giovedì 24 marzo 2011

L’uomo di Magda

«No, il signor Magda non può entrare!»

All’uomo di “Magda” sembrò di avere di fronte il famoso anello mancante, l’essere a metà tra la scimmia di sempre e il parto evolutivo, che avrebbe sgravato faticosamente l’Homo, quello “Sapiens Sapiens”.
L’”uomo di Magda”, davanti all’ibrido, tentò l’impossibile: comunicare.

«Magdi, il signor Magdi Cristiano Allam...perché non è bene accetto?»

La cotica arborea, una zampa pendula dal ramo e l’altra a stringere la banana, mostrò i colori di guerra del babbuino, la marcatura del territorio, avvertimento, minaccia e successivo scontro:

«Perché il signor Magda c’ha la scorta...e i cani, quelli che fiutano le bombe e da noi, come dice il cartello, non possono entrare; spaventano i clienti, come gli uomini neri che li accompagnano.»
L’”uomo di Magda”, pazientemente ma sempre più scoraggiato, cercò la conciliazione, proponendo all’altro di scendere qualche ramo e lui di approssimarsi alla base della radice.

«L’uomo nero con il cane è un Carabiniere; deve saper che, il signor Magdi, ha bisogno di protezione: tutti quelli che combattono il male e le ingiustizie, sono obbligati ad avere chi vigila sulla loro. Così è per il Papa come per il Presidente della Repubblica, per tanti uomini politici e di legge».

L’occhio da pesce lesso del primate cercò disperatamente la centralina di controllo.
Sulla pianta lui ci stava di un bene che più non si poteva, fino al momento dell’apparizione del “signor Magda”: dietro c’e il rischio che lo segua qualche pericoloso predatore.
L’elementare centrale di controllo in suo possesso, cedette i comandi a quella di comando, più semplice e reattiva dell’altra, dovendo solo far scattare degli interruttori, senza complicate elaborazioni.

«No, non se ne fa nulla; il signor Magda qui non entra!»

L’”uomo di Magda”, disperato, cercò il miracolo:

«Il signor MAGDI sarebbe disposto anche a lasciare solo un messaggio registrato; o far parlare una persona, che lo rappresenti. E per i cani, si può anche trovare una soluzione: saremmo disposti ad ammaestrare quelli della scorta, a fiutare esplosivi: la gente che li vedesse sniffare un ananas lo stracchino o il gorgonzola penserebbe ad uno di loro, che annusa se la merce è fresca.»

«No, no e no!!»
Anche i colori dell’”uomo di Magda” ora cambiano, passando dal rosso al nero, dal violaceo al nero.
«Ma, alla fine, deve solo recensire un libro: “Mea Culpa”, di Isichiara ed Elisa Vavassori. Guardi, giusto per tranquillizzarla, chiamo il Beppe, che c’ha scritto sopra due righe.»
Detto fatto, al fischio, compare un tipo rotondetto, con la pelata - che quello chiama “fronte alta” -
il naso che lo precede, il bel faccione paffutello, sbuffante come un mantice che soffia sulla fiamma.
Composto e ordinato, poggia il foglietto, la penna d’oca, il calamaio, inforca gli occhialini e comincia:

“Isichiara ed Elisa Vavassori...due donne eccezionali.

Isichiara per la generosità che tanto ha donato e ancora spende, per le persone e le cause, dove il convincimento della e nella loro bontà la porta a salire sulle barricate e gettarvi oltre il cuore;
Elisa per la tenacia con cui combatte la vita, che l’ha costretta sì su una carrozzina da disabile, ma che dimostra quanto quei confini siano superabili, quando compensati da altri talenti e la volontà di andare sempre oltre, nel mai rassegnarsi e gettare la spugna.
Il cuore e la testa, l’umanità unita al raziocinio, alla coltivazione dell’intelletto, alle costanti flessioni per potenziare un muscolo spesso sacrificato al pisolo quotidiano: il cervello.
In “Mea Culpa”, si specchiano tanti mondi, universi paralleli, sovrapposti e mescolati:
spezie e sapori sapientemente dosati;
tante emozioni e tante passioni, infiniti intrecci dell’umano respiro, dell’animale uomo, del suo essere grande come piccolo, unico quanto meschino.
Storie, luoghi, trame che si avviluppano, si abbracciano, si stringono e si rilasciano, come le spire di un serpente.
Non solo fantasia, finzione, lavoro della creatività e gente di carta: di là dai nomi, quasi tutte le persone descritte - come tanto del loro agire - sono vere, esistono e magari, senza saperlo, le abbiamo sfiorate per strada, sulla metropolitana, al bar o all’edicola o nei tanti luoghi dove brulica l’attività del nostro quotidiano.
Isichiara ed Elisa stesse sono parte e viaggiano tra le pagine della propria creatura, del loro libro.
Le presento, tento di presentare loro e lo scritto, perché le une e l’altro mi sono piaciuti e vorrei trasmettere queste emozioni.
Un modo per ringraziare la fortuna, il caso, il fato, il destino o la provvidenza, che ha fatto sì che il mio cammino incontrasse il loro.
Donne da conoscere;
il loro scrigno di tesori, regalato a noi: pagine ed inchiostro ricevuto in dono.
Non sono solo riflessi e luccichii: oltre la forma - spesso l’unico vestito della nostra società di belle croste - c’è sostanza.
Un libro da comprare e da assaporare, con la voluttà e la golosità con cui si succhia il midollo dall’osso;

e se ancora, dopo tanto, non sarò riuscito a convincere nessuno, ebbene...Mea Culpa”.

Dall’albero, lo raggiunse in piena fronte una noce di cocco.
Il Beppe, in rianimazione sull’ambulanza, continuava a delirare, urlando:

«La targa, la targa: qualcuno ha preso la targa del Tir che mi ha investito!?»

Il capo dei vigili, che stava scrivendo il verbale, sfogliò le pagine.

«Si, l’hanno presa: CAR4...l’automezzo era francese, anche se la scritta sulla targa si legge in inglese.»

Tutta colpa del signor Magda!!

Io, secondo me...24.03.2011