martedì 16 giugno 2015

Gesuitaly

Gesuitaly

Ho l’attenuante di essere un uomo e che ho una sessantina d’anni sul groppone.
La mia compagna, essendo donna (e di questi tempi è meglio sottolinearlo, visto le Trans-mutazioni in atto), lo sa bene e usa un occhio di riguardo.
Facendo poi la badante per mestiere, ancora più riconosce i segni di “distrazione” senile.
«Hai la scarpa con la stringa slacciata… chiudi la patta dei pantaloni. Il calzino ha un buco e la camicia è lisa e sfilacciata: cambiala!»
Ricordati la pastiglia di Rimbambil la mattina e il Rincoglionil la sera.
Poco male se qualcosa poi dovesse sfuggirle: quelli come me si confondono con il paesaggio o la tappezzeria di casa.
Potessero farlo, i più mi passerebbero attraverso e il giorno in cui figurerò sugli avvisi mortuari, probabilmente mi copriranno con un manifesto elettorale e la multa per affissione abusiva arriverà ai miei eredi.

Ma Lui… possibile che lo lascino alla deriva, come usano gli scafisti per i loro (de)portati?
Lui è il Papa, il successore di Pietro: è un SS… Sua Santità!
Eppure…
Il bastone, il pastorale, incollato con nastro adesivo… le scarpe nere e consunte, che indossa da quando è stato eletto, con la speranza che non lo siano anche i calzini;
 la croce semplice che pare di latta pressata, l’anello del pescatore trovato nell’uovo di Pasqua e un orologio da polso che fu clessidra, prima di finire sotto la “Papamobile”.
Ancora peggio: nel corso della visita alla parrocchia "Regina Pacis" di Ostia, ecco la talare con la manica sfilacciata.
Fortuna che ha la veste lunga: sospetto anche la cerniera abbassata o i bottoni in libertà.
I papi precedenti avevano le suore che li assistevano amorevolmente.
Questo no: deve essere un cultore del “fai-da te”, del bricolage.

Oppure no… non dimentichiamo che è nato Gesuita. È un Gesuitaly nostrano.
Il fondatore di quest’ordine fu uno spagnolo di nome Ignazio Loyola: un vero “generale”, dal come diede un’impronta militaresca alla sua creatura.
I Gesuiti sono un ordine all’interno della Chiesa Cattolica Romana chiamati anche Compagnia di Gesù, e il cui capo è soprannominato “Papa nero” per l’enorme potere che esercita in Vaticano: si mormora che sia la vera figura che controlla le gerarchie vaticane e la Chiesa Cattolica Romana.
Due gesuiti al vertice: uno nero e uno bianco.
Mischiati, fanno un bel gemellaggio… di Eminenze grigie!

E la prova dell’enorme potere è proprio nel risultato, dove il nostro bel pacioccone che veste e muove “casual”, in poco tempo ha spazzolato il potentato precedente e ripulito la IOR, l'Istituto per le Opere di Religione: un “setaccio” di grana, intesa come soldi, che ha riempito, oltre ai forzieri, anche le cronache nere degli ultimi decenni, visto che la trasparenza nei conti e nello spigolare nulla hanno avuto di pulito.
Basta ricordare due dei “frequentatori” e compagni di merende, che hanno avuto a che fare con il “pio” istituto: uno, il Roberto Calvi, allora presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato a Londra, sotto il Ponte dei Frati Neri, sul Tamigi;
e il Michele Sindona, banchiere della mafia, eliminato con un caffè al cianuro, nel supercarcere di Voghera.
Come per i fili dell’alta tensione: chi toccava la IOR, moriva e non in odore di santità.
Al nostro “Papa bianco”, gli è riuscito di far pulizia, che al suo predecessore, il caro Luciani, il "Papa del Sorriso", il tentativo costò la pelle, dopo soli trentatré giorni che aveva scaldato la sedia pontificia.
Tornato alla casa del Padre… magari con una piccola spinta.

Il nostro White Pope è Intelligente, determinato, stratega e tattico eccelso… e furbo: un geniale Gesuitaly.
Maestro nell’attirare l’attenzione delle masse, Francesco è sì un pescatore, ma non solo di anime quanto di “captatio benevolentiae”, nell’ottenere la benevolenza dell’auditorio.
Roba vecchia, se vogliamo, ma efficace: il pane di ogni politico ben rodato, la recita del “sono come voi, tra voi, vi capisco”.
Austero, vuole rappresentare il poverello di Assisi, da cui prende il nome, in chiave moderna.
Viaggia in bus e metropolitana, usa scarpe consunte che paiono le ghette di Paperone;
celebra messa nella stazione ferroviaria per i più poveri, la manica della talare sdrucita, che ti vien voglia farne una canotta.
Un attore consumato!
È quel Francesco che, appena insediato, telefona direttamente al calzolaio per ordinare le scarpe;
 alla libraia per ringraziarla di un libro inviato, al suo vecchio edicolante per dirgli che non deve più recapitargli il giornale che era abituato a leggere.
gesti banali, ma di una quotidianità riconoscibile, una ben congegnata promozione pubblicitaria, tutt’altro che ingenua e spontanea.
Anche volendo riconoscergli la… buona fede, comunque così e questo è.

Poi però l’inconscio scivola sulla classica buccia di banana ed emerge dal profondo.
«Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno!»
All’indomani della strage nella sede del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”, con la redazione falciata da fanatici assassini, ecco: brutta cosa… ma un poco se lo sono voluta.
Hanno offeso il “papà” dell’altro.

Le vignette di Charlie Hebdo erano feroci e dissacranti: usavano la satira in modo poco gradevole.
Come quando disegnarono Cristo e Dio uniti in un rapporto anale.
Ma, caro Papa, hai mai visto la satira dall’altra parte della barricata?
Come la vignetta che circola nei siti estremisti islamici: la figura del Papa, nelle sembianze di Dracula, con il sangue che scorre dalla bocca e una scritta in rosso: “Decapitatelo”;
un corollario di altre scritte: “Maiale servo della croce", “Adora una SCIMMIA inchiodata sulla croce”, “Odioso malvagio”, “Satana lapidato”, “Allah lo maledica”, “Vampiro che succhia sangue”.
«Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno!»
E daglielo! La “Scimmia” sulla croce te ne sarà grato.
Per una vignetta provocatoria vanno bene i pugni, ma se ti ammazzano le pecorelle, migliaia di cristiani, proponi il dialogo?
Ma forse è profetica la figura della basilica di San Pietro, con issata la bandiera dell'Islam e la scritta “Non vi è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”;
 e l'insegna: “Allah è grande”.

Occhio Cesco: se ti acchiappano con la tua pelle ci fanno il tappeto di preghiera!
E tu non sei un eroe.
«In generale non ho paura. Sono temerario […] Per quanto riguarda gli attentati, io sono nelle mani di Dio e nella preghiera ho parlato al Signore e gli ho detto: “Guarda, quello che deve accadere, accada; soltanto ti chiedo una grazia: di non provare dolore. Perché io sono un codardo di fronte al dolore fisico. Il dolore morale lo sopporto, ma quello fisico, no”.»

I martiri cristiani - che non hanno offeso la mamma di nessuno! - che ogni giorno soffrono e muoiono a causa di estremismi fondamentalisti irriducibili, ne sanno qualcosa, caro Cecco, di quanto fa male quelli. Loro, che sono uccisi, torturati, le loro donne stuprate e vendute schiave.
«Siamo vicini a loro con la preghiera e con ammirazione, sono fratelli e sorelle nella fede. Prego per loro, preghiamo tutti per loro.»
Tutto qui?

C'è il sospetto che tu ci chieda di convivere con l'orrore, con tolleranza alle pratiche violente del jihad è la brama di conquista: chiedi a noi di offrire l’altra guancia, quando tu tiri invece cazzotti.
A noi, beninteso. Che gli altri ti gonfiano, se solo ci provi.
La piazza araba militante e gli imam che aizzano nelle moschee, neppure si sognano di condannare la mattanza e molti di noi si sentono isolati, se non ignorati o peggio, abbandonati, da un pastore che pare più propenso a pensare che sia quella del vicino, l’erba più verde!

«Tornando a casa, troverete dei cristiani. Tirate loro uno sganassone e dite: “Questa è la carezza del nostro imam!”.»
MI pare di vederlo, dall’alto del minareto.
«La mia è una sola, ma riassume tutte le voci dell’Islam, che qui, di fatto, è rappresentato. Si direbbe che persino la… mezzaluna si è affrettata stasera!»

Ehi Cecchino: non è che aspetti l'occasione, che qualcuno finalmente ti faccia le scarpe nuove?


Io,  secondo me... 11.6.2015

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