martedì 13 ottobre 2015

Rincobama

Una dozzina di carri T-90, almeno due di cacciabombardieri, elicotteri da combattimento MI-28, un pugno di uomini decisi… e tante, ma tante mazzate!
Tutto l’apparato per asfaltare: spappola, pialla disinfesta e infila supposte esplosive nel posto giusto, assegnato loro per natura.
Niente a che fare con i fighetti francesi, affetti da perenne e senile “grandeur”, che giocano con gli aeroplanini, per bombardare solo un campo di addestramento dell’ISIS in Siria.
Lo stesso effetto della puntura di una zanzara sul culo di un rinoceronte.
Tolta l’inutilità della passerella del cicisbeo, cavalier servente della prima…”donna” Obama, siamo al ridicolo.
dove manca poco che i signori dell’ISIS mostrino con disprezzo pure le terga, ai possenti volatili che hanno demolito qualche casetta di fango e paglia.
Si può perdere una battaglia, forse l’intera guerra, ma il ridicolo è l’umiliazione del gigante Golia che, tolta l’imponente corazza, mostra un misero pisello.
Diverso per le armate del russo, che se non stai attento, te lo mozza!
«Il problema è Assad […] le sue brutalità contro il popolo […] deve finire. Iran e Russia sono le ragioni per le quali è ancora al potere.»
Il Presidente degli stati Uniti, Barack “Hussein” Obama, oca giuliva, starnazza e solleva polveroni, nell’aia di casa sua.
Lo stratega da Risiko è convinto che, togliendo il Bashar al-Assad, tutto si sistemi e l’ISIS – Is, Isil o Daesh che dir si voglia - con l’Abu Bakr Al Baghdadi sparisca, come l’incubo al risveglio.
In Tunisia Zine El-Abidine Ben Ali, in Egitto Hosni Mubarak, in Libia Muhammar Gheddafi… la loro rimozione ha scardinato l’intero fronte nordafricano, dove le derive, ove non corrette, hanno favorito l’insorgere e il crescere di movimenti di fanatici fondamentalisti.
Il verminaio che covava sotto dimostra quanto i “dittatori” fossero invero crudeli custodi di feroci bestie che, una volta liberate dalla catena hanno cominciato a sbranare tutt’attorno, per radicata natura e inclinazione.
Sotto la spinta dei predatori era prevedibile che i pacifici erbivori migrassero, in cerca di pascoli più sicuri, saturandone di già densamente occupati, creando scompiglio in un tessuto sociale già duramente provato da pesanti carestie economiche;
dediti ognuno a cercare di fottersi l’un con l’altro, nel tentativo di stare a galla con i piedi ben piantati sulla testa di chi sotto.
I nuovi arrivati si porteranno appresso pure quelli che di loro si cibano, conducendo anche le volpi nel pollaio, che già fuma di suo, non d’incenso ma d’incendio.
Vogliamo dare uno sguardo d’insieme, magari a dilungarci, ma avendo le idee più chiare dell’”Hussein” Obama e di come un Putin sia più adatto a prendere in mano il pallino… o la bombarda?

SIRIA: oltre all’onnipresente - e quasi onnipotente - Isis, fa comunella il Fronte Nusra, la Brigata Tawhid, l'Esercito dell'islam e il gruppo Ahrar al-Sham e, coagulati in un famigerato Fronte islamico: Ahrar al-Sham, la brigata Tawhid e l'Esercito dell'Islam. Lo Stato islamico c’è, di fatto.
NIGERIA: Ecco far… capolino, Boko Haram, attiva fin dal 2002, che trova oggi buon gioco a volere creare un suo Stato islamico. Oltre a rapire damigelle, per sollazzare il dolce augello dei suoi sicari, semina teste e membra in ogni dove, nel tentativo di sradicare la peccaminosa cultura occidentale.
Pare che la domanda di adesione e sudditanza di Boko Haram sia stata accettata;
Dalla cronaca:
“[…] il leader di Boko Haram Abubakar Shekau, apparve in un video in cui annunciava l’adesione del suo gruppo al cosiddetto Stato Islamico e al suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi, conosciuto dai suoi seguaci come “Califfo Ibrahim” dopo essersi autoproclamato unico leader legittimo dei musulmani”.

SOMALIA: - Nella regione è al-Shabab, quello che aveva rivendicato l'attacco in Kenya al centro commerciale Westgate a Nairobi, nel 2013.
Sempre spulciando i giornali:
“[…] Il gruppo continua a essere fedele ad al-Qaeda combatte contro il governo somalo sostenuto dall'Onu”.
EGITTO: - Nel Paese opera il gruppo Ansar Bayt al-Maqdis, noto come Ansar Jerusalem che mostrò un video in cui furono decapitati quattro egiziani; ha rivendicato la responsabilità attacchi avvenuti nel Sinai contro la polizia e l'esercito”.
LIBIA – Qui imperversa Ansar al-Sharia, una milizia islamista che, come molti altri gruppi terroristici islamici, punta all'applicazione della Sharia, attivo soprattutto a Bengasi. Pare sia responsabile dell'attacco al consolato statunitense a Bengasi, dove accopparono l'ambasciatore “iùessei” Christopher Stevens.
AFGHANISTAN E PAKISTAN: Qui ci stanno i talebani, che si ripromettono, una volta arrivati al potere, di applicare la Sharia. Appena gli americani se ne andranno, faranno presto a mettere in pratica il loro intento. La guerra di logoramento che stanno portando pazientemente avanti, prima o dopo darà i suoi frutti, facendo ritirare il nemico per sfinimento. Poi, un bagno di sangue.

AL-QAEDA, anche se un poco oscurato dall’estremo fulgore dell’ISIS, opera nella Penisola Arabica e nello Yemen; è considerata la branca più pericolosa di al-Qaeda al mondo. Radicata nell'est dello Yemen, e coinvolto in diversi attacchi ad alcuni stabilimenti petroliferi stranieri. Scopo: costituire un califfato islamico e, dunque, di far cadere sia l'attuale governo yemenita che la monarchia saudita.
Se non è zuppa, è pan bagnato: dovunque ci si giri, si vedono i fallimenti dello spilungone americano che, come si dicono a Milano, è “Grand, gross e ciula”… grande grosso e stupido!
In mezzo a questa armata Brancaleone, fortuna vuole che si muova un Putin: forse non un esempio di mitezza e democrazia, ma la purga giusta per un intestino bloccato.
Forse, a voler sperare in meglio, anche la Cina potrebbe far fronte comune.
Nessuno di loro si dedica a cazzeggi mentali, ben consci di non dover esportare nessuna democrazia del menga, che contro bestie che sgozzano e decapitano non serve.
La bella portaerei Liaoning dei gialli, con i cacciabombardieri cinesi Shenyang F-15 sarebbero una manna… dal cielo.
Dall’inizio della crisi siriana, nel marzo 2011, le posizioni di Russia e Cina hanno sempre coinciso convinti che la comunità internazionale debba rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria.
Cinesi e russi hanno una comune preoccupazione, come riportate da fonti ben documentate:
“[…] la partecipazione di una cifra stimata attorno al migliaio di cittadini cinesi alle avventure militari e politiche del califfato di Abu Bakr al-Baghdadi - si tratta di musulmani di etnia uigura della regione dello Xinjang - con possibile ricaduta di attività jihadiste sul territorio cinese: la stessa preoccupazione che i russi nutrono riguardo ai combattenti ceceni e di altre etnie del Caucaso, divenuti militanti dell’Isis e di Jabhat al Nusra”.
Davanti a un nemico comune, si accordano: il rincoglionito americano, il “Rincobama”, va a farfalle.
L’intervento russo in Siria ha dimostrato l’incapacità di Obama e degli europei, rimettendo Mosca in corsa, come potenza globale.
E un messaggio agli alleati: noi resteremo sempre fedeli e vi difenderemo. Obama “Hussein”, la banderuola, no!
La premiata “fighetteria” francese messa all’angolo, dove si nasconde la polvere;
e pure a far compagnia, l’ondivago Cameron, un momento pronto ad aperture nei confronti di Assad, dopo, a fare il duro e rigido difensore della democrazia e a chiedere la cacciata del tiranno;
vogliamo poi mettere la faccia ebete e meravigliata del Segretario di Stato J.f. Kerry, incapace di giustificare lo stato di confusione in cui versa l’Amministrazione di “Rincobama”?
Stupidi a dr poco, che hanno sottovalutato pericolo e conseguenze del far troppo crescere una belva sanguinaria, cretini convinti addirittura di poterla cavalcare, magari per tamponare le ambizioni dell’Iran, altro bubbone che non hanno saputo affrontare per tempo.
Ed ecco che, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare e Putin affonda il coltello caldo nel burroso Rincobama.
Una buona analisi (articolo di Andrea Marcigliano - su il Giornale) vede:
“[…] Putin, politico fine e stratega dalla visione ampia. Una diversità radicale dai suoi omologhi occidentali, soprattutto dal miope e perennemente indeciso Obama […] ha visto l’opportunità per scompaginare i giochi degli equilibri internazionali e dare finalmente al Cremlino quel ruolo determinante nel Mediterraneo […] prima di muovere le sue truppe, ha tessuto una complessa rete di relazioni con Egitto, Turchia e Israele […] mettendo in sicurezza la costa siriana e in particolare la regione di Latakia - popolata da alawiti fedeli ad Assad - rafforzando le basi russe nel Mediterraneo, dove la presenza della flotta del Cremlino minaccia di sostituire, nel breve o medio termine, la VI Flotta statunitense […] trovando e fornendo appoggio con l’egiziano Al Sisi - che sta reprimendo con durezza i movimenti radicali salafiti di ogni estrazione - sia con le preoccupazioni di Bibi Netanyahu, per il quale Al Baghdadi e Al Zawahiri rappresentano la padella e la brace, e che vede come il fumo negli occhi l’ambigua politica mediorientale di Obama. Al leader israeliano, poi, Putin sembra aver garantito di spendersi per depotenziare la minaccia rappresentata dalle milizie di Hezbollah, che sono sue alleate in Siria, dalla parte di Assad, contro l’Is”.
Ciliegina sulla torta:
“[…] a Erdogan garantirebbe, oltre ad un fondamentale accordo per il transito in territorio turco delle pipeline provenienti dalla Russia, di impedire la nascita di uno stato indipendente nel Kurdistan siriano”.
Un genio!
“Rincobama”, a confronto, fa la figura del brufoloso adolescente che gioca con la Playstation!
La talpa americana, nel tentativo di vederci chiaro, è entrato nella polveriera con il cerino acceso.
Spero che Putin abbia tanto per soffiare sullo zolfanello.


Io,  secondo me... 12.10.2015

Nessun commento:

Posta un commento