"Mogli e buoi dei paesi tuoi".
Una volta era voce di saggezza, prodotto d’esperienze negative e negate;
oggi, su scala mondiale, sembra più un'ammonizione...velata minaccia, un mettere steccati alla periferia d’orticelli.
"Un crimine assimilare stranieri [...] scuole e università per la minoranza".
In quel di Germania, in uno stadio di Colonia, migliaia di cittadini d’origine turca ( la minoranza etnica più consistente, con due milioni e mezzo di persone ) sono andati a salutare non il calciatore o la squadra del cuore, ma "l’erba di casa mia" e a tettare il verbo del mammelluto messia.
Laggiù, nel lontano paesello, un vento che arriva dopo aver percorso millequattrocento anni, sta ingrossando per divenir tempesta e, per chi troppo lontano di casa e ricordi, è come voce di mamma, che grida, ammansisce, consiglia e corregge:
- «Popolo emigrato, non dimenticare la tua lingua e la cultura d'origine, che questi siamo "noi" e "loro", tedeschi: non fatevi assimilare ».
Ecco, di ritorno, il "Mogli e buoi dei paesi tuoi", che il “Pedigree” non va contaminato.
E, giusto per purgare gli stolti e bacchettare monelli e disobbedienti, arriva l’affondo:
- «L'assimilazione è come un crimine contro l'umanità».
Bene: isoliamoci, rialziamo il muro, diciamoci e leviamoci migliori, che nel ghetto non ci siamo noi, ma ci restano i "diversi", i padroni di casa che, se proprio, possono imparare il turco.
Se tanto promette tanto e nel piccolo sta il grande, chi o cosa sta entrando nell'Unione europea...o Eurabia ?
I rigurgiti si fanno sempre più vicini, come le contrazioni del parto, così come la nausea che precede l’imminente gravare;
come le scosse, i tremolii, i borbottii prima dell’arrivo del terremoto o dello scoppio del tappo, sul cocuzzolo del vulcano.
Dite quel che vi pare, ma questa Turchia e il suo primo ministro, Recep Tayyip Erdogan, dove sta andando a parare mi piace poco o nulla: mi procura solo timori, non mi convince, non sconquifera anzi, torna a far ripensare e rileggere un mio vecchio scritto di gioventù, e perdonate lo specchio di Narciso, ma ogni tanto pure il Beppe c’azzecca.
Dal lontano 20 Ottobre 2004, il polveroso pensiero: La somma delle pere.
Confessando la mia piena ignoranza del problema, butterò un sassolino nello stagno affinché il sommovimento possa generare delle onde di ritorno, a permettermi il correggere la direzione del procedere. Sempre da profano, cercherò di avanzare con i "piedi di piombo", applicando il grezzo buon senso (ragionerò a "spanne", a braccio, con approssimazione) derivatomi dalle lezioni della vecchia e rimpianta maestra che, tirandomi le orecchie, bonariamente correggeva: "Giuseppe, quante volte ti devo dire che non si possono sommare le pere con le mele!?". Non avendo mai avuto la vocazione dell’ortolano buttavo nella sportina le une con le altre sbagliando pesi e misure. Fatto noi pere e la Turchia la mela, come per la cultura islamica l’una e la nostra l’altra, penso che prima di integrare si debba "omogeneizzare", come per la pappa dei bambini in forte crescita: il corpo deve formarsi in armonia con la mente. Dopo il sì alla Turchia c’è chi ipotizza di proseguire ad appiccicare francobolli, a portare le nuove armate d’Alessandro il Grande, ancora ai confini dell'Asia e del Medio Oriente. Ma essere più grandi non significa sempre essere più forti. Anzi. Qui, la mia rimpianta maestra tirerebbe uno scappellotto a spolverare i miei pochi capelli ormai ingrigiti! La questione turca ha posto e pone all'Unione Europea, già in piena crisi d’identità, un drammatico problema: come impatteranno 70 milioni di turchi musulmani? Non si finirà per alterare in maniera rilevante le radici cristiane del continente? Non avanzando con le falangi d’Alessandro ma con l’intelletto, la cultura, la tradizione, ci si dovrà rapportare - non imporre - con una lunga teoria di fattori etnici, religiosi, culturali, demografici, economici. Come un elastico, avete presente? Floscio e maneggevole all’inizio, poi si tende muscolarmente a mostrare forza e tenacia, quindi comincia a strozzarsi in un punto mostrando la struttura, la striatura delle sue fibre, per poi sfilacciarsi e spezzarsi d’improvviso. No, non si può: pere e mele hanno bisogno di un passaggio di mezzo, prima di far somma. Magari passare in stato di marmellata per meglio agglomerarsi a conpenetrarsi l’un l’altro sommando così gusto e armonia in un nuovo soggetto, a farsi leccar le dita e non a contorcersi dal mal di pancia! Non è questione di scontro di civiltà, giammai. Il motivo del contendere deriva da un’ignoranza di civiltà! Prima di venire in contatto abbiamo bisogno di una riduzione, una ruota dentata a far da passaggio tra due rotismi differenti per dettare il ritmo. Abbiamo bisogno di cervelli ( e qui casca l’asino, convengo!). L’Islam invece deve andar di ramazza: nelle sue moschee a gettare lo strame e portare menti illuminate, altrimenti si spegnerà alfine un fuoco, ma si manterranno le braci. I nostri mezzi d’informazione enfatizzano la parte più spettacolare e cruenta delle notizie: lievita a dismisura la portata della forza distruttrice perché fa "audience", incrementa gli indici d’ascolto. Sull’altra sponda tirano acqua al mulino delle proprie convenienze a cercare altrettanto ascolto. Sono le leggi dell’informazione, che non campa d’aria, ma a far di conto: quante "orecchie" hanno ascoltato? Quanti "occhi" ci hanno visto? Un fast-food dell’informazione, pronto a sfornare concetti "pre-confezionati" e "pre-digeriti"! Chi da loro arriva ad osservare il nostro mondo porta spesso il paraocchi, condizionato dal proprio "brodo" di coltura. Di rimando, da noi, col gomito si cerca di togliere la polvere dal vetro degli occhiali! Prima di vivere bisogna convivere in una "terra di mezzo", anzi, con una "rotellina" di mezzo, a scambiarsi rispetto prima che dispetto. Gli ingredienti vanno dosati non solo mischiati: non sempre due parti fanno una unità! No, così non và, a voler sommare pere e mele. Non lo dico io: lo diceva la mia maestra...che era saggia, sì, ma...tirava di quelle nespole tra capo e collo che mi rifacevano la direzione ai capelli!
Io, secondo me...13.02.2008
mercoledì 13 febbraio 2008
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