lunedì 11 febbraio 2008

Fiato alle trombe !

Trombe, trombette, tromboni e trombati, ovvero, la fauna delle quattro "T", le prime tre all’appello per riposizionare i sacri lombi sui "cadreghini" rimasti vacanti: via alla campagna elettorale e...

Io, secondo me...

nella campagna della pianura Padana ci sono nato: sono un prodotto di cascina, come le mucche, i cavalli da tiro, il somarello e le galline, che del ciuchino e dei polli qualcosa pure avrò;
sono stato svezzato con il latte di cornute fattrici e le uova di carampana e pure del salame mi sono preso, e dell’oca - qualcuno penserà - qualcosa è rimasto, non il passo, ma vi concedo accusa d’essere troppo generoso di penna e starnazzo.
Dai compagni di fattoria a quelli di stalla montana, il passo è stato breve, che di forte gente bergamasca m’è toccato dote d’imparare ad essere insistente, ostinato, testardo, cocciuto e incaponito, che è tutto dire la stessa cosa, ma l’accavallarsi dei termini è indicare mucchio, a fare peso per aggiunta.
Non sono uso spaccare il capello in più parti, che la roncola affetta per grossi spessori e il mio pennino è un chiodo;
Il mio mondo fu di pietra e legno e, seppur oggi ho lasciato specchi e collanine, provo ancora meraviglia per cose piccole e semplici, e son quelle che mi danno e uso per misurare i concetti, i soggetti e gli oggetti: alla quercia ci arrivo dalla storia del seme.
Come alcuni compagni animali di casolare e casa colonica, anche io ho un rumine, un secondo stomaco mentale, dove ammucchio le cose per poi masticarle, biascicarle, spezzarle, impastarle, rimescolarle per un miglior digerire.
D’accordo: i tempi sono lunghi, e ci sarà chi prima arriva al ruttino, ma il rosicchiare ognuno lo fa secondo il tipo di denti che, in momenti di ricordi a breve, rigurgitare della memoria non guasta.

...

Furono gli anni a cavallo del ’94 quelli che fecero montare l’odio e la creazione del capro espiatorio, quello a cui addebitare tutti i mali del mondo, da usare come spugna ed assorbente dei peccati collettivi: nacque allora il "Nano malefico", da sommergere usando lo spargitore di sputi e di letame;
Oddio, non che l’irrigatore d’odio non fosse già stato collaudato e usato: i suoi apprendisti fecero pellegrinaggi continui per impararne i meccanismi e i segreti, andando a scuola da chi ne fece rivoluzione...no, solo che avevano già falciato e martellato sul percorso ed erano convinti d’aver creato una "gioiosa macchina da guerra";
ma, come si dice, si fecero i conti senza l’oste, ottenendo figura...d’Occhetto quando quello passò all’incasso.
Come per Napoleone, anche questi bauscioni furono costretti alla ritirata, la stessa: di Russia.
Contrordine compagni, che il piccoletto di cui ci siamo presi gioco c’ha messo nel..."cul de sac" e bastonati per benino: la macchina s’è rotta, la guerra l’è persa e la gioiosa l’è in cantina !
Zitti e...Mosca, che i professionisti di pastoni politici sono rimasti in braghe di tela, che dovrebbero farne divisa per meglio avvicinarli al "poppolo" della rivoluzione, destinato a restare sempre povero e proletario, che altrimenti tutta l’impalcatura del cazzeggio marxista-leninista andrebbe a puttane.
La lotta di classe non permette promozioni, ma devono essere tutti ripetenti, che sennò tutti si fermerebbero per strada a consumare il pasto per mai arrivare al fulgido sol dell’avvenire.
Il popol-bue deve rimanere a brucare rasoterra, che semmai è tutto il resto che si deve abbassare.
Con le idee chiare, eccoli a portare disgrazie in tutto il mondo, guastando ogni cosa fosse toccata da quell’ideologia infame, che per aizzare la lotta di classe non solo portarono popoli ed economi a terra, ma anche sotto terra !
Non lo dice il Beppe campagnolo: questa è Storia, sono fatti, come quel muro di Berlino crollato che porta oggi quelle nazioni prigioniere a buttare le catene e adottare il pur imperfetto capitalismo, preferendo il consumismo alla consumazione, praticata da un Comunismo assassino.
Ma quelli sono roditori, tarme e tarli, che erodono nel tempo.
Dagli oggi, dagli domani, è riuscito lo scalzare il "Nano malefico", che li aveva umiliati;
ingrassata e oliata, la "gioiosa macchina da guerra" è ripartita, riuscendo a portare i loro sederotti a poggiare non più su dure e scomode panche, ma sui cuscini di morbide poltrone, tenendole e riuscendo a controllare e condizionare il bue da lavoro, che gli aveva aperto la pista, portandoli da una condizione di "seghe e gazzosa" al "Donne e Champagne".
Non è durato molto, che è più facile per quelli demolire che costruire: spazi di manovra azzerati, soffocati da una pressione fiscale asfissiante, massacro dell’organizzazione burocratica e della funzione giudiziaria ( buona fino a che colpiva gli altri ), frontiere aperte a cani e porci, senza controlli, una criminalità in crescendo così come per efferatezza, prepotenza e sicumera;
no Tav, no termovalorizzatori, no rigassificatori, no a tutto, che pure nell’andarsene hanno lasciato escrementi a ricoprire una città come Napoli e a svergognare l’intera nazione.
Ultimo affondo e lascito, i nuovi poveri, che nessuno c’è riuscito di salire, ma tanti trascinati al fondo dalla livella della miseria: giusta "equivicinanza" per tutti, nel segno ed equilibrio del sei politico.
Con metà dei voti hanno spadroneggiato sull’altra parte, non lasciando loro alcuna rappresentanza: ogni posto la sua trombetta, che suonava solo il loro di spartito.
Tipico del credo cui faceva parte lo zoccolo che teneva in piedi il baraccone, lo stato di polizia doveva invadere, entrare pesantemente nel portafogli della gente, tentare scalate a banche e giornali, epurare e decapitare vertici, dalla Guardia di Finanza ai Carabinieri, dai Servizi Segreti alla radio e televisione: un colpo di Stato politico pervadente ma discreto, a piccoli passi ma inesorabile.
Fortuna che altre farneticazioni sono state spuntate, come la vetusta richiesta di abolire la proprietà privata, "okkupare" le seconde case, gli espropri proletari, che è sistema di sfaccendate cicale per parassitare e fregare gli eterni trombati: le laboriose formichine.
Chi ne occuperà il posto, col cazzo che ci troverà un "tesoretto" d’avanzo, ma potremo fare come i barboni, a raccattare tra la mondezza, che forse qualche buccia è rimasta.
Ora, si dice che i topi hanno un gran fiuto per capire a tempo quando una nave affonda.
Mi ricorda Cossiga, il "Picconatore", che cominciò a dare colpi al sistema quando già agonizzava, dopo secoli in cui l’aveva servilmente assecondato e da quello sfamato, con il gratificante sistema del "Non vedo, non sento, non parlo"...almeno, fino a che quello aveva denti per mordere e difendersi !
Lo stesso vale per Veltroni e il suo Partito Democratico, che non aveva fatto in tempo a sfilare la poltrona al Prodi, ma anzi meglio ora, che non gli tocca la rogna, ma cerca la bistecca con l’osso.
Ecco il pomposo baffin D’Alema apostrofare le schiere del centrodestra come "guazzabuglio", che quando lui ha poggiato chiappe con il Romano, era parte di un’armata Brancaleone con tante bocche da sfamare, che oggi rivolge pari accusa agli altri.
Faccia di tolla in lega con il bronzo !
Adesso fa lo sborone:
- «Le tasse vanno abbassate subito ! I soldi per coprire ci sono...Prodi li aveva messi da parte proprio per questo».
E dove: su un conto svizzero ?
La barzelletta l’aveva già spesa il Romanprodi, ad anticipare pasturazione per le elezioni amministrative, subito stoppato dal Tommaso Padoa Schioppa, che rimise la palla a centrocampo:
- «Bambole, non c'è una lira !»
Dato fiato alle trombe, i trombonI di turno soffiano la musica del timoniere del barchino a vela che, cazzando la randa, svicola a tutta mancina e promette...da marinaio, e tiene aperta la porta di servizio:
- «Ci sarà un centrosinistra riformista e di governo e una sinistra radicale, il che non vuol dire che non ci siano momenti per convergere».
Ma guarda tè chi parla di guazzabuglio, e poi rivuole nel letto il primo amore !
- «’A D’Ale, mò se vede che vai in barca, che mi sembri ‘nu poco sciroccato».
Alla larga, dal... "Baffo malefico" !


Io, secondo me...11.02.2008

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