martedì 16 giugno 2015

Popov

È morto Popov




È morto Popov

E sì, detto in dialetto milanese: 'l Popov l'è sciupà;

Popov è scoppiato, e non di salute.

Oddio… non so se fosse questo il nome del nostro “milite ignoto”, ma lo battezzo da me, come quando avevo preso il cane, giusto per indicare di che animale si parla.



“Maramao perché sei morto

pan e vin non ti mancava

l'insalata era nell’orto

e una casa avevi tu”.



Non so perché ma questa vecchia canzoncina - cantata dal “Trio Lescano” nel lontano ’39 - mi è tornata in mente, pensando proprio al nostro Popov.

“Spero che quest'inverno non faccia freddo, e che la stufa funzioni. Se avessi bisogno di soldi, vendi pure i miei effetti personali”.

Che tenerone, che romanticone il nostro Popov.



“Le micine innamorate

fanno ancor per te le fusa

ma la porta è sempre chiusa

e tu non ritorni più”.



La “micina” del Popov, poverina, morirà probabilmente di freddo e andrà così al trapasso, a incontrare il suo bel Popov.

Pensa la faccia che farà però, quando si troverà a essere d'incomodo, mentre il suo bel (po)micione sarà a sudar le proverbiali sette camicie, nel dover forzare il passaggio delle settantadue vergini del paradiso di Allah!



Già, perché il Popov, miliziano ceceno in forza al califfato, l’ISIS di Al-Baghdadi c’ha rimesso la pellaccia sua, nella guerra che il visionario ormai ha dichiarato al mondo intero.

E qua finisco di ridere, perché la cosa si fa seria.



Di là dalla puzza di vecchio e dalla muffa, per un progetto vecchio di secoli e superato - il mondo ad Allah, non Allah per il mondo - tanto quanto le carte da cui è tratto, siamo a dover fare i conti con i Popov di turno, manovalanza di basso livello ma non per questo meno pericolosa.

Perché fanatica, decerebrata, dove al cervello dato all’ammasso se né sostituito uno di serie, dopo un bel lavaggio della scatola cranica.

All’individuo si è sostituito lo sciame, dove a ognuno basta l’informazione binaria, l’interruttore on-off di acceso-spento, la luce e il buio a intermittenza.

Basta che reagiscano per riflesso condizionato: come i cani da Pavlov o il pugile.

Drinn… gong… un morso a destra, un pugno a manca.

«Popov… l’infedele!»

Pum! Bang!

«Popov… il crociato!»

Bum! Patapum! Rat-tat-ta.



Mi par di vedere quelle enormi nuvole di volatile migratori o branchi di pesci, che si muovono e si spostano con perfetta armonia e sincronismo: masse enormi, che spaventano persino quelli più grandi di loro.

Una mandria impazzita o infuriata non la fermi più, nemmeno con un cannone!

Scommetto gli attributi… in senso figurato… che l’Al-Baghdadi era partito per sfondare una porta, ma questa era aperta e lui si è trovato catapultato avanti, spinto dalla rincorsa che si era preso.

Si sa poi che l’appetito vien mangiando.

Visto che nessuno sfila i piatti da sotto, perché privarsi di tanto ben di dio?

Fatto onore alla tavola, spazzolo il frigorifero, poi la credenza e anche la cantina.

Al-Baghdadi si trasforma in Al-Bengodi!

E visto l’abbondanza, perché non promettere una pantagruelica abbuffata, anche agli amici: basta che lo aiutino ad assaltare il magazzino, giacché il guardiano soffre di letargia e l’uomo nero non esiste e quel che c’è, armato fino ai denti sa solo fare Bum! Con la bocca?

«Arriveremo a Roma!» tuona il califfo.

Beh, facile: tutte le strade fino… Alì portano!

Finalmente avremo un Papa nero: Al-Francesc bin Baghdadi.

Quel che c’è comunque i pugni lì da solo a quelli che gli offendono la mamma:, per il resto, gli puoi falciare il pollaio che non sbraita più di tanto.

Una questione di offerta e di guancia, che ancora l’Al-Baghdadi non comprende, ma appoggia, visto che gli fa gioco.

Il brutto è che il Baghdadi non è scemo.

Neppure pochi anni addietro, uno che gli somigliava - il Bin Laden - attirava l’attenzione del mondo semplicemente seduto con un fucilone a fianco, gli stacci da guerra addosso e la bocca della caverna dietro.

Prometteva cazzi e mazzi al mondo intero e i suoi erano solo a scannare, sgozzare e giocare con i fiammiferi nei depositi di esplosivi e munizioni degli altri.

Troppa macelleria, stendere budella e spandere frattaglie al fine si ritorce contro, che la pazienza c’ha un limite e anche i piccoli poi s’incazzano!



Il Baghdadi l’ha capito e, al bastone ora presenta anche la carota, agli asini che vorrebbe arruolare nel suo.

Presentare il corano con giaculatoria annessa non rende: come anche per Fantozzi, all’ennesima ripresentazione del film “La corazzata Potemkin”, si da di sbrocco, specialmente se per questo devi rinunciare alla “partitissima” Al Qaeda-Isis!

Arriva il momento di riverniciare la caverna, di cambiare arredamento alla spelonca: la sostanza è sempre quella, ma l’occhio avrà la sua parte.

L’importante che il bimbo entri, nella tana dell’orco.

E il califfo c’ha messo pure il Wi-Fi.



Su YouTube gira un tarocco del videogame Grand Theft Auto;

gli jihadisti l’hanno messo online, per incantare e reclutare giovani e teenager.

Le scene - tra cui alcuni spezzoni del vero celebre gioco, sono state ricostruite e rielaborate, per creare un trailer “ISIS-style”.

Titolone di testa: “Quello che voi fate per gioco, noi lo facciamo per davvero sul campo di battaglia”.

Segue bandierone nero di Isis e il logo del videogame.



Ecco acchiappato il Nerd, il Geek e il Keeg (Geek al contrario): malati di videogiochi, internet, smartphones e similari che, per natura, non distinguono più il “Game” dal ”Live”.

Predisposti per la tecnologia, tendenzialmente solitari e con poca o nulla propensione alla socializzazione, eccoli seguire la traccia ormonale, che stuzzica e titilla le loro gonadi del piacere.

Il primo è patito d’informatica, adora smontare il pc, giocare e caricare i vecchi Tomb Raider sulla PS2, di cui non ha mai avuto il coraggio di liberarsi.

L’evoluzione di mezzo ama le novità hi tech, serenamente vende su eBay la vecchia console, usa Facebook e Twitter, ormai più veri per lui che la realtà del quotidiano.

L’ultimo è il “saputello”, che si crede all’apice della scala evolutiva del gruppo: il fanfarone che vanta di avere l’ultima versione di tutto, di essere un mago del pacchetto Office" e avere miriade di “amici” su Facebook e i propri post sempre pieni di “like”, tra cui non manca il suo.

Se si aggiudica il pacchetto “amici dell’ISIS” poi… che sballo!

Peccato poi vedere, in una trincea vera, che i pezzi dei corpi smembrati, delle cervella e degli intestini fuoriusciti non si riesce più a rimetterli a posto e il “game” non ti da più un’altra vita.



Purtroppo sono molti i combattenti che arrivano dall’estero (i foreign fighters);

giovani virgulti, nati in paesi occidentali e attirati dai post pubblicati su Facebook e Twitter, incantati dalla propaganda dell’Isis.



Le “genialate” del Baghdadi non finiscono qui;

ha creato Al Hayat Media, che ha realizzato i video delle decapitazioni degli ostaggi e il filmato in stile hollywoodiano postato su YouTube per declamare le gesta dei combattenti della Guerra Santa.

La lunga fila di poveretti in bella tuta arancione, accompagnati dai virili guerrieri in nero e “sbandieroni” di pari funerea tinta.

Lo sgozzamento e il sangue che cola verso il mare, si mischia con la spuma delle onde, che restituisce quel bel vermiglio, a ingravidare anche la terra.

Poetico.



La stessa poi ha pure creato la rivista Dabiq la cui propaganda è distinta per obiettivi, alle donne e per chi vive all’estero.

Come appunto i giovani.

Così il videogame di Isis pare essere solo l’ultimo folle capitolo di una spirale perversa che usa i mezzi di comunicazione più moderni per riportare tutta l’area mediorientale al Medioevo.

Nerd, Geek e Keeg di tutto il mondo, unitevi… a noi!



Come Manuel, nato nella Germania nord occidentale, che si è fatto saltare ad aprile, in un attentato kamikaze a Baghdad.

Perfettamente intercambiabile: solo di suoi connazionali ce ne sono almeno cinquecento in fila, a sgomitare per farsi esplodere.



Un colpo al cerchio e uno alla botte: terrorizzare i propri nemici, ma anche ottenere nuovi "robottini".

Teste impalate, per far capire che nessuno è al sicuro abilità nell’utilizzo delle tecniche digitali per diffondere le metastasi in occidente e infettare migliaia di giovani in tutto il mondo.

Dotazione sopraffina: telecamere sofisticate ad alta definizione e accesso a eccellenti software di editing al cui confronto i gruppi del passato, con i loro video sgranati e sfondi improvvisati fanno la figura del parente povero arrivato dalla campagna.



E il boia John?

Vuoi mettere la figura agile e con le dita da chirurgo, ben lontana da quella del piccolo e tozzo al Zarqawi, il capo-guerrigliero di Al Qaeda, che seminò il terrore in Iraq facendo rotolare teste come fossero bocce.

Come a voler mettere a confronto la Nutella con la merda, come si dice, in termine volgare ma efficace.



E noi ci mettiamo del nostro: ogni episodio di alta macelleria è riproposto su ogni canale, sezionato e sviscerato da tanti “tuttologi”, gente abile nel raccontare cose già accadute, ma mai a prevederle, nonostante si picchino di avere tanta scienza infusa, quando invece assai confusa.



Popov, con la sua lettera dal fronte, è la ciliegina sulla torta.

Mancava proprio il bel romanticone, che muore per Allah e non per la sua micina.

Che lo aspetterà fino all’inverno, dove poi morirà, come la piccola fiammiferaia della fiaba omonima: di freddo.

Ma Allah val pure… una fessa.





Io, secondo me...8.6.2015

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