Osi seghe mentali
L'Angelo apparve a Giuseppe e gli disse:
«Tu (ab)usi e osi seghe mentali: alzati, prendi con te
penna, fogli e calamaio e fuggi: in acme, esso roghi prepara per te!»
Angelo… amico caro, compagno di bisbocce del sabato sera, al
circolino della briscola e del Lambrusco.
Biascica e parla così, già al quarto bicchiere di Barbera.
Come per la sibilla, va interpretato, ma il divinatorio mi
sta dicendo che vede il fumo della pira dei miei scritti.
«Ussìgnur!»
I miei preziosi appunti del sabato sera, frutto di nottate
di piccolo scrivano passate al Bar Sport, rischiano il fumo!
“Un grido è stato udito sino a ROma
un pianto e un lamento grande:
Beppe piange i suoi fOgli
e non vuole essere consolato
perché non sono più”.
Matteo 2, 16-18.
Mentre mi strappo le vesti e vado di geremiadi, butto
l’occhio sulla schedina del Lotto, dell’altro compare di bevute: spesso
c’azzecca.
Leonardo, che va a grappa, fatto il pieno sbotta
nell’amenità di un altro, che di cognome faceva Da Vinci: un testone grande
così.
“Il foco è da esser messo per consumatore d’ogni sofistico e
scopritore e dimostratore di verità, perché lui è luce, scacciatore delle
tenebre occultatrici d’ogni essenzia”.
‘azzarola… il Da Vinci andava a candele, oggi c’è la luce
elettrica: proprio con le mie pagine devono far “foco”, per vederci chiaro?
«Beppe, scendi dal tavolo e smettila di gridare “al fuoco,
al fuoco!” ogni volta che vedi un poco di fumo e vedere il diavolo come
l’eterno piromane!»
Eccolo lì, il Lucio Ferro, venditore di pentole senza
coperchio.
«Non sei tu l’anima(ls) della compagnia» spara
sghignazzando.
Quei suoi giochini di parole mi fanno proprio incazzare: è
invidioso… vorrebbe esser lui a tener banco, al Bar Sport.
Ma ha fatto i conti senza l’oste: difenderò la cantina fino
all’estremo.
Tu es Beppus et portae inferi non praevalebunt …tu sei Beppe
e le porte dell’inferno non prevarranno!
Le nostre damigiane non si toccano.
L’Angelo, il Matteo e il Leonardo terranno fermo l’empio,
mentre lo esorcizzerò, cospargendolo di Bonarda!
«Esci da lui, principe degli astemi!
La formula di Bacco sortisce effetto: Lucio Ferro si
contorce, fumigando sotto le gocce dell’aspergillum intinto nel… di-vino
nettare.
Mentre, madido di sudore, percuoto il capo dell’indemoniato
con l’aspersorium, da quell’immondo corpo posseduto dal malefico, escono
invettive e orrende bestemmie.
«Il diavolo non esiste! Lucifero non esiste, maledetto d’un
Beppe: l’unico fumo che esce è dal tuo cervello!»
Nel sacro tempio del Bar Sport, nel giorno santificato del
sabato, la cruenta lotta del bene contro il male continua.
Matteo, finito di dare i numeri del Lotto, sbotta:
«Ci sono guerre e rumori di guerre, si solleverà popolo
contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari
luoghi; e questo è solo l’inizio; vi consegneranno ai supplizi, vi uccideranno
e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome; ed essi si tradiranno e
odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti… ‘so
‘azzi vostri!».
Abbracciato al barilotto vuoto del Chianti, il fumo
dell’alcool è entrato in lui.
«Taci, complottista: tu farnetichi! Sia purificato con
l’acqua!»
Bestia, che bello sentirsi l’anima della compagnia, padrone
di una manica di fulminati dall’alcool!
«Beppe, “gnùrant”!» urla il Ferro, che sta per essere
scarnificato dal sulfureo abitatore della sua carcassa.
Intanto, al posto della partita, il Leonardo ha acceso la
televisione, incantato dalla presentazione del Sinodo di porporati, che si
riuniscono per parlare di come esporsi in un mondo non più penitente ma… gayo.
Puff… Puffff… Puf…ufff… uf…fff
Deve essere della de-ratizzazione, il tipetto che passa con
la pompetta e fumiga i locali dell’incontro.
Come per gli idraulici, li chiami oggi e arrivano quando gli
fa comodo.
Addirittura per la disinfestazione, chiamò l’allora Papa
paolo VI!
Puff… Puffff… Puf…ufff… uf…fff
Antipatico, il figuro: dalla faccia ingrugnita, dev’essere
uno cui non piace che gli calpestino la coda.
«Papà… papà aiutami» implora Ferro, vedendo sullo schermo il
fumista, che porta un bel paio di calze di lana… caprina, mentre zoccola.
Dev’essere benvoluto però: molti di quelli con lo zuccotto
rosso in testa lo abbracciano e lo baciano, quando addirittura non parte una
bella pacca sulle spalle.
Meglio restare nel mio brodo: qui, al Bar Sport, sono come
un dio: fuori… una beata fava!
O tempora, o mores… che tempi: non c’è più religione!
Facciamoci due risate; da buon giullare di penna, mi auguro
d’aver rallegrato il mio pubblico.
Almeno, quello da Bar
Sport.
Io, secondo me... 09.10.2015
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