giovedì 8 gennaio 2009

L'arte...cul in aria

L'arte della frittata è nel volteggio, il capovolgere: una bella scottatina di qua, l'altra di là, a cambiare il sotto con il sopra, nascondendo la faccia per mostrare il culo;
a ben dire, la faccia era già bella tosta, ma si fa prima a prendere per il fondello più che dal fornello.

- «Et voilà, sìori e sìore, anzi: abracadabra, ad istupidirvi con gli effetti speciali della dissimulazione».

Il popolo dei "Cul in aria", i "Guerrafondelli di Allah", quelli che hanno offerto la parte migliore, l'apice a Dio, possono tornare a farci fessi, che tanto quello che volevano è stato ottenuto: far girare per il mondo musulmano i tanti deretani al vento che occupavano piazze, specchio di templi cristiani.
C'hanno fatto il porcheggio - ops, scusate: il parcheggio - per farci i cazzi propri, e non mi si dica che era solo preghiera: è stato l'equivalente rispetto e utilizzo che ha il cane per la pianta da innaffiare !
Hanno marcato il territorio, facendo percepire al mondo islamico - peggio, islamista - in mondovisione, quanto siamo bamba, che possono infilarci dentro di tutto, come per il dito nella panna.
Siamo così burrosi da poterci ricamare sopra pure i riccioli.
La nostra ormai è la società delle immagini, la prevalenza della forma sulla sostanza.
Impressa rimane la figura, le emozioni stimolate dall'occhio;
tutto il resto è la camminata di una goccia d'acqua sul levigato di una stufa accesa: svanisce in un rapido sbuffo di vapore.
Il fantastico sapore cucinato, l'arte "cul in aria", il possesso e la padronanza delle piazze, ha scolpito nella pietra l'inutile scorrere di gocce d'inchiostro sulle scanalature di una pietra ollare, lambita ai fondelli dal sacro fuoco.
Tutti i distinguo, i se e i ma, il puntualizzare o il distillare è solo il piagnucolare di porci, cani e scimmie, ai quali siamo assimilati: il peto non è uscito dai "cul in aria", ma dal nostro ormai indolente, lento e tardo infantile guaire.
Quel che ora si spende da noi è come lo zuccherino dato ad un animale da circo, addomesticato, per aver fatto bene l'esercizio che da lui ci si aspettava.

"[...] la preghiera collettiva in piazza [...] non era stata preannunciata, ma nata lecitamente su iniziativa di singoli";

bravi: un pesciolino alla foca.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi aveva parlato di fronte agli immigrati definendoli "tutti miei figli" e "ESEMPIO e TESTIMONIANZA preziosa per la nostra città che invecchia».

No, caro Dionigi: testimonial, non testimonianza;
Ma ti sei guadagnato un pesciolino pure tu.
Sono quelli come te, sempre a pensare che è l'erba del vicino la più verde, che umiliano anzitempo il proprio gregge, lasciando invecchiare e andare a ramengo l'ovile delle striminzite e rachitiche pecorelle di Cristo.
La nostra, la mia, è la rabbia di chi sente il proprio pastore far festa ai caproni d'altri, accarezzando i cornuti per lasciarci mazziati, in balia ai lupi, che fanno festa in assenza del pecoraio.
Tettamanzi: tiè: un altro pesciolino e pure uno zuccherino, che le tue acrobazie valgono le risate del pubblico dei "cul in aria", piazzisti e venditori che sulla porta di casa tua hanno ben e meglio saputo vendere del loro.
Ah, lascia qualche zuccherino, che nell'elenco dei creduloni c'abbiamo una nutrita schiera, di quelli che minimizzano pensando che è meglio rimandare a domani quel che non gli riesce oggi:

- «[...] lenzuoli bianchi con disegni azzurri [...] l´effige data alle fiamme era solo un drappo artigianale, con simboli non riconducibili alla bandiera ufficiale di Israele».
E già: bruciavano solo il corredino del pupo; sicuramente un maschietto, visto il colore celestino e celestiale.
Quelli in piazza erano solo dei grandi compagnoni, anzi, compagni.
Compagni di merende. Di Hamas. Di Hezbollah.
Meglio: tutti figli, ESEMPIO e TESTIMONIANZA preziosa per la nostra città che invecchia, e allora, largo ai giovani !
Altri pesciolini, per questi bravi acrobati, illusi più che illusionisti.

Fregato l'arrosto, ora ci vogliono far credere quanto è meglio il fumo.
"[...] Gli islamici si scusano. Milano - Il presidente della Casa della cultura islamica di viale Padova, Asfa Mahmoud, ha chiesto all'Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi un incontro per chiarire quanto è successo sabato scorso e portare le scuse".
Asfa, ascolta me: lascia le scuse e portati degli zuccherini, che bastano.
Scappati i buoi si chiude la stalla: via noi, hanno chiuso le porte del Duomo.
Mahmoud, lancia il pesciolino, che la nostra foca...monaco penserà a prenderlo.

Ah, Asfa: la prossima volta entrate direttamente in chiesa, tanto siete ormai di casa;

tutti miei figli, ESEMPIO e TESTIMONIANZA: grandissimi figli di Allah !


Io, secondo me...08.01.2009

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