mercoledì 11 giugno 2008

Il falso e il profano

Eccomi allo scrivere che, in partenza, parrà come lo svolgimento del più consunto, trito e comune tema in classe, e del banalissimo suo titolo: "Descrivete una vostra giornata".
In verità, annuso, nel mio procedere e con una punta di melanconia, antichi odori e polverose emozioni, quando oggi, a dimostrare mia ignoranza e grigiore di pelo, il tema del mio giurassico evo non c'è più.
Pazienza: coabiterò con le voci che sento solo io, che se un tempo sorridevo a vedere un anziano parlare da solo, oggi mi toccano le prove d'esordio, per prepararmi a quello.

A Milano, dietro le mura del palazzone dell'assessorato al traffico e Comando Vigili Urbani in Piazza Beccaria, dove la fine di Corso Europa trova incrocio ortogonale per la svolta sia verso Via Larga sia verso Largo Augusto, c'è come una nicchia, una piccola rientranza con un rettangolo di verde e una betulla maestosa, dritta nel mezzo;
un mondo sincopato, d'umanità sempre con il piede sull'acceleratore, sciama lungo il marciapiede, e difficilmente degna di uno sguardo quel piccolo spicchio, un francobollo di spazio:
forse per quello si era messo lì, quel che ancora si segna e indica con il termine sbrigativo di "Barbone".
Poco defilato, solo tre ragazzini lo stavano guardando, ed uno cercava l'inquadratura migliore, per immortalarlo con il suo telefonino, sicuramente per poi mostrare ad altri o inviare in rete, all'onnivoro mondo di occhi curiosi, non più interessati ai fatti ma all'effetto.
L'età di quel povero cencio d'umanità era indefinibile: invecchiano precocemente ma, in quel vestire, trasandati, imbottiti e rigonfi di panni, pezze e stracci, parrebbe centenario pure un adolescente;
L'attenzione e l'attrazione dei novelli cineasti, presi a filmarlo, era concentrata sul fatto che, il miserello, aveva i pantaloni ( più di uno, come per il sopra: si portano appresso e indosso tutto il guardaroba ), calati fino al calcagno e, nudo dalla cintola in giù, si controllava con attenzione, forse perché non era riuscito a contenersi e aveva bagnato i - per lui - preziosi tessuti.
Se mai si volesse certezza e certificazione di miseria, eccola.
Passo oltre, nella piena consapevolezza d'impotenza, di non essere utile a nulla, di non potere nulla, di non servire se non a dar di nota e descrizione e nella mente scatta il ricordo del visto, in altro tempo e spazio.

Come un regista, vivo il cambio di scena, lo sfumare di un'immagine, il riformarsi e messa a fuoco d'altra.
Sempre nella metropoli meneghina, ma in altra dimensione spazio-tempo.
Campo largo: Convento dei Cappuccini di viale Piave 2;
campo medio: uscita dalla mensa dei "poveri";
ai generosi frati, è dato modo di rispettare l'evangelica parola del "Dare da mangiare agli affamati" e pararsi dal rischio di rappresaglia, che il buon Gesù avvertì:
- «Quel che farete al più piccolo, lo farete a me...occhio, che sotto mentite spoglie ci potrei stare: vi metto alla prova, e poi facciamo i conti».
Camera in avvicinamento, piano americano: gruppo di famiglia ripreso dalle ginocchia in su, a riempire tutto il campo;
l'allegra combriccola accorpa un vecchio e il giovane: omaccioni con relative aderenze femminili, dall'imponente matrona con bimbo a rimorchio e giovinetta con bebè a tracolla, tutti in sghignazzi e schiamazzi, a squarciagola.
Andavano al lavoro: le donne ad allungare la mano, per l'elemosina, nelle borsette o per portafogli, e gli uomini, ognuno con stampella a seguito, ad occupare posizione, dove certo badavano bene a non saltellare, come li ho visti io, nella "partenza sprint" dopo generosa e gratuita libagione.
Ancora oggi mi chiedo: ridevano degli ingenui frati o degli italiani, tanto facili da coglionare ?

...intraprendenti e furbi, maledettamente e oltre l'immaginabile, che se gli molli un Euro, fanno come con le ciliegie:
- «Dai, ti prego, dammene cinque; sto male e devo assolutamente prendere la medicina !»
e l'uomo mostra una scatoletta, scritta e nome impronunciabile, parzialmente timbrata da un ritaglio d'impronta di scarpa e sicuramente recuperata nelle vicinanze di una farmacia...magari un lenitivo per dolori mestruali;
e il melodrammatico, dove lo mettiamo ?
- «Ho due bambini, dormiamo in un furgoncino: ti prego, ho bisogno di almeno cinque Euro, sennò, giuro, non ce la faccio più...m'ammazzo !»
Settimane dopo, nonostante ( c'ho la faccia ma non sono scemo ) non gli vessi mollato una palanca, eccolo, vivo e vegeto, ad abbordare un altro con la faccia da credulone.
Tutta l'Italia è diventata una corte dei miracoli, salvo che, per i più, siamo un mondo di libere galline in pari di volpi, che fingono di essere impagliate.

Io, secondo me...11.06.2008

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