giovedì 1 settembre 2011

Base per altezza




“Al Qaeda, ego sum”.

La Libia “liberata” scopre il prezzemolo:

“[...] ruolo fondamentale, nella battaglia di Tripoli, di consistenti forze qaidiste: le prime a penetrare a Bab al Aziziyah, il compound di Gheddafi a Tripoli [...] a capo, un noto membro di al Qaida, Abd al Hakim Belhadj, veterano dell’Afghanistan [...] che si è autoproclamato Comandante del Consiglio Militare di Tripoli”.

Il tipino, per nulla raccomandabile, non lo manda a dire, quel che vorrebbe essere solo inizio di una bella purga: come principale obiettivo, l’uccisione di Gheddafi e lo sterminio della sua famiglia!

Mica scemo.

Con quello ancora vivo e la prole a respirare, quando dovesse passare la sbronza, tanti a cui stava stretto Gheddafi sarebbero poi a sentirsi soffocati, nel “collare a strozzo” dei redivivi “studenti coranici”, d’infausta afghana memoria;
magari per rimpiangere ed invocare il ritorno del vecchio leone, al grido di “Si stava meglio quando si stava peggio”.

L’occidente avrebbe fatto meglio - se proprio voleva e doveva proseguire nel cinismo e nell’ipocrisia - mirare a dividere a mezzo la Libia, lasciando una porta di sicurezza, una via di fuga in caso d’incendio e la possibilità di rendere reversibile quel che ora è solo un punto di non ritorno.
Tripoli è diventata un guazzabuglio di piccoli feudi, con aree occupate dalla più svariata fauna, ognuna che tenta di applicare e far capire da subito chi è il più forte, con precedenza sui pezzi migliori nel pastone per l’ingrasso.
Presto questi straccioni, poco più che briganti da strada, saranno a scannarsi, secondo elementare e tribale programma genetico loro infuso.
Nella mente di quella mezza cartuccia del Sarkozy, avrebbero solo dovuto fornire carne da macello, per la sua megalomane voglia di fregare il vasetto della marmellata.
Dovevano solo aprirgli la dispensa, a lui, che non ci arrivava in altezza: la natura lo ha creato nano, schiacciato alla base e privandolo di spessore, se non artificioso e posticcio, con zeppa sotto i tacchi.
È come se, tolto il tappo al fondo del mare, pensando di abbassarne il livello, ora s’accorge di non riuscire più a chiuderlo e rischia che si prosciughi.
I trenta denari, Il petrolio per l’”homunculus” gallico, al fin della fiera, sarà utile come la cicuta per Socrate.
Il quartino e il suo litro, l’Obama, sono come Gianni e Pinotto: fanno ridere.
Il mondo arabo non li capisce, li disprezza, ma ne comprende le mire e li considera alla stregua di dell’usa e getta.
Credono di manovrare perché sono sul treno e fanno “ciuff...ciuff” con la bocca, ma agli scambi ci sono i vari Abd al Hakim Belhadj.
Ben organizzati, ben preparati, ben equipaggiati, determinati e motivati da una fede incrollabile, avranno presto ragione della massa grufolante e ne delimiteranno alla svelta recinti e confini.
Non potevano non esserci.
Cercano “spazio vitale”, altro dar el harb, terra della guerra da coltivare, per farne dar el islam, terra dell'islam.
Troppo è il radicamento de “La Base” nella...base, tra i gangli nervosi dei tanti figli di Allah;
da sempre mi è convinzione ed ancora lo sono che, della tanto mitizzata “Primavera Araba”, di “spontaneo” c’è solo la necessità delle funzioni corporali: del rimanente, una tela fitta e abilmente alimentata di filo e matassa.
Che poi abbiano usato “La rete”, ovvero Internet, per il passaparola, non ne dubito, ma non che sia stata la magia di quel telefono senza fili ad avere innescato le cariche alla Bastiglia;
al massimo, con quella ci si ritrova al Bar Sport, al Rap o, meglio, ad un ”Arrap” party.
Quella è stato solo il tamburo, con cui si è chimata la tribù alle armi.
Con delle belle e spesse fette di salame sugli occhi, si può pure fare atto di fede e sposare la tesi dell’eroico popolo affamato in armi o di polli che improvvisamente decidono di occupare la fattoria.
Che assieme si siano sentiti più “Fratelli” e pure “Musulmani”, non ne dubito, ma che lo spirito di Al Qaeda trovi nel cranio loro perfetta botte per il travaso, non ci piove.
Certo meglio che con i proclami del “Nicolino” francese o del “Barackone” americano, talmente ottusi da non avere la più pallida idea delle conseguenze, nell’aprire il vaso di Pandora.

“Al Qaeda, ego sum”.

Bin Laden è morto, ed è diventato un’icona da combattimento.
Ormai era solo un simbolo: aveva seminato e tanto basta.
Uccidendolo si è solo tagliato la coda alla lucertola e solo quella è rimasta in mano.
Al Qaeda non è un uomo ma una moltitudine, divisa per compartimenti stagni;
ne buchi uno, due, tanti, ma la nave mai affonda.
Non è “qualcuno”: è “qualcosa”.
Non si combatte solo con le armi e i soldi: occorre contrapporre un’anima, una fede.
La mia vecchia maestra ripeteva che non si può sommare mele con pere altrimenti i conti non tornano...casomai, solo i tonti.

Al Qaeda è in campo.
L’occidente, per aria, tra le nuvole, con i suoi aeroplanini, ormai di carta.
Ancora una volta, c’hanno fottuto.
Passata primavera, l’unica certezza è che arriverà pure l’inverno. O l’inferno.

Base X altezza : 2...Sarkozy X Obama : 2 = area.

Depressa.

Io, secondo me...01.09.2011