CUL tura palestinese
«Modè anì… io Ti ringrazio.
Al risveglio, Eitam Henkin avrà sicuramente pronunciato le
prime parole della preghiera del mattino.
«Modè anì» avrà sussurrato anche sua moglie, Na'ama.
«B'ezrat HaShem» ovviamente: con l'aiuto di Dio.
A Dio piacendo… ma non ai vari Muhannad Halabi, Ahmed al
Hirbawi, Shadi Dawla, Nabil Sharaf, Mohammed al Raqab, Adnan Abu Alian e via
dicendo;
fortunatamente i più, accoppati, come meritano cani rognosi
sguinzagliati per sbranare.
Eitame e Na'ama non potevano sapere che sarebbe stato il
loro ultimo giorno.
L’elenco sarebbe lungo, anche perché tanti mezzi
d’informazione sono prodighi nel dare nome, età e sesso dei macellai; la
scolorina invece per le loro vittime.
Sfortunati giovani e vecchi, mamme e bambini capitati sulla
loro strada: sgozzati e sbudellati alla rinfusa, solo perché ebrei.
Non vi sono dubbi su chi sono gli aggressori, chi gli
aggrediti.
«Mazal tov» una buona stella auguro a Èretz Israèl, alla
terra di Israele e alla sua gente;
Quella e il Magèn David, lo Scudo di Davide spero veglino su
loro, da qui all’eternità.
A percuotere lo scudo di Israele comincia Ismail Abdel Salam
Ahmed Haniyeh, leader di Hamas, l’Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya: il
Movimento Islamico di Resistenza, nato nel 1987come braccio operativo dei
Fratelli Musulmani.
Il tipo, per proteggersi il culo, vive in Qatar. A Gaza è di
passaggio, giusto il tempo di gettare il fiammifero nella polveriera.
Durante la preghiera settimanale del venerdì, in una
moschea, lungi dall’essere l’una e l’altra parola e luogo di pace, nel nome di
Dio, per delega ricevuta, si dichiara guerra.
«Chiediamo di rafforzare l'intifada, è la sola via che
porterà alla liberazione. Gaza farà la sua parte nell'intifada di Gerusalemme
ed è più che pronta allo scontro!»
Dato l’avvio, partono i pappagalli.
Il sindaco di Gerusalemme esordisce di suo con un bel
«Uscite di casa armati per difendervi!»
Per “difendersi” un “rincopalestinese” ferisce una donna e
un bambino di due anni;
due "pirlopalestinesi" salgono su un autobus e
sparano sui passeggeri, provocando numerosi feriti e due morti;
Sempre per “difendersi”, un altro con il cervello
all’ammasso si è lanciato con l’auto contro dei pedoni, poi, sceso dalla
vettura, ha cominciato a menare fendenti con il coltellaccio: si contano
numerosi feriti e una vittima.
La “difesa” continua e ogni azione pare la fotocopia delle
altre: coltelli e pietre la fanno da padrone.
“Tu sei buono e ti tirano le pietre /…/ qualunque cosa fai,
dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai”.
Non posso fare a meno di richiamare alla memoria la
canzoncina del cantante francese Pierre Antoine Muraccioli, in arte Antoine.
La figura più pietosa e da miserabile la fa Mahmud Abbas,
meglio conosciuto come Abu Mazen, Presidente della Palestina e
dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina.
Nel mazzo di carte ormai è in due di picche a Briscola:
serve solo da paravento per noi, l’Occidente cretino che s’illude che dal
corano possano nascere colombe e che esistano dei “moderati” con cui dialogare
di pace, quando più facile mungere latte dalle galline!
«Noi benediciamo ogni goccia di sangue versata per
Gerusalemme... ogni shahid raggiungerà il paradiso, la moschea di Al Aqsa è
nostra, nostra la Chiesa del Santo Sepolcro, ed essi non hanno diritto di
dissacrarle con i loro piedi sporchi!»
Cosa non farebbero, se solo - disgrazia volesse - ne
avessero i mezzi?
Lo Statuto di Hamas propone la cancellazione dello Stato di
Israele e la sua sostituzione con uno Stato islamico palestinese.
La stessa Carta dichiara che "non esiste soluzione alla
questione palestinese se non nel jihad”.
La carta costitutiva, scritta nel 1988, denuncia chiaramente
il suo abbietto obiettivo: sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice
della Palestina; la cancellare lo Stato di Israele!
Verba volant, scripta manent: le parole volano, gli scritti
rimangono.
“[…] la TERRA DI
PALESTINA È UN BENE INALIENABILE, islamica affidata alle generazioni dell’islam
fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte
di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun
re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna
organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il
diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa […] chi, dopo
tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni
dell’islam fino al giorno del giudizio? Questa è la regola nella legge islamica
(shari'a), e LA STESSA REGOLA SI APPLICA A OGNI TERRA CHE I MUSULMANI ABBIANO
CONQUISTATO CON LA FORZA, PERCHÉ AL TEMPO DELLA CONQUISTA I MUSULMANI LA HANNO
CONSACRATA PER TUTTE LE GENERAZIONI DELL’ISLAM fino al giorno del giudizio”.
Articolo 11 dello statuto.
Della serie: con il piscio hanno marcato i territori e,
anche se scacciati, prima o dopo si ripromettono di riprenderli.
Per i sognatori d’Occidente, per i “pacifessi” e i buonisti
con le farfalle nel cranio:
“Benché […] molti ostacoli siano stati posti di fronte ai
combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo, così da rendere
talora impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di Resistenza
Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, SENZA
CHIEDERSI QUANTO TEMPO CI SAREBBE VOLUTO”.
Il mezzo:
“Il Profeta […] dichiarò: L’Ultimo Giorno non verrà finché
tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li
uccideranno […] si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o
l’albero diranno: o musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro
di me, vieni e uccidilo”.
Articolo 7.
Da leggersi in senso lato: cani, porci e scimmie (saremmo
noi) sono compresi nella mattanza.
Israele non è altro che la propaggine più incuneata: quel
che frulla in testa è chiodo fisso, dove non vi sarà mai pace: magari dovranno
fermarsi, per riprendere fiato o leccarsi le ferite, ma sono programmati, come
la lavatrice o la lavastoviglie.
Se non gli si stacca la corrente, il lavaggio continuerà,
fino alla “pulizia” totale… etnica.
Israele oggi è un laboratorio in miniatura, dove si fanno
prove di sterminio: in piccolo come in grande.
Fiamma Nirenstein, fresca ambasciatrice di Israele in
Italia, ammonisce e da esempio di ciò che farebbero se ne avessero modo e
forza.
Ricorda la famiglia Fogel, sterminata a Itamar nel 2011:
padre, madre, i bambini di tre mesi, tre anni, undici anni. Hanno tagliato la
gola a tutti.
Un domani non tanto lontano, toccherà al letargico Occidente
fare i conti con costoro e a doversela vedere con bestie simili, rasente i
nostri muri e dietro gli angoli, con il coltello tra i denti o la pietra da
spaccarci in testa.
Fresco di giornata, la notizia ce la presenta il nostro
Magdi Cristiano Allam:
“In Francia uno studente di quindici anni, al grido di
‘Allah Akbar’, ha sparato e ucciso il professore di fisica […] voleva rubare
l’auto dell’insegnante ucciso per schiantarsi poi contro il locale
commissariato di polizia. Il suo obiettivo era quello di morire come martire”.
Domanda (ma grida nel deserto, nel modo delle tre
scimmiette, quelle del “non parlo, non sento, non vedo"):
“[…] forse che Maometto non ha sgozzato e decapitato i
miscredenti? Forse che gli imam dai pulpiti delle moschee non istigano a
uccidere i miscredenti? Forse che dai siti e profili in Rete i predicatori
d'odio islamici non legittimano l'uccisione dei miscredenti”?
Per ora, sono avvisaglie, refoli d’aria che precede
l’uragano.
La morte ci coglierà nel sonno, quello profondo che c’è
compagno.
Ci nasconderemo dietro una pietra o un albero, e la pietra o
l’albero diranno: o musulmano, o servo di Allah, c’è un infedele nascosto
dietro di me, vieni e uccidilo!
“Tu sei bello e ti
tirano le pietre / tu sei brutto e ti tirano le pietre.
E il giorno che vorrai difenderti vedrai / che tante pietre
in faccia prenderai!
Sarà così finché vivrai Sarà così”!
«Modè anì!»
Anch’io Ti ringrazio o mio Signore, per tutti i giorni che
potrò svegliarmi e vedere l’alba di un nuovo giorno.
Am israel chai ve chaiam: il popolo d’Israele vive e vivrà!
Io, secondo me... 15.10.2015
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