giovedì 3 febbraio 2011

Red Power

«I giudici, con la complicità della stampa, hanno costruito un mostro giuridico [...] che ci ha cancellato [...] sono entrati [...] cercando conti bancari inesistenti, ricevute di tangenti mai riscosse. Giornali e fotografi sapevano tutto molte ore prima degli arresti: polizia e guardia di finanza sono venute a prenderci, di notte, come dei ladri, casa per casa, e all’ingresso in carcere ci aspettavano i cameraman e le tv. Le immagini di noi in manette sono finite dappertutto, in America come in Australia.»

Si era ai tempi di “Mani Pulite”, la mitica caccia al ladro, edizione riveduta e corretta de “Dagli all’untore!”, di pestifera e manzoniana memoria.
Lo sfogo era quello di Domenico Tenaglia, 61 anni, assessore all’urbanistica, avvocato, democristiano, più conosciuto come “Mimì”;
luogo: il carcere di San Domenico, all’Aquila, in Abruzzo, in quel 29 settembre del 1992, dove fu arrestata per tangenti l’intera giunta regionale abruzzese.
Di quanto, rimase l’assoluzione che, il 7 novembre 1999, la Corte d’Appello di Roma emise per 13 dei 14 imputati arrestati.
“Il fatto non sussiste”;
quattro parole per cancellare tre gradi di giudizio: il primo di condanna, il secondo che condanna ma riduce la pena, il terzo, la Cassazione, che annulla e rinvia.
Sei anni dove i politici di allora andarono “alla ricerca dell’onore perduto”, tra macerie e devastazioni di un’intera vita sociale messa all’indice, massacrata, sputtanata e sbriciolata da una categoria di cacciatori che sparavano nel mucchio, alla “a chi tuca taca”, a chi tocca tocca, quasi fosse un gioco di roulette russa, dove il rischio è parte del gioco.
Ma chi ricevette il colpo di grazia, in quel gioco si trovò senza saperlo, incolpevole, ma assimilato ai “danni collaterali”, soggetti sacrificabili, una perdita abbondantemente compensata dal guadagno.
Molti non ressero alla vergogna e s’impiccarono, quando l’umiliazione fu più forte dello spirito di sopravvivenza.
Di quell’arte assassina, violenta e violentatrice, vero “stupratore della democrazia”, maestro fu Antonio Di Pietro, allora posto sugli altari da un popolo in cerca d’efficace purgante.
L’uomo adatto: ambizioso, goloso di fama e soldi, terra e palazzi, alla ricerca di incanalare una violenza che gli è propria, che gli nasce dentro, che deve sfogare contro tutto e tutti, pronto a vedere l’avversario come un ostacolo, contro cui urlare «Io a quello lo sfascio!»
Il piacere più sadico, nel colpire l’uomo alle luci dell’alba, quando l’irruzione in casa lo trovava ancora in mutande, insonnolito e indifeso, alla presenza della famiglia;
moglie e figli costretti a vedere un essere a loro caro strattonato, incalzato, ammanettato e portato alla gogna, passando tra le forche Caudine di quelli che, svegliati da tanto clamore, si affacciavano sulle scale, a vedere un essere umiliato, che in strada si vedeva atteso da torme di giornalisti e fotografi, già avvisati che nell’arena c’era cibo pronto per le fiere.
I poveretti si trovavano con i polpacci attanagliati dalle bavose mascelle dello spettacolo mediatico, dove la notizia che fa vendere si trova nei bidoni della spazzatura.
I poveracci che vi passavano erano finiti, comunque fossero, sia colpevoli che innocenti:
il sangue attira il pescecane, e poco importa di chi è.
Di tanto colpire nel mucchio, vittime vi furono - e non poche - assolutamente incolpevoli.
Ma i Di Pietro ragionavano - e ragionano - come Arnaud Amaury quando, nel luglio del 1209, la soldataglia della Francia settentrionale, guidata dall’abate di Citeaux, presero le armi per distruggere gli insediamenti degli eretici Càtari.
La città di Béziers fu presa e distrutta, l'intera popolazione uccisa: molti cittadini furono bruciati nella chiesa della Madeleine.
Ai soldati che gli chiedevano come avrebbero capito la differenza tra i Càtari e i buoni cattolici, Arnaud Amaury disse queste famose parole:
«Uccideteli tutti, Dio li riconoscerà!»
Come Di Pietro:
«Incarcerateli tutti, poi si vedrà!»
Come vero che “l’abito non fa il monaco”, quando chi lo veste talvolta ne fa ornamento e paludamento, per travestire propria nativa cattiveria, profondamente radicata nell’animo.
L’animo e l’abito, ecco: quello può diventare armatura cui nascondersi, macchina da guerra poderosa se cade in mano al lupo, che si traveste con pelle di pecora.
Oggi, tutto di me è con una signora che neppure conoscevo, ma ora mi è diventata cara: Anna Maria Greco.
“Fatta spogliare, hanno eseguito una perquisizione corporale. Sotto la sua biancheria cercavano le fonti di una notizia, quella che la cronista ha pubblicato su 'Il Giornale' [...] che interessava Ilda Boccassini, la PM di Milano”.
La Ilda, con lo scheletro nell’armadio: quella della crociata contro il buoncostume, beccata in lontana gioventù “Sorpresa in atteggiamenti imbarazzanti in luogo pubblico con un giornalista”.
Giocava al dottore, dove l’altro la “visitava” passando da sotto la toga.
Peccato di gioventù, se non fosse per la virulenta messa all’indice del vecchio satiro - il Silvio Berlusca - in caccia di carne “virgianale”, visto il bestiario da bordello che lo attorniava: “Venditrici di patatine”.
«Chi è stato a darti la notizia?» vorrebbero sapere quelli che, di carte da offrire allo sputo ne hanno disseminato a bizzeffe, e nulla gli frega di cercare le “talpe”, che le hanno divulgate a Urbi et Orbi, a cani e porci, perchè ne facessero scempio, umiliazione e processo mediatico e piazzaiolo, e a loro smalto e rilievo.
Lecito, ma quando non tocca del loro, quando le opere ridicolizzano quel che da pulpito mena pomposa predica.
Eppoi eccola, la fustigatrice: scoperta ( nel vero senso della parola) a far tromba sulle scale.
Gli intoccabili, solidali tra loro, reagiscono a sacrilegio e sacrilego, che ne ha ridimensionato tanto gonfiore di palloni.
E con i “potenti mezzi a disposizione”, l’intera armeria di cui hanno chiavi, avviare la classica forma d’intimidazione, di muscolare e geometrica potenza, per nulla gioiosa macchina da guerra, tra i cui ingranaggi stritolare il prossimo.
Umiliare, impaurire, far intravedere velatamente e squarciare il velo del futuro, a far intendere ed immaginare scenari di cancelli e lucchetti cigolanti che ti ingabbiano.
No, questi “Red Power”, questo potere carminio dal cuore nero non può essere l’ avvenire: di questo sole non ne abbiamo bisogno.
L’odio non può essere il motore che fa girare le ruote della legge e questa deve macinare giustizia, non ossa.
Anna Maria Greco, quel che le hanno fatto è stupro: di democrazia e di giustizia;
e se dobbiamo votarci all’intercessione dei santi, non lo facciamo con i...Di Pietro.


Io, secondo me...02.02.2011