venerdì 30 settembre 2011

soluzione...Radicale


Lavoro nero


DestRabilizzazione




Fronte scoscesa, labili tracce di capigliatura, bocca esigua, occhi a capocchia di spillo, naso adunco, zigomi marcati e lobo dell’orecchio sospetto...non mi posso fare illusioni: c’è tutto, è scritto lì, nel volto.
La moglie passa alle spalle, mi vede specchiato e non riesce a trattenere impietoso giudizio:
«Dai, lascia stare: l’importante è essere belli dentro!»
Come se non bastasse, anche lei ci si mette.
«Quel che mi preoccupa è il lato Lombroso.»
Lei rimane perplessa, davanti a quel che ritiene un esemplare maschio d’imbranato.
«Accendi la luce, sopra lo specchio.»
Mi cascano le braccia; rinuncio a ribattere che ho detto Lombroso, non l’ombroso: nulla a che fare con il lato oscuro del faccione, ma l’analisi criminologa dell’esimio dottor Cesare, Lombroso.
Secondo gli studi suoi, io ho nell’aspetto tutto quanto denuncia un poco di buono, che va dal bruto all’assassino, dal pervertito al troglodita, un subumano tutto istinto e nulla sapere.
Praticamente, “gnurant”...uno zotico.
Attualizzato, rientro perfettamente nel ramo in estinzione dell’”Homo Berlusconensis”, il vero anello di congiunzione tra il tipo e la bestia, diversamente da quell’evoluto, emanazione diretta invece di atto divino.
Il giudizio, inappellabile, mica arriva da un bingo-bongo qualunque.
Lo dice la “Pantera di Goro”, la Milva, che se la tira e la canta:

«L’italiano che vota Berlusconi è un povero idiota!»

Fosse la sola, me ne farei un baffo: “lombrosamente” parlando, al tratto e ritratto servirla, solo a scarabocchio, rientra nei parametri della “Pantegana”, sempre di Goro.

Se n’esce pure il Giorgio Bocca, con l’acidità della scemenza, più che senescenza, liquidando la maggioranza votante, ma di lui diverso parere e pensiero, come:

«La prevalenza del cretino!»

Ciumbia, che fonte di canuta saggezza!

Sotto lo scarso lumicino che illumina l’area dello specchio, continuo l’analisi dello scempio di natura, che un destino crudele mi ha lasciato in dote: occhio spento, da pesce lesso, spumoso e vitreo;
se tanto è specchio dell’anima, sono al “vuoto a rendere”.

Sono figlio di un dio minore, il Berlusca, che «Grazie alla televisione ha creato un’involuzione di Homo Sapiens a sua immagine e somiglianza. Un essere che rifiuta la cultura e l’intelligenza!», tromboneggia l’Andrea, il Camilleri;
lui invece - con pedigree - figlio dell’Intellighenzia o intelligencija, genitrice migliore dell’altra, la “Mater ignota”...la mignotta, come vuole storpiatura popolare.

Trombati alle elezioni, ecco il Max “Baffino” D’Alema girare frittata:
«[...] è vero che il centrosinistra è minoranza, ma è il primo partito tra gli italiani che leggono libri, che leggono i giornali.»
E già: io, quelli come me, invece, li usano al cesso, invece che la morbida carta igienica.

Sono una fallito: devo ricordarmi di non rinnovare l’abbonamento a Topolino.
«L’Homo Sapiens Sapiens va a letto tardi, perchè legge Immanuel Kant», non Paperinik, cosa che richiede maggior sforzo che scorrere le figure.
Cita...zione di Umberto, l’Eco.

Il Cavalier Silvio è stato definito, di volta in volta, Mussolini, Hitler, Franco, Pinochet, Videla, Noriega, pappone, puttaniere, perverso, pedofilo, psiconano, nano bavoso, mafioso, fiancheggiatore della strategia della tensione e quanto altro si possa immaginare.
Se lo frequenti e non lo eviti, sei un untore, un appestato che ne spandi mefitici e malefici miasmi.

I suoi giannizzeri, non ottengono appellativi migliori.
Fiamma Nirenstein diventa Fiamma Frankenstein;
Renato Brunetta “miniministro” o “energumeno tascabile”;
Sandro Bondi è “cantatrice calva” e “pallore gonfiato”;
Maurizio Belpietro, “Via col mento” mentre Alessandro Sallusti diventa “Zio Tobia”;
Mariastella Gelmini «Di sicuro non è un essere umano. Dovremmo chiamare i professori di chimica per capire cos’è», scoreggia di nuovo Camilleri;
Giulio Tremonti, “il Morbido dalla voce disossata”;
di Renato Schifani, dice Travaglio «Se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani ci troviamo lui, sono terrorizzato del dopo: le uniche forme di vita residue sono il lombrico e la muffa!»

«Milioni di italiani non hanno mai smesso di essere fascisti...hanno bisogno dell’uomo forte [...] servi di un potere incarnato da un despota anziano e fuori di testa» dice il Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica”.

«Da questa pena si esce soltanto con una rivoluzione!», dice.
E daje, con sto cazzo di rivoluzione.

«Berlusconi ha commesso negli ultimi anni un vero e proprio “genocidio culturale”; Basta questo a marchiarlo d’infamia a vita, assieme a quelli che lo votano, incapaci di comprendere la realtà e reagire» sbotta la cocorita, la Concita De Gregorio, direttrice fallimentare dell’Unità, quotidiano comunista da lei portato ai livelli editoriali più bassi e per questo buttata fuori.
«Gli uomini vicini al Premier e i giornalisti sono servi del padrone, valvassori, utensili.
Praticamente, oggetti, cose, da utilizzare a piacimento; figure e figuri decerebrati, trastulli del capo.

«I ragazzini più piccoli leggono i quotidiani come fossero giornaletti porno [...] li portano in bagno e li leggono come fossero una prima lezione d’educazione sessuale» dice Cocò.

‘mazzate oh!
Quanti ciechi ci saranno a breve, dopo tanto andare di manetta e di selvaggia masturbazione?

Poveri teneri, innocenti bambolotti di Concita.
Già, i bambini della sinistra.
Come quelli di Hamas: usati come scudo, per attaccare il nemico;
come quello di tredici anni, che hanno usato sul palco del Palasharp: “il più giovane amico di Libertà e Giustizia”.
Si gratta la cozza e si domanda:
«Perché il Presidente del Consiglio pensa solo a fare i festini ad Arcore [...] perché se ne frega dell’Italia e alla scuola pubblica taglia i fondi?»
Ecco a chi pensa la Coccodè: se gli rovinano questi e si fanno pippe, gli ammalorano il vivaio!
Senza contare quelli della “Kid revolutions”, che hanno esordito in Internet, con l’artistico brano musicale “Il country del Cavaliere nano”, con tanto di sala d’incisione, maestro di coro e telecamere.

“Siam stufi di vederti tutti i giorni [...] sei ricco e prepotente [...] hai il cuore di un serpente [...] col vecchio parrucchino, la plastica e il cerone, tu sembri il manichino di un imbroglione [...] tua moglie ti ha lasciato perché dici le bugie e poi che sei malato e fai le porcherie...»

Ma il bello ha da venire, con il ritornello:

«Fai la cacca in una mano e poi datti una sberla / faccia di merda / faccia di merda / sei un buffone!»

Cara Cocò, se questi sono i tuoi virgulti in fiore, ebbene: preferibile è il sano lavoro manuale e il rischio d’orbati, piuttosto che far da marionette e altoparlanti delle vostre porcate e porcherie.
Preferibile sia sfogo orgasmico per le femminee forme del gineceo berlusconiano, che per le sinistre Natalie “transpisellate” del tuo amico Marrazzo, quel che dice sono «i transessuali le donne all’ennesima potenza, che esercitano una capacità d’accudimento straordinario.»
Meglio che i bimbi si portino in bagno i quotidiani che raccontano le gnocche silviesche, piuttosto che armadi con il pelo, i batacchi e il pendolo, alla Natalie.

E imparate il vivere civile, il rispetto della Democrazia, del voto e del volere popolare.
L’unico legittimato a dare veto e voto.
Tutta l’accozzaglia che segui e ti segue, impari l’umiltà, di non credersi migliori e al di sopra di vizi, corruttele, egoismi, intrallazzi, supponenza e megalomania.
E non insultate quel popolo, che considerate sovrano quando serve e bue quando ha servito!

Oggi il maggior pericolo siete voi, che a confronto la “destRabilizzazione” è niente, davanti a tanta sinistroide destabilizzazione.

E gentaglia simile, con l’”arnese di Natalie” la si deve votare!

Mamma mia, come sono giallognolo, spigoloso, il viso prognato e il dorso delle a strusciare terra durante la camminata...proprio un tipo losco...Lombroso.


Io, secondo me...29.09.2011

Martellum Maleficarum


il signor NO


martedì 27 settembre 2011

Padanimalia


OSCARrafone




«Se il PARLAMENTO è POVERO e PEZZENTE come oggi, c’è da dubitare che ci sia democrazia!»

Classe 1918, qualche problema di tenuta è normale che la presenti, anche se uno stato di grazia lo ha preservato dal travaso in altro mondo, che si vuole sia sempre migliore, non in braghe di tela come il nostro;
di “una desolazione gravissima”, da doverci stare giocoforza, ma con sommo schifo.

A suo tempo “parcheggiato” nel Palazzo del Quirinale, estratto dal bussolotto della lotteria e non certo dall’urna del voto popolare, si ritrovò vestito da festa, nell’abito di "Presidente Emerito della Repubblica".
Oscar Luigi Scalfaro, fino alla fine, evidenzia e ripropone l’innata arte della “Pontificazione”, quella del divino parto dello “scalfarotto” pensiero, della tromba dell’Altissimo;
di ritenersi “Er mejo fico der bigonzo”, il miglior frutto nel cestino della merenda del buon Dio.

Aristocratico per censo divino, a poter affermare - a confronto nostro - con sicumera, con tanto blasone:

«Perché io sò io e voi nun siete un cazzo!»

Oscar, il “Pontifex maximus”, giudice e boia, alla pari del «In verità, in verità vi dico...»

Magari meglio, visto che quello, “Salvatore”, rimase secco a solo trentatre anni, mentre l’Oscar, con sessant’anni di più, ancora predica al prossimo, raccomandandogli di stare accorto, altrimenti “Sudi...ti viene il mal di gola e muori”, povero e pezzente, in una “desolazione gravissima”.

Bello e paciarotto, ben pasturato all’ingrasso, non mi pare se la cavi maluccio, come tanti pari suoi, che parlano, parlano, parlano, sputano, sputano, sputano, sputtanano, sputtanano, sputtanano, denunciando Stato di Polizia e a “conduzione famigliare”, alla Videla, alla Franco, alla Hitler, alla sFascio-Mussolini e poi mettono ciccia e continuano a borbottare come Borlotti, papposi fagioli sempre in bollitura.
Il più disgraziato di questi prende in un mese quanto un operaio in qualche anno, senza contare che, al culo a ventosa sulla poltrona, tanti associano mani tipo carta moschicida, dove - com’è, come non è - tanta carta moneta della “Res Publica” ci rimane invischiata.
Salvo poi scoprire che anche io, povero pirla di mezzemaniche, c’ho il ”debito pubblico”.

Eppoi, dai, Oscar, fatti la tua bella colazione, con latte e biscotti;
un bel pancottino con aletta di pollo lesso a pranzo e, la sera, per stare leggeri, solo risi e bisi.
Durante la giornata, per ammazzare il tempo, un bel giretto con l’auto blu (tua o quella della figlia, se non l’hanno tolta), una puntatina al parco, a portare granaglie ai piccioni e a guardare il lavoro dei cantieri, assieme ai tuoi coscritti.

Come disse un tuo pari, di un annetto più “giovane” di te: l’importante è tirare a campare, invece che le cuoia!

Alla tua veneranda età, se ti agiti troppo, sudi, ti viene il mal di gola...

Parlamento è povero e pezzente... dubitare che ci sia democrazia...
Ma va a ciapà i ratt...cambia aria, vai a perder tempo altrove!

C’hai i capelli bianchi, dovresti aver monetizzato le tante primavere, aver acquisito saggezza e buon senso.
Mi pari invece la bella fiammiferaia, che continua ad accendere zolfanelli vicino alla polveriera.
Usa almeno un lessico più articolato, meno greve e rozzo, tagliato con la roncola, per esprimere il dissenso.
Non sei all’osteria, tra avvinazzati e storditi.
Sii all’altezza e degno, riconoscente alla Provvidenza, a quel colpo di culo che il destino ti ha regalato, nonostante meriti ridotti al lumicino, da cercare con il lanternino, se mai ce ne sono.

Sono io a dirti « Non ci sto!», al tuo giochetto al massacro, ex Presidente Emerito della Repubblica e mantenuto Senatore a vita.

Non è tanto il Parlamento, che ti sta stretto: sono i tempi.
Quelli belli, di quando, invece di scegliere la pericolosa vita di montagna, a far la Resistenza, preferisti la più tranquilla posizione di Magistrato civile a Novara, a distribuire pena di morte, pur con “ profondo travaglio intimo e personale, per alcuni responsabili fascisti.
Alla faccia dei tuoi “Princìpi cristiani”, che tra i comandamenti, al quinto di dieci, hai preferito quello del codice di guerra, invece che dare buca e cambiare mestiere.
Ma, senza quel trampolino di lancio, col cavolo che saresti entrato nel carrozzone di quelli che si sarebbero spartiti le vesti dell’Italia, come i centurioni i panni di Gesù: lasciato la toga, nel 1946, ecco il salto della quaglia, eletto a Torino, fra i più giovani nelle file della Democrazia Cristiana.
Da allora, di quel che emerse durante “Mani pulite”, degli intrallazzi e delle tangenti, non si accorse di nulla;
il “Padre della Patria” non vide le marachelle della creatura sua.

e già: lui era solo casa e chiesa...e impacchi di fette di salame sugli occhi, a voler ben pensare e nulla malignare.
3 novembre 1993...memorabile quell’anno, quando improvvisamente si sveglio dal coma, perché lo tirarono in ballo.
Scandalo servizi segreti del SISDE: una gestione di fondi riservati che aveva tutta l'aria di aver visto abbondanti “distrazioni di fondi”.
Uno degli indagati, Riccardo Malpica, ex direttore del servizio, affermò che Mancino e Scalfaro gli avrebbero imposto di mentire; di più: il SISDE avrebbe versato ai ministri dell'interno 100 milioni di lire ogni mese.
Svegliato da profondo letargo, si fiondò in televisione e, a reti unificate, interrompendo la partita di Coppa Uefa tra Cagliari e la squadra turca del Trabzonspor, esordi con un bel «Non ci sto!».
Era tutto un “gioco al massacro", una rappresaglia della classe politica, travolta da Tangentopoli, nei suoi confronti.
Povera stella.

I tempi, i tempi, sono questi che ti fregano, Oscar;
tu come le mummie dei Faraoni: hai preso ormai una brutta piega.

Stenditi al sole, vai al mare...no, meglio la montagna, visto i precedenti.
Non vorrei ti ritrovassi un altra Edith Mingoni, con il prendisole, a mostrare le spalle nude.

Ti potrebbe scappare ancora il tormentone, a dover rimproverare ancora la peccaminosa:
«È uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di coprirsi!»
Addirittura gira ancora insistentemente un altra versione: che tu l’abbia anche schiaffeggiata, l’impudica.


Come in tempo di guerra, a sancire la morte, sempre a voler comandare, anche sulla e della vita degli altri.

Lo confesso: quelli come te li disprezzo;
mi verrebbe voglia oggi di lanciare il guanto, come fece l’allora padre, e pure il marito della “svergognata”, quando ti sfidò in singolar tenzone.

Ma non lo facesti allora, men che meno ora: “badrone ordina, venerdi obbedisce”.
Le mani...pulite.
A te, basta dare l’ordine di castrazione, per ogni cosa sfugga al tuo comprendonio.
Ai sicari, andar di cesoia.

Consolati: a qualcuno piacerai pure;

In fondo, è pur vero che...ogni Oscar...rafone è bello a mamma soja!
Foss’anche “povero e pezzente”.

Io, secondo me...27.09.2011

ABU amMAZEN


giovedì 22 settembre 2011

Thanksgiving Day


Gioppino




Ma che ci stiamo a fare ancora con questo gioppino?

Bravi tutti, cani e porci, ma l’Italia no, anche se le basi per gli scatolozzi volanti, le bombarde spaziali, gliele abbiamo date, aggiungendo pure nel novero qualche volatile dei nostri.
E ci siamo sobbarcati pure di scafisti e “scappisti”, ovvero quelli che dalla Libia in fiamme sono fuggiti, per approdare alle italiote sponde.
Quelli, tanto per intenderci, che erano “profughi” a Lampedusa e poi “clandestini” al valico di Ventimiglia, al momento di voler migrare nelle terre e rigettati dalle orde galliche.
Baci e abbracci per tutti: “Regno Unito, Francia, Danimarca e Norvegia” in primis ma, un successone “grazie al contributo di molte nazioni”.
Giusto perché è in orgasmo, ci mette pure la Lega Araba, Tunisia ed Egitto, per gli “sforzi umanitari”.
Bamba!
Più che successo, è sul cesso che il carboncino ha dato il meglio degli “sforzi” e delle spinte sue.
Che minchia ci stiamo a fare in Afghanistan a crepare o a renderci ridicoli in Libano, dove guardavamo a Israele mentre Hezbollah si riempiva gli arsenali di missileria dietro le nostre terga?
Via, subito a casa.
Che ci restino Regno Unito, Francia, Danimarca e Norvegia e ci rimpiazzino con Lega Araba, Tunisia ed Egitto.
Anzi, tanto che ci siamo, si prenda i suoi accampati in casa nostra e se li riporti alla Casa Bianca, così potrà continuare a giocare ai soldatini.
Il perticone, in politica estera, ha fatto figura del “Grand e gross e ciula”: grande, grosso e fesso.
Non lo prende più sul serio nessuno.
Ahmadinejad gli fa pernacchie; Hezbollah e Hamas hanno tric-trac e bombe a mano che ne coprono voce chioccia; Assad se ne fa un baffo e i talebani “moderati” li vede solo lui, nei libri di favole che legge, mentre gli altri, gli riuscisse di prenderlo, gli faarebbero fare il “femminiello”.
Tutti fanno quel che vogliono, alla faccia di questo patetico gioppino con le braghe a stelle e strisce.
Assad, in Siria, sta tritando peggio del macinato che, si voleva, fosse appannaggio del Gheddafi.
Altro che “sforzi umanitari”.
Al tempo, il giuggiolone “iuessei” ha lasciato che in piazza, a Teheran, i ragazzi dell’”Onda Verde” appassissero, sotto i colpi di spranga, fucile e corda del nanerottolo bauscia iraniano.
Non ha fatto un bè...certamente tanti, di bèèèè-bèèèè-bèèè!
Gongola come un tontolone per Tunisia ed Egitto, ma tutti hanno visto quanto sia rimasto imbambolato e con il ciuccio in bocca, quando i ribaltoni sono accaduti.
Salvo poi cercare di far buon viso a cattivo gioco ed allinearsi, rassegnato, che a tanto terremoto e relativo bradisismo, lui ha contrapposto vigoroso bradipismo.
Come il Pisolo dei sette nani, dorme che è un piacere.
Sarkozy mette la zeppa sotto i piedi, si erge in tutta la sua bassezza, gonfia il petto e parte in quarta, mettendo tutti davanti al fatto compiuto nel fare una guerra in piena regola;
degno dei migliori pirati dei Caraibi, assaltando i pozzi di petrolio e gas della Libia, con la scusa di cacciarne l’amministratore e fregarne il posto, per poi sfrattarlo e soffiagli le pompe benzinaie.
L’Obama, con il pollicione a succhiotto in bocca e l’orsetto a spalla, ci va a rimorchio.
Ancora, come sempre, fuori tempo e gioco.
In Egitto e Tunisia premono ora i Fratelli Musulmani, mentre in Libia cellule organizzate, in odore quaidista, stanno mettendo radici, anche se il Sarkozy e la sua “signora”, il Cameron, sono andati a “marcare” il territorio.
Staremo a vedere, se non si stava meglio quando si stava peggio.
Comunque vada, il perticone non ne ha mai azzeccata una, facendo ora da palo, ora da gregario.
Con i suoi cazzi di “subprime”, ha intossicato il mondo;
quando cominciò a sgonfiarsi la bolla immobiliare statunitense e, contemporaneamente, molti possessori di mutui divennero insolventi a causa del rialzo dei tassi d’interesse, c’impestò quanto mai, che ancora oggi siamo a pagarne le conseguenze.
Senza contare che c’ha le palle legate con il cordino alla Cina, suo principale creditore.
Ora è pure “incaprettato”, che un Erdogan da “mamma, lì turchi!” lo avvolge come un salame, costringendolo al guinzaglio, se vuole mantenere quelle basi tanto vitali, nella terra sua, del Recep Tayyip.
Il Barack...l’Obamba: la peggior sbronza del mondo occidentale, che da subito gli ha firmato cambiali...in bianco, anticipandogli addirittura un Nobel per la pace, prima ancora che mettesse i dentini da latte e cominciasse a gattonare.
Ecco come s’è ridotto: ad un maestro di cerimonie, con tanto di galloni dorati e brillanti, a far la lucciola ad un universo infinitamente vuoto.
Giusto ormai gli rimane il “phisique du role”, il fisicaccio del cane da riporto.

«Obamba, dai, su: vai a prendere il legnetto!»

Pistola di un “iuessei”!

Io, secondo me...22.09.2011

carta moschEicida


martedì 20 settembre 2011

giovedì 15 settembre 2011

Fiaschi e Buttiglioni




MI perdonerà il buon Dio se, per parlare del mio, lo scomodo, ricordando quando fu al centro della partita “Epicurei contro Stoici”, dove due scuole di pensiero filosofico se lo contesero:

“[…] o non vuole togliere i mali o non può, o può e non vuole, o non vuole ne può o vuole e può. Se vuole e non può è impotente. Se può e non vuole è invidioso, il che non è da lui. Se non vuole ne può è invidioso e impotente. Se vuole e può, da che cosa deriva l'esistenza dei mali e perché non li toglie?”.

Arrovellarsi su tanto, non portò ai contendenti nessuna risposta esaustiva: praticamente se la cantarono e se la suonarono, senza venirne a capo.
Fu un fiasco, come si usa dire quando qualcosa porta a nulla di fatto.

Oggi noi abbiamo tolto la coda di paglia, rimanendo con solo con un vuoto a rendere: col…Buttiglione.

«Berlusconi passi la mano, lasci il governo e i suoi processi saranno bloccati!»

Questa è un’affermazione di una gravità pazzesca, ma nessuno ha fatto cagnara più di tanto;
eppure, sganghera uno dei cardini essenziali di un paese che si dichiara civile e democratico, ridicolizzando il bilancino con sotto il sacro scritto, che si rivelerebbe la più grande baggianata di tutti i tempi, ovvero che “La legge è uguale per tutti”.
La confessione dimostrerebbe che la stadera è tarocca e i pesi fessi.

Neppure un cervello elementare è riuscito a elaborare un concetto terra-terra, del tipo:
“O prima non voleva togliere le zecche dal pelo o non poteva, o poteva e non volle, o non volle ne poteva o volle e poteva. Se volle e non poteva, è impotente. Se poteva e non volle è insidioso. Se non volle ne poteva è insidioso e impotente. Se vuole e può, Giuda a confronto è santo”.

E la giustizia retta, dritta e reale come il famoso binario nove e tre quarti, della nota “fantasaga” di Harry Potter.

Per aver ruttato un tale venticello, il tipo deve avere le spalle coperte, che non bastano i muscoli suoi ad abbattere i pilastri delle toghe partigiane.
Deve per forza esserci una concertazione, delle reti fognarie sotterranee ben ramificate, dove scorre più merda che fango, pronto a essere canalizzato dove occorre.
Oltre alle condotte, anche le botteghe devono essere oscure, perché son quelle che c’hanno il guinzaglio e ordinano al cane dove azzannare o di portare l’osso - le intercettazioni - al mercato, per essere messe in piazza.
O Buttiglione s’è bevuto il cervello e ha dato fondo del suo, o è stato il portatore sano, come i ratti che trasmisero la peste.
L’hanno imbottigliato perché poi desse la stura a quanto vi avevano travasato, perché distribuito al consumatore.
Se un indizio non fa una prova, due cominciano a chiuder il cerchio e tre ne fanno la quadratura.

«Deve essere chiaro che, da parte nostra, non ci sarà proposito di ritorsioni» gli fa eco il Rutelli.

Se questa la tromba, risponde la campana:

«Ci aspettiamo dal premier un grande gesto di generosità: non ci saranno vendette» ci fa il Bocchino.

L’Italo deve aver chiesto lumi al duce suo, che si ricorda i salami appesi per i piedi, a piazzale Loreto.
Silvio, come un solo fortunato tacchino, nell’americano Giorno de Ringraziamento, il “Thanksgiving Day”, vince la grazia di non essere infornato, come tradizione.
Per una volta non si accoppa il maiale.
Manica di bambocci…o di Bombacci!

Scalfari c’è rimasto malissimo: lui che in “Dino Grandi Pisanu” aveva trovato il Bruto, per dare la prima pugnalata all’odiato “Berluscocesare”, magari al grido di “Veni…IDI, Vici”.

Se mai qualcuno ancora esiste, con le fette di salame sugli occhi e la convinzione che le toghe di Milano o Napoli sono “imparziali”, vergini vestali e neutre come gli svizzeri, pazienza: probabilmente fanno parte di chi scrive ancora la lettera a Gesù Bambino, aspetta Babbo Natale e mette il calzino accanto al camino, in attesa della Befana.

Fossimo in floridezza, ad avere, come si dice, solo “fastidi grassi”, passi.
Ma stiamo affrontando una crisi economica che fa tremare i mercati di tutto il mondo, come il terremoto la forma di budino.
La nave imbarca acqua, e c’è chi fa altri buchi, sperando di diventarne capitano, credendo di poter galleggiare sugli altri.
Sicari armati di mazze, bombe carta e Molotov escono dai Centri Sociali - caserme rosse - per spaccare, pestare, fare macerie a comando, razziare e rubare con licenza di “esproprio proletario”.
Li abbiamo ad assediare la Val di Susa, contro i cantieri dell’alta velocità che dovrebbero completare e collegare la Torino-Lione con il resto del mondo.
Cavall e biroc…cavallo e carretto; a questi parassiti basta il primo perché ha un bel pelo da “okkupare”, e l’altro per portarli a spasso.
Questi i devastatori;
giudici allineati e compiacenti a fare i guastatori, a scavare le gallerie per mettere le mine sotto le fondamenta;
un meccanismo politico giurassico che ciuccia il latte del paese, abbarbicato come l’edera che soffoca la pianta.

Proprio un bel quadretto, un bel salto: dal Quarto Stato sono passati al Sesto…san Giovanni.
Fanno proprio...Penati.

Quando il più pulito c'ha la rogna, Il "peggiore " di essi andrebbe sospeso, con le budella del…"Migliore".

Il teatrino ha visto i topi fuggire: La Bindi, con Fassino e D’Alema fanno a gara, per lasciare in fuorigioco il Gigetto Bersani e questi dice che non sapeva ‘na beata fava, della piattola che si portava sotto.
Come i nonni facevano, con quelli caduti in disgrazia, eccoli a ritoccare le fotografie: Il Filippo in disgrazia s’è visto castrato dal vicino simbolo del partito e anche il” Giggino” suo s’è fatto ritagliare dalle foto ricordo, il tutto nell’intento di allontanare il più possibile il lebbroso.

Bisogna tagliare al più presto il ramo secco prima che, trovandone saldatura, si scoprano altri, attaccati a un tronco, e questo con profonde radici.

E poi siamo al ridicolo di invitare un Berlusconi ad andarsene con grazia ricevuta, per aver solo colto delle "prugnette", mentre c’è chi ha succhiato sangue.

Dal fiasco al Buttiglione: la disfatta è completa.


Io, secondo me...15.09.2011

lunedì 5 settembre 2011

Bin bin saladin




«Sim sim sala bim!»

Era presto diventato un tormentone, la formula magica dell’Aldo, dove gli effetti speciali erano contorno dell’onesto prestigiatore.
Aldo Savoldello, in arte Silvan, artista del trucco, ben si guardò mai dal sembrare “gran figlio di paragnosta”, come Giucas Casella che, a confronto, ben più scarso in tutto, batteva invece più sul termine “mago”, ma più “Merlo” che Merlino.

Tralasciando le comiche, ben altre sono quelle oggi, che hanno però poco del ridere e più della disperazione, nel vedere vigliaccheria di leccaculi, calabraghe e cacasotto.
Certo, non si può sempre indossare i guantoni, ma almeno quando si difende del proprio, se proprio masochisti in vena di “penitenziaggine” per i mali del mondo, si può andare a manetta e fare da sè, in beata solitudine, che non si diventa ciechi.
Pallidi e pavidi esseri si presentano sul palco e recitano per il coccodrillo, sperando di ingraziarselo, a mezzo tra “fin che c’è vita c’è speranza” e un “tiriamo a campare”.
Per il Vick e il Cerutti, la maglia calza a pennello.

Graham Vick, regista: 11 agosto - tanto che c’era, perché non settembre? - in quel del Festival rossiniano di Pesaro.
Mosè entra in campo, con il suo bel barbone, che mette soggezione.
Dapprima ci si domanda perché si è fatto la tinta, giacché il pelo è nero, diversamente dal come l’iconografia classica l'ha sempre presentato.
Beh, la pignatta che c’ha in testa è bianca.
La tunica però gli si è ristretta - forse un lavaggio troppo energico? - e, ad un frettoloso sguardo, si presenta piena di “padelle”, tutta macchiata, come se il vecchio si fosse rimbambito, sbrodolando ad ogni pappetta.
Ecco, comincia le lamentazioni, rivolgendo l’occhio lesso al cielo.
«Dal tuo stellato soglio» ma al posto del bastone solleva l’AK-47...il Kalashnikov.
Forse che, per la vetusta età, al buon Dio gli arriva meglio all’orecchio una schioppettata?
Secondo copione, dovrebbe arrivare la biblica pioggia di fuoco...invece, tanti “lampeggianti” che pare d’essere alla festa delle pantere della polizia.
‘azzarola...ma no...sono tanti kamikazzi, che si calano dal cielo con le corde portando in vita petardi e lumini!

Bin bin saladin...gioco di prestigio, con un regista-paragnosta al posto di Silvan.

Più che un buco nell’acqua, un popolo di disgraziati scappa da un foro nel muro, mentre il carro del Faraone c’ha i cingoli, un cannone grosso tanto e la stella di David sul fianco.
Mosè-Laden è un bel terrorista, il cannonazzo è sionista e il foro è del muraglione che divide e protegge il popolo d’Israele dagli sconfinamenti dei bombaroli palestinesi, ora promossi ed eletti a far la parte dei buoni contro i cattivi, in una bella inversione di ruolo.

«Nel Vecchio Testamento sono celati i germi del fanatismo e della violenza.»
Mosè-Laden, infierisce il Vick «riassume in sè tutti i fondamentalismi. Il suo è un Dio di rabbia e distruzione!»

Per farla breve: il Padreterno la mente, quel che studia il taglio; Mosè-Laden, il braccio da macellaio.

«La sua, una “guerra santa”: ho sentito il bisogno di tener conto di quanto è accaduto in Medio oriente negli ultimi dieci anni.»

E già.
Peccato che noi ci si è fatto gli anticorpi ed oggi non è la gente del Testamento, a sgozzare e mettere sotto polvere pirica il prossimo.
E “Vick-vermicello”, come altri “creativi”, ha fatto tesoro del “carotato-giugulare” Theo van Gogh.
Per Mosè-Laden, nessuno ti apre l’ugola, diversamente che se la comparsata l’avesse avuta il Maometto.
Israele non gli metterà mai una bombarda sotto il culo.
Il meglio dell’avvitamento verminale però lo fa quando presenta prigionieri ebrei incappucciati e costretti a camminare a quattro zampe, tenuti a guinzaglio, a metà tra la vicenda di Abu Ghraib e Guantanamo.
I primogeniti egiziani, stramazzano invece al suolo, soffocati dal gas letale, mandato dal cielo, richiamando la strage del teatro Dubrovka di Mosca e quella dei bambini ceceni di Beslan;
Cattivi...cattivoni d’americani, senza parlare dei Russi.
Evidenziare l’effetto, senza dar tratto alla causa, alla fine torna lo spessore dell’uomo: uno dei tanti che ha capito quanto sia più facile e salutare sparare alla Croce Rossa piuttosto che ai “picciotti”.

Bin bin saladin...

Arriva il Cerutti.

Non lo sfigato Gino, della ballata di Giorgio Gaber, ma la carbonata tonachina del “Don”, che nella sua parrocchietta in quel di Como si è messo a fare volantinaggio, non per vendere del banchetto suo, ma per alzare quotazioni del dirimpettaio.
Rubicondo e pacioso, da un bel tavolinetto, nel bel mezzo della navata centrale, eccolo, a distribuire - Urbi et Orbi, non la benedizione del principale suo, ma “pizzini”, contenenti preghiere islamiche per celebrare la fine del Ramadan, con lodi sperticate di Allah, esaltanti l'islam come la religione eccelsa.
Manco un masochista che si pesta i coglioni con il martello, arriva a tanta orgasmica goduria.
Questo si, che è un maestoso pretone d’assalto: non quelli muffi, che ti davano il classico e incartapecorito santino!
Lino, ascoltammè, comincia a scaldare il ciclostile: passerà nulla che il Pisapia rispolvererà quel bene rifugio che è mattone...da Moschea, quartiere per quartiere, sotto la Madonnina di Milano.
Tè ci puoi andare a nozze: ti metti fuori di quelle e fai Testamento...il Nuovo, il Corano.
Del passato, mettici...una croce sopra.

Bin bin saladin...

Io, secondo me...02.09.2011

Sesto potere


batter di Giglio


giovedì 1 settembre 2011

Al Qaedistan


Base per altezza




“Al Qaeda, ego sum”.

La Libia “liberata” scopre il prezzemolo:

“[...] ruolo fondamentale, nella battaglia di Tripoli, di consistenti forze qaidiste: le prime a penetrare a Bab al Aziziyah, il compound di Gheddafi a Tripoli [...] a capo, un noto membro di al Qaida, Abd al Hakim Belhadj, veterano dell’Afghanistan [...] che si è autoproclamato Comandante del Consiglio Militare di Tripoli”.

Il tipino, per nulla raccomandabile, non lo manda a dire, quel che vorrebbe essere solo inizio di una bella purga: come principale obiettivo, l’uccisione di Gheddafi e lo sterminio della sua famiglia!

Mica scemo.

Con quello ancora vivo e la prole a respirare, quando dovesse passare la sbronza, tanti a cui stava stretto Gheddafi sarebbero poi a sentirsi soffocati, nel “collare a strozzo” dei redivivi “studenti coranici”, d’infausta afghana memoria;
magari per rimpiangere ed invocare il ritorno del vecchio leone, al grido di “Si stava meglio quando si stava peggio”.

L’occidente avrebbe fatto meglio - se proprio voleva e doveva proseguire nel cinismo e nell’ipocrisia - mirare a dividere a mezzo la Libia, lasciando una porta di sicurezza, una via di fuga in caso d’incendio e la possibilità di rendere reversibile quel che ora è solo un punto di non ritorno.
Tripoli è diventata un guazzabuglio di piccoli feudi, con aree occupate dalla più svariata fauna, ognuna che tenta di applicare e far capire da subito chi è il più forte, con precedenza sui pezzi migliori nel pastone per l’ingrasso.
Presto questi straccioni, poco più che briganti da strada, saranno a scannarsi, secondo elementare e tribale programma genetico loro infuso.
Nella mente di quella mezza cartuccia del Sarkozy, avrebbero solo dovuto fornire carne da macello, per la sua megalomane voglia di fregare il vasetto della marmellata.
Dovevano solo aprirgli la dispensa, a lui, che non ci arrivava in altezza: la natura lo ha creato nano, schiacciato alla base e privandolo di spessore, se non artificioso e posticcio, con zeppa sotto i tacchi.
È come se, tolto il tappo al fondo del mare, pensando di abbassarne il livello, ora s’accorge di non riuscire più a chiuderlo e rischia che si prosciughi.
I trenta denari, Il petrolio per l’”homunculus” gallico, al fin della fiera, sarà utile come la cicuta per Socrate.
Il quartino e il suo litro, l’Obama, sono come Gianni e Pinotto: fanno ridere.
Il mondo arabo non li capisce, li disprezza, ma ne comprende le mire e li considera alla stregua di dell’usa e getta.
Credono di manovrare perché sono sul treno e fanno “ciuff...ciuff” con la bocca, ma agli scambi ci sono i vari Abd al Hakim Belhadj.
Ben organizzati, ben preparati, ben equipaggiati, determinati e motivati da una fede incrollabile, avranno presto ragione della massa grufolante e ne delimiteranno alla svelta recinti e confini.
Non potevano non esserci.
Cercano “spazio vitale”, altro dar el harb, terra della guerra da coltivare, per farne dar el islam, terra dell'islam.
Troppo è il radicamento de “La Base” nella...base, tra i gangli nervosi dei tanti figli di Allah;
da sempre mi è convinzione ed ancora lo sono che, della tanto mitizzata “Primavera Araba”, di “spontaneo” c’è solo la necessità delle funzioni corporali: del rimanente, una tela fitta e abilmente alimentata di filo e matassa.
Che poi abbiano usato “La rete”, ovvero Internet, per il passaparola, non ne dubito, ma non che sia stata la magia di quel telefono senza fili ad avere innescato le cariche alla Bastiglia;
al massimo, con quella ci si ritrova al Bar Sport, al Rap o, meglio, ad un ”Arrap” party.
Quella è stato solo il tamburo, con cui si è chimata la tribù alle armi.
Con delle belle e spesse fette di salame sugli occhi, si può pure fare atto di fede e sposare la tesi dell’eroico popolo affamato in armi o di polli che improvvisamente decidono di occupare la fattoria.
Che assieme si siano sentiti più “Fratelli” e pure “Musulmani”, non ne dubito, ma che lo spirito di Al Qaeda trovi nel cranio loro perfetta botte per il travaso, non ci piove.
Certo meglio che con i proclami del “Nicolino” francese o del “Barackone” americano, talmente ottusi da non avere la più pallida idea delle conseguenze, nell’aprire il vaso di Pandora.

“Al Qaeda, ego sum”.

Bin Laden è morto, ed è diventato un’icona da combattimento.
Ormai era solo un simbolo: aveva seminato e tanto basta.
Uccidendolo si è solo tagliato la coda alla lucertola e solo quella è rimasta in mano.
Al Qaeda non è un uomo ma una moltitudine, divisa per compartimenti stagni;
ne buchi uno, due, tanti, ma la nave mai affonda.
Non è “qualcuno”: è “qualcosa”.
Non si combatte solo con le armi e i soldi: occorre contrapporre un’anima, una fede.
La mia vecchia maestra ripeteva che non si può sommare mele con pere altrimenti i conti non tornano...casomai, solo i tonti.

Al Qaeda è in campo.
L’occidente, per aria, tra le nuvole, con i suoi aeroplanini, ormai di carta.
Ancora una volta, c’hanno fottuto.
Passata primavera, l’unica certezza è che arriverà pure l’inverno. O l’inferno.

Base X altezza : 2...Sarkozy X Obama : 2 = area.

Depressa.

Io, secondo me...01.09.2011