lunedì 26 gennaio 2009

L'anno del pio bove

Capodanno cinese: fine dell'anno del topo, ecco quello del bue.

"T'amo, o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m'infondi".
Pace, amore, perdono, buoni sentimenti e "volemose bene".

Esempio di calma e rumine pazienza, sul fare pacioso del mite manzo, ecco che il figlio di buona famiglia è restituito e ritorna al nido, tra le braccia e le amorevoli cure di "mammà" e papà.
Povera creatura, che ha fatto di male per avercela così tanto con lui, che così facendo gli scombussoliamo la crescita ?
Quisquilie, pinzillacchere...effervescenza d'anni verdi: tempesta ormonale con produzione di "escrescenza", tipica dell'età giovanile, come l'acne.
Dove ha "parcheggiato" la protuberanza, frutto di tanta "normale" agitazione, è un fatto puramente secondario, naturale come infilare la spada nel fodero.
Davide Franceschini, il cocco di mamma, torna a casa.
La ragazza che aveva violentato, esplode in una rabbia per nulla contenuta:
- « Perché hanno liberato il mio aguzzino? Se la vittima fosse la figlia del giudice...se non fanno giustizia, me la faccio da sola !»
Apriti cielo: si sono spalancate tutte le cateratte del "perdonobuonismo", da un tanto il chilo al mercato dell'ingrosso: tanto mica è figlia nostra, e su quella d'altri ci si può cazzeggiare sopra !
- «No, no, no, bambina: non si fa così, controllati».
E già, deve moderare i termini;
lei, che si era trovata come la tazza del caffelatte, quando gli infilano il cucchiaino e mescolano fino alla schiuma.
Gaia, la barista dei Castelli Romani, stuprato in un bagno chimico alla Fiera di Roma, durante il veglione di Capodanno, ha risposto proprio male alla provocazione, più che decisione, del Giudice per le indagini preliminari, di concedere gli arresti domiciliari all'ennesimo e annoiato "figlio di papà", il suo stupratore.
Povera Gaia, le arriverà sicuramente la classica letterina, che ogni scafato avvocato consiglia al proprio assistito:
- «Ascolta me, bamboccio, che faccio l'azzeccagarbugli da una vita: scrivi due righe in cui ti dichiari pentito; fa tanta tenerezza».
Caterina Caselli, la ragazza dal casco d'oro, ai miei tempi cantava una canzone, che qui c'azzecca:
"Perdono, perdono, perdono... io soffro più ancora di te !".
Ecco, il Davide ci potrebbe trovare spunto;
e se qualcuno osasse contraddire, da un’altra canzone della Caterina, ecco l'aiuto:
"La verità mi fa male, lo so / La verità mi fa male, lo sai / Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu / Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più / la verità ti fa male, lo so / Dovresti pensare a me e stare più attento a te / C'è già tanta gente che / ce la su con me, chi lo sa perché ? Ognuno ha il diritto di vivere come può / io ti chiedo scusa, e sai perché ? / Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu !".
La nostra è una società dei "segni", l'immagine prima della sostanza.
Ci si presenta con la forma, che è quella che rimane impresso nella memoria, in una realtà quotidiana scritta sulla sabbia.
L'informazione è come la frutta colta acerba e messa nei congelatori: appena tolta si consuma subito, altrimenti marcisce in fretta, tanto è forzata, anzi, "pompata", dalla raccolta alla distribuzione.
"Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammuce u passato, simmu in Italia, paesà !".
Il "segno Franceschini", inciso in future memorie labili, se mai ne rimarrà traccia, sarà percepito come l'ennesima umiliazione, quasi una legge di natura, inferta dall'aguzzino alla vittima designata.
Più facile che "Passata la festa, gabbato lu santo" e tutto cada nel dimenticatoio, ottimo terreno da "semina" per altri che abbiano voglia d'abbeverare e inzuppare il prode augello, il superbo "Creapopoli".

"T'amo, o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m'infondi".
Pace, amore, perdono, buoni sentimenti e "volemose bene".

Anche "l'uomo di Ratzi", figliol prodigo, è tornato alla casa del padre:
Richard Williamson, "vescovo ad honorem", unto dal disobbediente e scismatico Marcel Lefebvre, è stato rimesso e riammesso alla cova di mamma chioccia.
Come nei cani dopo uno sboccamento: per istinto antico del lupo, mai lasciare per strada un qualcosa che avevi faticato ad ingurgitare e masticare.
- «Cosa nostra, affari di parrocchia: nessuno s'impicci, che i panni si lavano in casa».
E no, care sottane e tonache: nulla da obiettare, sennonché abbiamo a che fare pure con un antisemita di primo pelo !
- «La Santa Sede ha accolto Williamson, ma ciò non implica che il papa ne condivida anche le opinioni».
Come dire: ho preso un purgante, ma non è colpa mia l'effetto che produrrà.
"Riccardo" cuor di sciacallo, nega i milioni di morti dell'Olocausto;
da buon talebano d'Occidente, sposa la miglior dottrina degli Ahmadinejad Mahmoud.
Riccardino sarà ancora convinto e incazzato, che gli sporchi ebrei gli hanno inchiodato il Salvatore Gesù: deicidi, assassini; popolo, più che eletto, maledetto !!
Questo pretuncolo, nominato illegalmente vescovo dal rivoltoso "Marcellino" Lefebvre, è a pontificare che non sei milioni di luridi ebrei, ma spiccioli, sono morti "fisiologicamente" nei campi nazisti, che erano di concentramento e non di sterminio.
Testimonianze, filmati, documenti e prove irrefutabili, dal suo scranno sono viste e trasformate da "Ricky" Williamson in carta straccia, cascame, pattume.
C'ha il dente avvelenato con i figli d'israele, il...taleban contrario.
Benedetto XVI ha firmato, il 21 gennaio 2009, la revoca della scomunica ai quattro vescovi ultratradizionalisti ordinati a capocchia da Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988.
Capisco, concordo e sottoscrivo per tre: ma il Riccardo no, quello deve essere messo alla porta, che se proprio vuole si "relativizzi" altrove.
"Perdonobuonismo" sì, nell'anno del bue, il bove che fa dire "mite un sentimento di vigore e di pace al cor m' infondi", ma "l'uomo di Ratzi" deve restare come Oetzi, l'uomo del Similaun trovato sui nevai perenni:
in ghiacciaia !


Io, secondo me...26.01.2009

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