martedì 1 febbraio 2011

Sentiammè

Gigetto, Bersanuccio di Peppo tuo, sentiammè: non fare ancora il bischero!

Togli l’abitino liso, smunto e rappezzato da vecchio burocrate, uniforme da "aparatchik" dell'era sovietica;
con quello, getta alle ortiche tutto l’armamentario e la ferramenta di quella rivoluzione che, per nostra fortuna, mai ebbe a venire, i cui nefasti effetti si rivelarono quando calò la famosa cortina, quella di ferro e la granitica convinzione di chi ebbe fede gelò, dietro le recinzioni dei gulag siberiani.
Pierotto mio, prendi la striglia da cavallo e togli pure la crosta, quella che, come il calcare per la lavatrice, ha foderato e intasato il cervello, quello poi dato all’ammasso, come cauzione da banco dei pegni.
Gigi, sei uno degli ultimi, sopravvissuti di una generazione di dinosauri, che hanno regnato per lungo tempo, ma ormai spazzati via dal meteorite della Storia.
Svegliati, perché un altro scontro con la locomotiva dell’evoluzione ti costerebbe cara.
Butta a mare (fatti portare al largo dall’amico Max, il D’Alema, sulla barchetta a vela) i vecchi manuali di muffa scuola moscovita e vedi di cambiarti, nel profondo: anche e soprattutto l’intimo va cambiato, almeno una volta nella vita.
Pier Gigino, svecchiati, usa anche il botulino, comprati alcune botti di minoxidil, per la crescita dei capelli e fatti spedire dall’Olanda qualche lotto di bulbi...non di fiori, ma piliferi.
Smetti quei puzzolenti mozziconi di sigari che ti cacci in bocca e, se proprio vuoi fare lo sborone, fatti mandare qualche decente cubano da quella salma...scusa, sagoma del Fidel.
E non farti più vedere in maniche di camicia, a salire sui tetti per solidarietà verso operai, che colà stavano bivaccando, per protestare contro licenziamento e perdita del lavoro;
non c’hai il “Phisique du role”, forma e portamento per tentare imitazione di virile animale politico.
Hai la fortuna di provenire da un mondo di bastonati, reduci di sonore sconfitte, frattaglie e maceria d’ideologia bocciata, se non nella teoria, in pratica, quando al virtuale si passò al reale, dal bla-bla-bla all’azione.
Di tanto, fanne tesoro.
Da Lenin e Mao, da Fidel e Kim Il-sung ad oggi, la fortuna è nel divorzio: da vecchia megera comunista a consolante capitalista, a tentare di portare la miseria in alto e non il benessere alla povertà.
Da una Russia che arranca in salita, a riprendere la vetta, ad un’isola ancora isola, ma che aspetta di gettare il vecchio e che torni la speranza, alla Sparta Coreana, caserma a cielo aperto, ad una Cina che sale verso le stelle.
Un popolo, che fu bue, sceglie stalla e fattore.
Non sono tutte rose e fiori, tanto è perfettibile, ma esci dal vicolo cieco da dove ti ostini a fare come quei robottini che, davanti al muro, continuano a sbattere, fino a che le pile si scaricano.
Pier Giggi: fai tesoro: per una volta azzarda perché, ricorda: solo chi osa ha possibilità di vincere.
Straccia e lascia le vesti del “Migliore”, che vorrebbe solo mandrie sue quelle più acculturate, alla “pochi ma buoni”;
e illudersi e tacciare la maggioranza come massa di beoti cretini, urne ed elezioni “democratiche” solo quando portano latte alla loro stalla, mentre diventa “tirannia della maggioranza”, quando è il numero, a far differenza.
Cinematografari, guitti e scribacchini sono spesso ad attaccarsi medaglie a vicenda, in gioco autoreferenziale, quasi forma d’autoerotismo, dove anche l’asino premia propria famiglia;
magari alcuni sono veramente eccellenze, in propria materia, ma pure di presunzione, nel credersi cime, per esserlo solo di rapa, quando sconfinano e disattendono il saggio “Ofelé fà el to mesté”, pasticciere, fai il tuo mestiere, nel detto meneghino.
come quei professoroni, specialisti in una branca dello scibile medico, che se hai la sfortuna di ammalarti di qualcosa tra il loro confine e quello dell’altro, in quella terra di nessuno non sanno che fare e ti salvi solo dal buon vecchio medico di famiglia, negletto e sottovalutato da tanto aristocratici luminari.
Ecco: se al posto di pompare aria nei propri gozzi e gonfiare petti capissero la fortuna di scambiare sapere ed esperienza, magari tanti pazienti scamperebbero dai danni cagionati da tanta superbia.
Piergigetto, ripensaci, te la do io la cura miracolosa: accetta la mano di Silvio, il Berlusca.
Sganciati dalla presa di uno che neppure conosce la lingua sua, da quello che vorrebbe essere stato Bruto per Cesare, solo per potergli fregare l’alloro, il giovine con l’orecchino che vorrebbe far lo stesso con te o il “professorino” che ambirebbe farti le scarpe, stanco delle sue, di pregiata vacchetta.
Il Silvio non è un santo; e neppure un eroe. Neanche navigatore.
Eroe, Santo, Navigatore: nulla.
Ma piace, perché mira al sodo (anche femminile) e non nasconde di avere vizi e virtù in cui tanti si riconoscono.
Non vive in torri d’avorio, come tanti di voi, caro Gigi.
Piero, sentiammè: dimostra di non conoscere solo il “Niet!”.
Gli italiani non sanno più come farvela capire, che vogliono solo che impariate a remare tutti a tempo e di piantarla di pensare all’orticello di casa, girando in tondo.
Mignotte - “escort”, se suona meno volgare - un tanto al chilo, devono essere valutate per quel che sono: venditrici di patatine.
Sono un sollazzo, ricreazione e riposo del guerriero.
Come per la mela, ben vengano, se la cura leva il medico di torno.
“Do ut des”, io (la) do affinché tu dia (la grana).
Un contratto, niente di più.
“Oneste” professioniste, come il calciatore, il pugile, il cantante: ognuno pagato per usare muscoli suoi, siano essi polpacci, braccia o ugole.

Giggi, disciulati!

Sentiammè.


Io, secondo me...31.01.2011