sabato 7 maggio 2011

Obasama


1 maggio 2011: una data consegnata alla storia, grazie a due cadaveri eccellenti.

Sarà pure una combinazione: uno diventa beato e l’altro - da martire - sarà proclamato santo - dai suoi - subito!

Due piccioni cono una fava, sembrerebbe.
Due morti, due mondi e due concezioni che si sono dati di schiena, rivolti ognuno all’orizzonte opposto, a voler proclamare l’eterna lotta tra il bene e il male, la contrapposizione tra la sacralità della vita e l’offerta della propria - voluta - e dell’altrui - subita - morte.
Il secondo, pare infilato di proposito, come una soletta nella scarpa.

1 maggio 2011: la Chiesa riconosce e proclama Beato Karol Wojtyla, il compianto ed amato Giovanni Paolo II;

1 maggio 2011: Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan

Strano.
Ammetto: ho una mente contorta, sospettosa, maligna, perfida, ombrosa e dubbiosa, fino all’inverosimile.
Ma, di là dal primo salto di gioia, per ambedue le notizie, dell’Osama qualcosa non mi quadra;
l’avessero trovato in un tombino, come Saddam, oppure in una spelonca, una stamberga, una caverna, un buco puzzolente, una tana tra i rovi, passi.
Macche.
Bello e splendente come il sole, ad un tiro di schioppo da Islamabad, in Pakistan, dove poteva passare inosservato come la mosca nel latte.
Leggo dalle prime di cronaca, nello specifico, da “Il Foglio”, di Giuliano Ferrara:
“Il villaggio, dove hanno stanato Bin Laden, possiede accademie militari e diverse scuole per l'addestramento, nonché un posto di polizia, a 600 metri dal rifugio dello sceicco saudita. Una fortezza con mura altre quattro metri, senza finestre, con gente che andava e veniva di continuo e dove invece di raccogliere la spazzatura come tutti gli altri, lì era data alle fiamme”.
Ci sono abitudini che sono uguali in ogni parte del mondo: ogni sputo posto, dove ci sono quattro gatti, tutti sanno tutto di tutti;
le comari e le portinaie sono dappertutto, così come i curiosi: nel paese piccolo, la gente mormora, che vesta di sottana o di burka.
Questi sono da sempre i mezzi d’informazione più affidabili, di là dalla supercazzola tecnologica stile
"Echelon", quella rete informatica “iuessei” capace di controllare l'intero globo e di intercettare, selezionare e registrare ogni forma di comunicazione elettronica;
super computer e stazioni a terra, in grado di ricevere informazioni dai satelliti artificiali presenti in orbita, che da sempre escono ridicolizzati dal satellite terrestre, quello che gira per le strade, rasoterra e si chiama “ficcanaso”, senza contare le trasmissioni, quelle di “radio tam-tam”, che passano da orecchio ad orecchio, nei mercatini, dal panettiere, dal macellaio e nelle guardiole.
Sapevano.
Bin Laden era come il ghiacciolo nello scomparto del congelatore: pronto per l’uso, da scongelare e consumare, alla bisogna.
L’hanno segato ora, in una giornata sotto gli occhi del mondo, quando l’attenzione dell’universo - anche, se non soprattutto - mediatico, era a rivivere la figura di un grande, di un Papa senza frontiere, che era riuscito a "bucare" lo schermo, ad ottenere rispetto ed ammirazione ad entrare nei cuori di abitanti d’altre sponde, spirituali e d umane.
Un’amplificazione ed un’eco che riverbera ed amplifica ad ogni rimbalzo, a raggiungere i punti più reconditi della terra.
La visione, la lezione dell’occidente, che finalmente ha modo di salire in cattedra, ad ammansire e d ammonire, della venuta del premio, così come della certezza della punizione, del bene che scaccia il male, della luce che cancella la tenebra.
L’asso di bastoni calato da un presidente in picchiata libera, ricevitore di credito e cambiali firmate in bianco, che una promessa nera prometteva, ma più ormai di futuro che di pelle.

«Dammi una O, dammi una S, dammi una A, dammi una M, dammi una A», erano a cantare i sostenitori di Bin Laden, sino a poco fa;

«Dammi una O, dammi una B, dammi una A, dammi una M, dammi una A»;
ecco le "cheerleader" a stelle e strisce, rispondere a tono.

Tutto in stile holiwoodiano:
"Una squadra del Seal Team Six, il gruppo più segreto e preparato delle forze speciali americane, ha passato il confine pachistano a bordo di quattro elicotteri provenienti dall'Afghanistan. Sono scesi a terra in una tenuta cinta da mura e senza finestre mentre un drone forniva il fuoco di copertura [...] c'è stato uno scontro a fuoco in cui sono rimasti uccisi due corrieri, un figlio di Bin Laden e una donna non ancora identificata. La storia dello sceicco del terrore è finita con una pallottola in testa e gli uomini si sono portati via il corpo".
Prossimamente la carcassa, il trofeo, apparirà sotto i riflettori ed entrerà nel circo Barnum di tutti i mezzi d’informazione.
E di spettacolo.

Attenzione a non farne scempio ed oltraggio, a non profanare quello che ora è un tabernacolo, una reliquia, per il corpo tentacolare di Al Qaeda, che ormai ha molte teste e non morirà per il taglio di una sola;
il verbo-virus di Osama ha attecchito, figliando nel peggior modo: di pensiero, più che di carne.
Ormai più immagine che forma, braccato e tagliato fuori, era già da tempo silente ma possente simbolo, di un’ubriacante e stordente rinascita di un modo che, fino alla di lui venuta, era asservito e umiliato nei giochi di guerra e potere di un occidente invadente e invasivo;
Osama, che si voglia o no, ne ha fatto un protagonista, gli ha dato anima e motivazione, contrapponendo l’idea di superiorità etica e spirituale, opposta ad un avversario altrimenti materiale e materialista, in odore e puzzo di disfacimento e decadenza, sia di costumi come di morale.

«Giustizia è stata fatta!», gongola gigione l’Obama.

Calma, spilungone, che il bello arriva adesso;
non continuare ad essere "grand, gross e ciula", grande, grosso e buono a nulla, come sino ad oggi.
Hanno proclamato Beato l’amato Wojtyla;
non cucirgli addosso la figura di santo martire della Jihad, al Bin Laden, facendo lo sborone e mostrando la salma come il cacciatore la quaglia impallinata.
Hai tra le mani una patata bollente, anzi, una bomba: maneggiala con cura.
L’hai accoppato dopo che ha deposto e le uova si sono schiuse: scappati i buoi, hai chiuso la stalla.
Sei come quello che viaggia con il mezzo carico di tritolo, su strada sconnessa,
Occhio, che al tuo asso di bastoni non rispondano con quello di spade.

Dio non voglia che si vada incontro all’epoca "Obasama".


Io, secondo me...02.05.2011