martedì 2 agosto 2011

Vite spezzate



Sembrerebbe, ma non è il vero dramma.

Quando la vecchia signora rincorre e passa nel gruppo, sconvolgendone e decimando il numero, è come vedere il predatore che s’insinua tra il branco e azzanna il più indifeso, il più debole o l’incauto.
Prima di riempire il vuoto e serrare la saccheggiata fila, lo smarrimento è grande, così come il dolore.
Senti il freddo nelle ossa, quando la brezza sollevata dal suo manto ti sfiora, colpendo appena un palmo dopo;
vedi cadere la persona amata, chi ti ha seguito per una vita, l’amico più caro, chi ti accompagna, donne e uomini che ti porti nel cuore, con cui hai condiviso ideali, sogni, progetti.

“Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”.

In principio fu il Fato, ad indicare;
sulla tavola degli dei, dove sembianze dell’essere erano a muoversi, come su una scacchiera: erano quelli a decidere il tempo della caduta, secondo quanto disposto per l’uomo.
Venne poi Destino, che si voleva conoscere da subito la storia e l’invano sforzo per sfuggirne presa.

“C'è un tempo per ridere e un tempo per piangere...un tempo per nascere e un tempo per morire”.

Già: come una volpe inseguita dai cani e dai cacciatori, la cui fine era certa; al massimo, solo ritardata.
Un continuo correre, dal punto di partenza, dove insignificante pareva la direzione presa, che tanto in una buca si va ad abitare.

“Tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere”.

Perché allora non sposare la fatalità, l’ineluttabile, accettare passivamente, cercando solo il midollo della vita, gustarne quando possibile il meglio per riscattare il tempo del poi, quando la sofferenza sarà abbondante, quando meno il respiro?

“Tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto. In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo”.

Pare l’inno alla consumazione, il cantico della decomposizione, quasi l’inutilità dell’azione, qualunque sia, tanto “Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa”.
Altri dissero in modo diverso, ma con eguale sostanza:
“Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza”.
Se non della fossa.
E il massimo della disperazione, il colpo di grazia arriva, a far sospettare l’inutilità della vita, se non vista come un noioso, crudele e cruento disfacimento d’ogni illusione, che già si avrebbe a dire, ai nascituri:
“Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate”.

Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.

Ebbene, no.
Come l’acqua che scorre, che non è mai la stessa: e l’uomo, sotto il sole, neppure.
Quel che sta tra l’inizio e la fine non ha meno valore degli opposti.
C’è il male ma anche il bene, il tormento ma anche la gioia, l’egoismo con l’altruismo, l’odio ma pure l’amore, il passivo e l’attivo.
Dio - o la natura, per chi non crede - ha dato per certo due punti: un inizio e una fine;
in parte, gestibili dall’uomo, tramite il libero arbitrio, che può scegliere di interrompere il primo ed allontanare il secondo, ma mai cancellarne del tutto il tempo che ci sta nell’intervallo.
Ma è lì la differenza: d’intramezzo, ci sta il FARE, le azioni, che mai hanno pari causa per uguale effetto.
Si condividono emozioni, sogni, progetti, speranze.
E quando più, nulla e nessuno potrà mai cancellare il vissuto, nella mente e nel cuore di chi provvisoriamente rimane.
Siamo a piangere chi è rimasto indietro, nella corsa; chi, azzannato al polpaccio dalla morte è caduto nella polvere, per divenirne parte.
Ma, sant’Iddio: per un attimo di dolore, quanta gioia ci ha dato!!

"La vita, la morte...il vero dramma sarebbe stato il non avere mai vissuto".

Come nella toccante poesia di Ungaretti:
“Nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il paese più straziato”.
Perché dimenticare: c’è tanto di quello spazio, in quel muscolo pulsante.

Per chi non c’è più ma, con lui, il vero dramma sarebbe stato il non avere mai vissuto.

«E non finisce qui!» avrebbe esclamato, a questo punto, il compianto presentatore, Corrado Mantoni.

Io, secondo me...01.08.2011