“Com’è nel grande, così è nel piccolo”.
Nella magia delle pagine del libro, mondi fatti di carne si rivelano, attraverso chi ci vive e muore;
quella crosta che, alla vista, pare una minacciosa corazza, spesso serve a contenere e proteggere la fragilità e le debolezze di vi si cela.
Nascosti in quei coriacei carapaci - di cemento, d’acciaio o in gabbie d’ossa - ci siamo tutti noi, con le nostre virtù e le debolezze, grandezza e miseria, fragilità e tenacia.
In noi vive Viola, la Preside assassinata del prestigioso liceo “Livio Andronico”: lo “squalo”, una gran carogna, una manipolatrice, la Penelope che crea e scompone trame e vite a piacimento, ma che alla fine scopriamo avere anche un qualcosa d’umano, morendo per aver troppo amato;
il Comolli, che vi insegna, ma si sente sprecato e vittima sacrificale, convinto di dover servire delle nullità;
l’una e l’altro, disposti ad essere forti con i deboli e deboli con i forti, a schiacciare sotto il peso delle proprie frustrazioni chi è inerme e disarmato, mostrando però servilismo e deferenza a chi potere ne ha, più di loro.
Noi siamo Conticini, capitano dei Carabinieri, insoddisfatto pure lui, soffocato in panni stretti, per il gigante che si sente d’essere, riversando tanto astio e rabbia sul debole di turno, nell’esercizio della sua mansione.
Come maschere pirandelliane, cambiamo volto e recitiamo anche i ruoli di Benetti, con le sue paranoie e la voglia di fuggire da un mondo che non lo appaga più e non riconosce;
oppure, all’opposto, Loneri, che si chiude in un universo protetto e protettivo, circondato da bastioni, mura possenti e un profondo fossato, per morire nel momento che abbandona la fortezza, nel tentativo di salvare una persona a lui cara.
Siamo Samir, allontanato dal suo amore e terrorista per rivalsa.
Sentiamo la carne lacerata, strappata e dilaniata di Valentina, quando subisce la doppia violenza di una famiglia che, con l’inganno, gli fa perdere l’amato ed estirpa dal ventre il frutto del loro amore.
Come dimenticare il passo dove un piccolo crogiolo di cellule, ancora ribollenti, sono risucchiate e sputate in una asettica bacinella, frutto ancora acerbo, scartato come poltiglia marcescente?
Siamo Driss, con la sua diversità, infamante per una parte di mondo da cui deriva;
sentiamo nell’animo il conflitto di Jamal, il padre, servo più che figlio, di una divinità che vuole estirpate simili peccaminose deviazioni.
Come non udire il palpito del gran cuore della professoressa Dalla Chiara, la creatrice del Corso di Scrittura Creativa, dove molti dei personaggi si sono trovati ad interagire, sorgente da cui sono sgorgate molte delle simpatie e delle antipatie, le cui ripercussioni sono poi a riverberare nell’annodarsi di storie e ruoli.
Come non percepire la rabbia verso la Viola che, nella maniera e con modi più subdoli cercò di privarla della sua creazione e creatura letteraria, versando veleno dall’interno e creando malumori e insidie, nel tentativo di rimuoverla?
Come non intuirne la tenacia e la combattività, il rigonfio muscolare di un lottatore ma, per altri versi, provarne tenerezza, nello scoprire forme d’ingenuità e di commovente bontà dove, anche quando ne avesse l’opportunità, mai riuscirebbe a finire un avversario sconfitto?
Sui tanti palchi, nel teatro delle vite, s’intrecciano stanchi amori e cocenti passioni, odio ed invidia, profonde amicizie ed intense rivalità, gelosie, cattiveria, opportunismo, ma anche generosità, slancio, bontà, soccorso...si mostrano i tanti aspetti dell’umano vivere, nella cui carcassa deforme dimora ancora il soffio divino della creazione.
No, non è solo un romanzo;
non lo si può liquidare come un semplice prodotto di carta, da classificare, come “Giallo”, in riduttiva forma investigativa;
meno ancora, “Noir”, cruda cronaca del conflitto tra bene e male e nemmeno “Hard Boiled”, raffigurazione per nulla sentimentale del crimine, della violenza e del sesso.
Il romanzo non è “solo” questo e quello, ma “anche”.
A destra come a sinistra, le pagine sono come i aste di una bilancia, alle cui estremità i vari pesi sono stati messi per cercare l’equilibrio perfetto.
C’è violenza, morte e sofferenza e si indaga per cercarne origine e causa;
il bene e il male non sono solo bianco e nero: ci sono tutte le tonalità dei grigi, perché la morte non è data solo per il gusto di uccidere, ma per convinzione che sia necessaria, certi d’essere al servizio di una causa giusta e superiore.
Violenza e sesso, non sono neppure crude emozioni, ove non riconoscerne sentimento: l’una e l’altro vivono di profondi convincimenti e roventi passioni, che nulla però hanno d’istinto animalesco.
Contenitori e contenuti, pentole dove sono a cuocere le anime.
“Com’è nel grande, così è nel piccolo”...in tutti questi mondi siamo attori o comparse.
Per questo, su questo muro di carta, scriverò, contro l’ignoranza: “Asino chi non legge”;
e chi non lo facesse, sarà ad averne rimorso e rimpianto, condannato alla penitenza di cantilenare, in eterno, il...Mea Culpa.
Autore: Isichiara – Elisa Vavassori
Prezzo: 18 miseri Eurini, per una polpa di 296 pagine
Collana: Contemporanea
ISBN-13: 978-88-7799-319-9
casa editrice: La Vita Felice