillo, da una parte all’altra, secondo chi lo riconosceva e lo chiamava.
Neanche un’anguilla scivolava così bene.
«Stavamo parlando proprio di lei», mi dice uno dei suoi angeli protettori.
«Guardi, non mi dica come, ma l'avevo intuito: ho capito cosa vuole dire rischiare di essere colpito dal fuoco amico!», rispondo.
Bravi ragazzi che, se mirano al nostro Magdi, anche loro sono sotto tiro, come i birilli del bowling.
La pelle se la giocano ogni giorno, perché è “mestiere”, il dovere del Poliziotto e del Carabiniere, quello che ce li fa tanto amare ma che non li ripaga per tanto che valgono.
Quando certuni, con disprezzo, arrivano anche a dire che “l’hanno scelto loro, di farlo”, quasi a farne una colpa, dimenticando che sono essi, comunque, a fare da cuscinetto tra noi e la legge del più forte.
Come per le merci esposte, anche la gente ha la sua, di bella o brutta faccia.
A seguire il gruppo, nelle retrovie, per così dire, ascoltavo ed osservavo le reazioni dei miei simili.
Gente distratta, indifferente, infastidita, che reagiva mormorando «Il solito politico» o «Un altro che si fa vedere quando ha bisogno, e poi se ne frega!» piuttosto del «Sempre qui, in mezzo ai piedi!», di quelli che “la politica è sporca...me ne frego; voglio solo fare la spesa senza rompiscatole tra le palle”.
In effetti, tende tendoni e tendine di tanti sostenitori d’aspiranti alla promozione, per le amministrative di Milano, ce n’erano e s’incrociavano, a distribuire “santini” ed immagini dei papabili, quasi ad offrire la Sindone con l’immagine del proprio, piuttosto che una fotografia.
Cercavi i pomodori e - Toh! - al posto della lista della spesa ti trovavi in mano il faccione stampato del Tizio; volevi le patate ed ecco, il muso rubicondo sul depliant, il volantino o il pieghevole del Caio!
Al contrario: certe volte era Cristiano, che rischiava di trovarsi in mano la gamba del sedano, cipolle, carote o la collana d’aglio, quando la “sciura Maria” lo riconosceva e attaccava bottone, più propensa a parlare che a sentirsi dire, a trovare “sfogatoio” per le rabbie represse di persone non più giovani, spesso costrette ad umiliazioni, a subire prepotenze, ad essere visti in trasparenza, della consistenza di una radiografia.
A non sentirsi più contare, in una realtà che li vuole quasi zavorra che li guarda come a rinfacciare che sarebbe ora che traslocassero in altro mondo, che tanto “la loro vita l’hanno fatta”.
Anche loro sono esseri umani e a tanti può non essere sembrato vero, d’aver sentito interesse vero per la loro condizione, dove di un Cristiano si può dire tutto, ma non che non si assuma le pene del prossimo, in special modo quando visto non da torri d’avorio, ma che puoi toccare e ti tocca, quando è materialità e non numero.
La parte migliore: un signore, non più di primo pelo, che gli si è avvicinato manifestando ammirazione, rispetto, simpatia per l’uomo Allam;
il bello è che era sostenitore e distributore d’immagine per un altro candidato, contrapposto al partito “Io amo l’Italia” e alla compagine “Io amo Milano”, per Letizia Moratti Sindaco, del nostro Cristiano.
Una bella lezione, che tanti politicanti di basso conio e di vetusta presenza, nella stanza dei bottoni, non hanno e mai capiranno: esiste modo di stare su opposti fronti, senza spararsi addosso!
Un mercato è puzza, è sudore, è respiro sotto il sole o al freddo, quanto di più vicino all’umano vivere.
Non è apparenza.
Non è scena.
Già vai al Centro Commerciale e tutto cambia, ma è altro, più forzato, più artefatto, più spettacolo.
L’elefante è grosso, ma le formiche sono tante.
Dal polso senti il cuore.
Le emozioni, le pulsioni, le passioni, vengono dal basso: la pelle si muove di un brivido, debole segnale di un terremoto, che ha epicentro più sotto.
Bene fa Cristiano a cercare le spinte dal lì.
Un giorno, un giorno qualunque...uno dei tanti, al mercato di Allam...anche se, mai abbassare la guardia...
«Tieni d’occhio quel tipo, quello rotondo, con la pelata e il naso che pare la vela di una barca!»
Io, secondo me...02.05.2011