lunedì 5 settembre 2011

Bin bin saladin




«Sim sim sala bim!»

Era presto diventato un tormentone, la formula magica dell’Aldo, dove gli effetti speciali erano contorno dell’onesto prestigiatore.
Aldo Savoldello, in arte Silvan, artista del trucco, ben si guardò mai dal sembrare “gran figlio di paragnosta”, come Giucas Casella che, a confronto, ben più scarso in tutto, batteva invece più sul termine “mago”, ma più “Merlo” che Merlino.

Tralasciando le comiche, ben altre sono quelle oggi, che hanno però poco del ridere e più della disperazione, nel vedere vigliaccheria di leccaculi, calabraghe e cacasotto.
Certo, non si può sempre indossare i guantoni, ma almeno quando si difende del proprio, se proprio masochisti in vena di “penitenziaggine” per i mali del mondo, si può andare a manetta e fare da sè, in beata solitudine, che non si diventa ciechi.
Pallidi e pavidi esseri si presentano sul palco e recitano per il coccodrillo, sperando di ingraziarselo, a mezzo tra “fin che c’è vita c’è speranza” e un “tiriamo a campare”.
Per il Vick e il Cerutti, la maglia calza a pennello.

Graham Vick, regista: 11 agosto - tanto che c’era, perché non settembre? - in quel del Festival rossiniano di Pesaro.
Mosè entra in campo, con il suo bel barbone, che mette soggezione.
Dapprima ci si domanda perché si è fatto la tinta, giacché il pelo è nero, diversamente dal come l’iconografia classica l'ha sempre presentato.
Beh, la pignatta che c’ha in testa è bianca.
La tunica però gli si è ristretta - forse un lavaggio troppo energico? - e, ad un frettoloso sguardo, si presenta piena di “padelle”, tutta macchiata, come se il vecchio si fosse rimbambito, sbrodolando ad ogni pappetta.
Ecco, comincia le lamentazioni, rivolgendo l’occhio lesso al cielo.
«Dal tuo stellato soglio» ma al posto del bastone solleva l’AK-47...il Kalashnikov.
Forse che, per la vetusta età, al buon Dio gli arriva meglio all’orecchio una schioppettata?
Secondo copione, dovrebbe arrivare la biblica pioggia di fuoco...invece, tanti “lampeggianti” che pare d’essere alla festa delle pantere della polizia.
‘azzarola...ma no...sono tanti kamikazzi, che si calano dal cielo con le corde portando in vita petardi e lumini!

Bin bin saladin...gioco di prestigio, con un regista-paragnosta al posto di Silvan.

Più che un buco nell’acqua, un popolo di disgraziati scappa da un foro nel muro, mentre il carro del Faraone c’ha i cingoli, un cannone grosso tanto e la stella di David sul fianco.
Mosè-Laden è un bel terrorista, il cannonazzo è sionista e il foro è del muraglione che divide e protegge il popolo d’Israele dagli sconfinamenti dei bombaroli palestinesi, ora promossi ed eletti a far la parte dei buoni contro i cattivi, in una bella inversione di ruolo.

«Nel Vecchio Testamento sono celati i germi del fanatismo e della violenza.»
Mosè-Laden, infierisce il Vick «riassume in sè tutti i fondamentalismi. Il suo è un Dio di rabbia e distruzione!»

Per farla breve: il Padreterno la mente, quel che studia il taglio; Mosè-Laden, il braccio da macellaio.

«La sua, una “guerra santa”: ho sentito il bisogno di tener conto di quanto è accaduto in Medio oriente negli ultimi dieci anni.»

E già.
Peccato che noi ci si è fatto gli anticorpi ed oggi non è la gente del Testamento, a sgozzare e mettere sotto polvere pirica il prossimo.
E “Vick-vermicello”, come altri “creativi”, ha fatto tesoro del “carotato-giugulare” Theo van Gogh.
Per Mosè-Laden, nessuno ti apre l’ugola, diversamente che se la comparsata l’avesse avuta il Maometto.
Israele non gli metterà mai una bombarda sotto il culo.
Il meglio dell’avvitamento verminale però lo fa quando presenta prigionieri ebrei incappucciati e costretti a camminare a quattro zampe, tenuti a guinzaglio, a metà tra la vicenda di Abu Ghraib e Guantanamo.
I primogeniti egiziani, stramazzano invece al suolo, soffocati dal gas letale, mandato dal cielo, richiamando la strage del teatro Dubrovka di Mosca e quella dei bambini ceceni di Beslan;
Cattivi...cattivoni d’americani, senza parlare dei Russi.
Evidenziare l’effetto, senza dar tratto alla causa, alla fine torna lo spessore dell’uomo: uno dei tanti che ha capito quanto sia più facile e salutare sparare alla Croce Rossa piuttosto che ai “picciotti”.

Bin bin saladin...

Arriva il Cerutti.

Non lo sfigato Gino, della ballata di Giorgio Gaber, ma la carbonata tonachina del “Don”, che nella sua parrocchietta in quel di Como si è messo a fare volantinaggio, non per vendere del banchetto suo, ma per alzare quotazioni del dirimpettaio.
Rubicondo e pacioso, da un bel tavolinetto, nel bel mezzo della navata centrale, eccolo, a distribuire - Urbi et Orbi, non la benedizione del principale suo, ma “pizzini”, contenenti preghiere islamiche per celebrare la fine del Ramadan, con lodi sperticate di Allah, esaltanti l'islam come la religione eccelsa.
Manco un masochista che si pesta i coglioni con il martello, arriva a tanta orgasmica goduria.
Questo si, che è un maestoso pretone d’assalto: non quelli muffi, che ti davano il classico e incartapecorito santino!
Lino, ascoltammè, comincia a scaldare il ciclostile: passerà nulla che il Pisapia rispolvererà quel bene rifugio che è mattone...da Moschea, quartiere per quartiere, sotto la Madonnina di Milano.
Tè ci puoi andare a nozze: ti metti fuori di quelle e fai Testamento...il Nuovo, il Corano.
Del passato, mettici...una croce sopra.

Bin bin saladin...

Io, secondo me...02.09.2011