venerdì 30 aprile 2010

anCORA NO

Non c'è nulla al mondo che è più grande del generare una vita;
nessun privilegio di Re o Imperatore, di dittatore o gloria di guerriero può eguagliare il più bel dono che mai un Dio può aver concesso all'uomo.
Anzi, no: alla donna, perché è lei ad avere l'onore e l'onere di portare croce e delizia, dal mestruo alla gravidanza, dalle doglie al parto.
Eppure questi passaggi, che costellano il cammino della vita, della continuità e dell'eternità, dal traghettare dai genitori ai figli, nel passare testimone in corsa, nella staffetta più esaltante ed emozionante che mai sia esistita, menti bacate sono a bollare come "contaminazione" e "impurità" un ciclo, tipicamente ed esclusivamente femminile, che porta a possedere il futuro, attraverso il primo vagito di chi ci continuerà.
Il futuro - sant'Iddio! - il futuro alcuni lo credono l'impura contaminazione dell'altra metà del cielo!!
Ecco i miasmi mefitici delle paludi del passato, di chi si ostina a credere che il Creatore abbia plasmato servi e schiavi, e non figli di cui magari talvolta pentirsi, ma gloriarsi del vedere l'opera sua sempre più dimostrasi degna d'aver avuto dono di respiro e crescere dai propri errori;
Come la parabola del seminatore, il disegno divino vuole che parte della semenza cada tra i sassi o in terra sterile, e meglio dei talebani non c'è nulla che insegni al resto del mondo cosa vuole dire condannarsi a strisciare per terra, mentre altri volano tra le stelle;
e la parabola dei talenti, a dimostrare che ognuno è causa del proprio destino, quando la grandezza non si conta dalla ricchezza della dote, ma dal migliore o peggiore uso di quel che ognuno né fa.
Essere nullità si può dissimulare indossando belle vesti, ma chi ci sta dentro si conosce, e ognuno sa di sè quel che ha da sapere: inganni chiunque, ma non il giudice che sei, implacabile per te stesso.
Ancora c'è chi, nella vastità del mondo, crede il pisello una dote, una spanna di valore aggiunto che basta a dimezzare l'altra parte che Dio ha dato, non per completare ma per escludere, buona solo per fare da fodero all'augusto augello, da affondare nel ventre di fattrice;
non più, non meglio che se fosse una vacca che, nel mercato degli scambi, ha maggior peso e valore, per guadagno di moneta e miglior apprezzamento tra domanda e offerta.
Il cane per la fedeltà;
il pollo per le uova;
il gatto per mangiare i topi;
la capra per il formaggio;
la vacca per latte e carne;
la pecora per la lana;
...la donna...la donna per la sottomissione: contaminata, impura e immonda, vergogna da nascondere sotto il burqa.
L'Occidente c'è passato pur'esso, da questa concezione vergognosa, ma il suo corpaccione, per la più parte, è passato oltre;
nella prospera e avanzata Lombardia dell'800, un proverbio diceva:
" I donn hin minga gent", le donne non sono persone.
Ancora prima, si disquisiva se avessero l'anima o meno.
Talebani siamo stati anche noi.
Ma il tempo e lo spazio hanno continuato a dilatarsi, e le dimensioni ad allargarsi, così come gli orizzonti ed oggi, seppur sacche di pus ancora esistono, sono eccezione e non regola.
Ci dobbiamo vergognare del "fu", non dell'"è".
Così non per un verminaio, che sta cercando di fondare colonie ovunque trovi ventre molle, travestendo con smalto le croste di lebbroso.
Le sue radici sono ancora ben piantate, là, in Afghanistan, nella buca dove dimora il grasso papà verme, genitore di tante camole, destinate a rimanere tali e strisciare, per mai volare.
Ebbene, questi parassiti hanno buttato gas venefico nelle aule scolastiche a Kunduz, così come successe a Kapisa, distretti di tanto martoriato paese, che ebbe la sfortuna di veder crescere progenie di assassini.
Obiettivo di tanto abbietto fare erano ragazze, che tali erano allo studio.
Le donne non devono istruirsi.
" I donn hin minga gent", non hanno anima.
E non fanno uova.
Solo latte, a suo tempo, figli all'occorrenza e sollazzo, sempre.
Per il resto, c'è il cane, il pollo, il gatto, la capre, la vacca, la pecora...

No, non siamo pronti ad accettare tutto questo... anCORA NO!


Io, secondo me...27.04.2010