martedì 29 marzo 2011

Sarcofazy

Si dica quel che si vuole, ma a me questo silenzio fa paura.

MI sento come quello che, sulla spiaggia, vede il mare che si tira indietro per prendere la rincorsa e spazzare la terra, come lo tsunami del Giappone.
Ecco, questa ritirata mi mette ansia: non è da loro, non è mai accaduto in passato, hanno sempre fatto cagnara, alzato polveroni, esploso bombe e bombarde, e fatto guaire lame, accarezzate dalla mole.
Ora, silenzio, una pace dei sensi tombale dove anche il frusciare dei cipressi, che fanno anticamera all’ingresso dei cimiteri, somiglia agli acuti di una sirena in un Convento di clausura.
Si sono estinti, come i dinosauri?
Hanno preso un batterio che li ha sterminati?
Il loro intestino è stato colonizzato dal virus della cagarella?
Silenzio.
Muti.
Afoni, che anche uno in agonia ha più palpiti di loro.

Al Qaeda, Osama, il suo profeta e i sottopancia suoi, ‘ndo ca...volo sono?

Nel gran casino, che sta scuotendo le fondamenta di consolidate dittature e maneschi padri-padroni, dal Medioriente al Nordafrica, mancano gli attori principali: i “prezzemolini”di “Osamallah”, onnipresenti, dove c’è da menare le mani.
Ammorbiditi dalla piazza in armi, tanti megalomani si sono squagliati, ammosciati e, dove ancora in equilibrio, con la consistenza di tremolanti ammassi di budino o gelatina.

Basterebbe una spintarella...

Niente: il nulla, volatilizzati, con vuoti mediatici che pare il mondo dopo la peste.
Ma non abbiamo ancora raccolto le ceneri di tanto incendiare e quando c’infileremo dentro le mani o ci poggeremo sopra le terga, pensando a quanto paiono soffici, mi sa che ci lasceremo pezzi di cotica a sfrigolare, come le costine sulla griglia.
Noi, con la nostra mentalità, la presunzione muscolare, la sicumera di avere le chiavi dell’armeria, siamo come quei vecchi decrepiti, convinti che la nostra salma debba ottenere rispetto solo a ricordare i tempi passati, quando il pisello tirava e noi giravamo per il pianeta in cerca di un prossimo da fottere;
e, il non pagare marchetta, fosse nella convinzione che così gira il mondo, dove c’è sempre uno che sta sopra e l’altro sotto.
Ebbene: il quadrato s’è scoperto tondo, d’essere una ruota e che, prima o poi, ci tocca d’essere in basso pure a noi.
Come tacchini, all’approssimarsi del giorno del ringraziamento, dove si trasloca dall’aia al forno, eccoci a bisticciare per chi deve fare il gallo del pollaio, mentre fuori cercano i più grassi a cui tirare il collo per riempirci la pancia di ripieno e farci dormire in un letto...di patate fritte!

Noi, con i tanti satelliti spia che girano in tondo, satelliti della palla terrestre, con i tanti padiglioni che ascoltano pure quando fai la scoreggia al gabinetto, con telecamerine più fini di un pelo di...cavallo, oculi e vetri che sbirciano quasi sottopelle, noi, dicevo, eccoci a non prevedere e prevenire ‘na beata fava di nulla: dell’11 Settembre e neppure la fiammata che sta lambendo le sponde del Mediterraneo e oltre.
A Qaeda, muta, come un pesce.
Noi siamo dei bamba, perché guardiamo la foresta senza vedere l’albero, ma quelli, perché tacciono, perché fanno il riccio, perché sono in letargo?
No, loro parlavano, e parlano, si muovono tra le piante, ci vivono con quelle, si toccano, si conoscono: come possiamo essere tanto beoti da pensare che pur’essi siano rimasti di sasso, allibiti e meravigliati quanto noi, nel vedere, dalla mattina alla sera, il mondo girare alla rovescia?
I loro gangli nervosi sono come le ife, le ramificazioni dei funghi dove, alla cappella in vista, corrisponde sottoterra un mondo vasto, esteso, intricato e aggrovigliato che più non si può: come vedere la punta striminzita di un ghiacciaio senza sapere che sotto si stanno pavane e piedi come quelli di un elefante, che regge una zanzara.
Sapevano.
Sanno.

Quando le radici saranno marce al punto giusto gli basterà una spallata, a far crollare anche dei giganti.
E noi...abbiamo Sarkozy: un’emerita mezza sega, in cerca di una zeppa da mettere nelle scarpe.
Con l’altro, il perticone d’America, pare la coppia Gianni e Pinotto, famosi ridolini d’epoca.
Il piccoletto trama nell’ombra;
la Libia c’ha i pozzi di petrolio ma - accidenti! - se li ciuccia l’Italia.
Idea!
Tira, molla e messeda, Nanozy trova quattro gatti trombati della corte di Gheddafi e li convince a fare la rivoluzione.
Contropartita: a voi il cadreghino e a me il petrolio.
Gli italiani intanto, dormono sonni tranquilli, si girano beati sul fianco e mostrano il bersaglio.
Obama, come il solito, da lontano ci vede come la talpa, stringe l’orsacchiotto e si ciuccia il pollicione.
La Merkel pensa alle urne sue e Camerun si fa coinvolgere come un giuggiolone ma, non avendo una meta come lo gnomo gallico, gioca al tiramolla.
Qualcosa non va: Gheddafi tiene duro e comincia il Risiko da vincitore, sparpaglia l’armata Brancaleone, quei soldatini da operetta che si fanno riprendere a sparare alle quaglie o a salutare la mamma, immortalati nei filmati amatoriali girati con il telefonino.
Una rivoluzione bambinesca, infantile, dove le armate raccolgono il meglio degli scemi del villaggio.
Che sia anomala, diversa dalle altre, questa rivolta di pirla, si vede subito
Nanozy è costretto ad intervenire, che i suoi piani di scippo stanno andando a puttane.
Rovescia sul paese una valanga di bombe: altro che No-fly zone o operazione di contenimento!
Bombarda. mitraglia, sbombeggia, accoppa;
insomma: la guerra la fa lui, che se aspetta l’armata di pezza di quegli straccioni raccogliticci, campa cavallo!

Al Qaeda tace, ma ora ha buon gioco.

Ecco come funziona la “democrazia”, nelle intenzioni dell’Occidente: olio di ricino e, se non basta, il bastone!
Vorrete mica mettere le nostre leggi: magari severe, ma “educative”;
e la fede: noi abbiamo un Dio, e quelli no.
Le nostre regole permettono di buggerare e dire bugie all’infedele, ma non tra noi.
Sarkozy, per tutti, insegna: per una lattina d’olio venderebbe anche la madre (la moglie sarebbe meglio: chissà quanti cammelli vuole?).
Al Qaerda ha cambiato strategia, al “Mai ti pentirai d’aver taciuto. Sempre d’aver troppo parlato”.
Spalma la vaselina, prima di tentare l’affondo.
Tante menti da plasmare stanno navigando verso l’Italia oggi, l’Europa domani.
Quelli saranno il cuneo, il paletto che affonderà nel cuore d’Eurabia.
Bin Laden - o il suo fantasma - gongola: il suo sogno, di conquistare “Terrallah”, sta prendendo forma.
Ora che anche un Presidente ciula ha permesso di costruire una Moschea, a ridosso di dove furono le Torri Gemelle, da lui fatte abbattere.

«Vedete, che avevo ragione: il frutto è maturo ed è venuto il momento di raccogliere...piastrelleremo la terra con le ossa degli infedeli: riempiremo di loro, cimiteri e...Sarkofazy!»»

A me questo silenzio di tomba fa paura.


Io, secondo me...29.03.2011