venerdì 26 agosto 2011

Ombre rosse



Come i bisnonni, tali i pronipoti: appena mettono le chiappe sul cadreghino, cominciano i deliri, le allucinazioni e i disturbi del pensiero.

Si sentono isolati, accerchiati, sotto assedio, come quegli animali con il fiato sul collo e il morso sui calcagni del predatore di turno.

Comincia la fifa, che altrimenti si direbbe blu ma, visto l’appartenenza loro, è rossa.
Le ombre sembrano prendere forma, consistenza e materia, paiono grandi, incombenti e ostili;
anche il vicino di branco sembra cambiare forma, quasi che sotto la cotica si nasconde il lupo per l’agnello.

La mania di persecuzione prende sempre più piede, la sensazione d’essere sempre sotto attacco diventa così acuta da provocare angoscia e senso di soffocamento;

L’adrenalina entra in circolo con la stessa violenza di un torrente in piena, che sommerge gli argini: il cuore s’accartoccia e poi si gonfia freneticamente i bronchi, la pupilla ed i vasi sanguigni dei muscoli del sistema coronarico vibrano, fibrillano si rigonfiano e gemono con scricchiolii preoccupanti.
Ogni muscolo del corpo si tende, come corda di violino; lo stomaco si contrae come un palloncino che si fora, mentre i vasi sanguigni cutanei e periferici diventano stretti come il collo di uno strangolato mentre la pressione arteriosa s’avvicina al fenomeno del vapore con la valvola della pentola a pressione turata.
Gli strati superiori del cervello, ultima acquisizione in termini di evoluzione, entrano in catalessi, per lasciare campo libero al primitivo rettiliano: estremamente reattivo e per niente riflessivo.

Pericolo, pericolo, pericolo!

Le mani si aprono ad artiglio, il viso diventa paonazzo, i denti digrignano e gli occhi diventano a palla.
Ecco pronti, ad affrontare i nemici: quei “poteri occulti, che tramano nell’ombra, che non vogliono apparire direttamente, che non si espongono”.
Lo schizzato ha solo certezze;

«I poteri forti ci sono, non ho alcun dubbio!»

Il “Giulietto” Pisapia, da pochi mesi signorotto di Milano, come gli antenati suoi, comincia a vedere i fantasmi, che ai tempi dei dinosauri chiamavano “controrivoluzionari”.
Il sol dell’avvenire non vide mai la luce;
Il “vento nuovo” rischia di nascere già con peto di bonaccia.

«I poteri forti tramano nell’ombra. Lavorano contro la novità della svolta politica e amministrativa che le elezioni ci hanno consegnato.»

Ciumbia!
Che strano però, come questi poteri “forti” si siano dimostrati tanto impotenti, quando potevano strangolare il Giuliano in fasce e hanno aspettato ora per tentare di farlo, quando già con il deretano ben aderente al seggiolone di regnante;
meglio sarebbe stato applicare la regola d’Erode e prevenire, invece di curare.
Forse che gli si era fulminata la lampadina e tanto quei poteri erano poco avveduti, da rimanere tanto nell’ombra da restare vittima del loro stesso scuro?
O magari non si erano ricordati di caricare la sveglia e, al risveglio, si sono accorti del ritardo e che la volpe era già nel pollaio?

«I poteri che contano [...] sono quelli storici della finanza, delle banche, dell’editoria, certi immobiliaristi e costruttori che hanno sempre fatto quello che hanno voluto e [...] temono per i loro interessi [...] adesso devono riposizionarsi, ma non vogliono perdere affari e profitti.»

‘azzarola!

Guarda tè quanta gente, durante la scalata del Pisapia, stava al mare, invece che curare l’orticello!


«Milano dà un segno di cambiamento enorme [...] le scelte che la mia amministrazione prenderà avranno un’incidenza forte sulla città e sulla rete d’interessi consolidati.»

Moschee distribuite a pioggia, a coprire quartiere per quartiere;
Centri Sociali nobilitati, da nido di pidocchi a benemerite sanguisughe da salasso;
Introduzione dell’addizionale Irpef;
“Ecopass” selvaggio, balzello per entrare nelle sacre mura meneghine: botta secca, indipendentemente dall’inquinare o meno, incuranti del sacrificio che tanti hanno fatto, per cambiare auto e permettersi la circolazione.
«Vado a piedi...!»
Aumento del biglietto del tranvai: mazziati e cornuti;
Milano applica la regola del “'ndo cojo cojo”: sparo con ampia rosa di pallettoni nel mezzo dei tordi, basta riempire il carniere.

Poteri forti? Poteri occulti?
Credo non ci voglia molto a capire l’antifona, e che la sollevazione presto monta dal basso, dove forse la gente normale e incazzata è in ombra e “occulta” solo perché il Giuliano non si cura di calpestare delle formichine.

«Certo, lo vedo chiaramente [...] obiettivo è denigrare la mia figura, come uomo, come politico e come amministratore [...] di accentuare, strumentalizzare le posizioni politiche, la dialettica che stanno dentro la mia giunta e la mia maggioranza. C’è una ricerca esasperata del contrasto anche quando non esiste. Io sono favorevole al confronto aperto, anche aspro con i miei alleati, ma una certa stampa gioca all’invenzione e questo non va bene.»

Povera stella, ce l’hanno proprio a morte con lui.

Ecco allora il solito armamentario della scuderia moscovita:

«I problemi più gravi restano quelli della città, degli effetti della crisi, dell’impoverimento di ceti sociali [...] La MANOVRA DEL GOVERNO taglieggia i bilanci delle amministrazioni locali e la mia principale preoccupazione è di dare un segnale forte di cambiamento, di giustizia, di solidarietà. Ho sempre detto [...] che ritenevo il bilancio dell’amministrazione precedente non veritiero, ma dobbiamo far fronte alle difficoltà mettendoci la faccia e assumendoci le nostre responsabilità. Questa scelta trova conforto nell’apprezzamento chiaro dei cittadini, soprattutto di chi soffre più duramente gli effetti della crisi e dei tagli del governo.»

La colpa è sempre degli altri; c’ho i buchi nelle braghe, piango per le mie pecore, ma le devo tosare comunque, perché arriva l’inverno e non c’ho il maglione pesante.
Però le pecore sono contente: adesso che ancora fa caldo, restare pelate gli da ristoro dalla calura...in inverno, si accalchino assieme, che ne avranno benefico tepore.

«L’impoverimento di Milano lo vedo [...] ci sono molte persone, cittadini che a causa della crisi, della perdita del lavoro, di una disgrazia, di una separazione, hanno perso tutto, che vanno a mangiare alla mensa e magari non hanno un posto per dormire [...] lavoratori dipendenti ridotti in povertà.»

Che culo: della macchina ne faranno a meno e, per risparmiare sul biglietto del tram, andranno al refettorio o all’ufficio di collocamento a piedi: faranno salutare movimento, che fortifica il fisico, il cuore e abbassa la pressione!
Però...c’è un però:

«Milano mostra livelli di ricchezza enormi, ci sono molti [...] che sono diventati ancora più ricchi. Ci sono in giro certi macchinoni, ci sono fortune enormi che emergono da un giorno all’altro nel commercio [...] Da dove vengono tutti questi soldi? Sono infiltrazioni mafiose? Un maggior controllo su certi fenomeni sarebbe necessario.»

E te pareva: eccola lì, la “sindrome del Savonarola”, la voglia, la frenesia della purga.
Invece che portare chi sta in basso a crescere, si usa la livella, sì, ma per fare del ricco un povero poi, nella merda si nuoterà, gomito a gomito, da buoni amici.

Una volta, la gente sua era nelle fabbriche, vicino ai lavoratori, ai “proletari”, al “poppolo”.
Allora c’avevano tutte le formule giuste, per aggiustare il vapore, per raddrizzare le schiene dei riottosi, per presentare il miracolo come azione comune, solo ad affidare nelle giuste mani la stanza dei bottoni;
quando e dove l’hanno avuta, si sono accorti quanto sia difficile fare i “conti della massaia”.
Dagli zoccoli alle scarpe di vacchetta, dal salvagente alla barchetta a vela, dalle salamelle alle ostriche; ora, se fanno quello di prima, gli vengono le vesciche ai piedi, il mal di mare con il materassino e l’orticaria con le costine delle belle feste dell’Unità.
Il culetto è diventato roseo e la pelle di velina, come quella dei neonati, e ci vuole la polvere di Fissan, per fargli passare il rossore, se la poltrona non ha l’imbottitura.

Hanno rivoltato il vestito, ma l’animaccia è rimasta quella, nel segno e nella tradizione dei bisnonni: quelli che “fecero l’impresa” novanta e passa anni fa.

Quando le ombre e i poteri forti si combattevano con un sano purgante.

Oggi, a quelli della “generazione Pisapia”, rimane solo la lucina da notte, quando vanno a nanna.

Per scacciare l’uomo nero, niente di meglio che...ombre rosse.

Io, secondo me...22.08.2011