martedì 19 febbraio 2008

Il pisello delle pecore

Per quanto andrò a dire, le povere lanute sono incolpevole esempio, a richiamare il loro naturale far branco;
il pisello è l’asticella sotto il pancino che, per bestie use a far mandria, rappresenta l’ombelico del mondo, più massa pulsante che pensante, strumento che si è rassegnato pure a far la parte di un cervello latitante.

"18 febbraio 2008: Una 15enne di Rimini ha subito violenza sessuale di gruppo l'estate scorsa, da parte di circa dieci coetanei, tutti di buona famiglia".

Quel "di buona famiglia" ammetto, un poco mi disturba, quasi a suggerire che, sì, l’hanno un pochetto stropicciata, ma non erano barboncelli qualunque: hanno il "Pedigree", albero genealogico e sangue nobile, come a dire che se Lucia si trovava sulla pancia Don Rodrigo era meglio che uno dei suoi sgherri;
se non questo, peggio: abbiamo a che fare con vivai di virgulti, concimati per una crescita rapida, ad innalzare in maniera esponenziale il convincimento che "Tutto è permesso", nello sballo del "Vivere velocemente per morire presto", che l’aver tutto e troppo presto ottenuto porta a cercare l’estremo per un momento d’emozione.
Un altro modo di drogarsi, fumando e bruciando il prossimo invece che la paglia di una canna.

"Alcuni si vantavano in giro delle loro gesta".

Brutto segno, che indica la caduta d’ogni freno inibitorio e di confine tra il bene e il male, che porta a scaricare sulle vittime la colpa del boia: un poco se lo sono cercata e hanno provocato la reazione, che la testa sotto la scure o la pancia sotto il pisello ce l’hanno messa da soli.

Altro pascolo e gregge, ma stesso modo di ragionare con il pisello:
"Mi hanno spinto la testa nel water [...] uno mi teneva, l’altro colpiva forte. Urlavano che la danza non è roba da maschi".
Andrea, 12 anni, viso da bambino i se ne sta seduto con le gambe fasciate e stese su una sedia: lo hanno aggredito, insultato e preso a botte per quella sua passione, giudicata poco maschia.

Ancora il branco, ancora la virilità, quella che si misura in centimetri pesando il gonfiore tra le gambe.

Di questi giorni è una ricerca inglese, che sintetizzo:
"Gli uomini in gruppo diventano gregge: la folla tende sempre a seguire una o due persone che danno l'impressione di saper dove andare".
Mi ricorda un vecchio scherzo, che era quello di fingere di guardare qualcosa per aria;
quasi sicuro che, alla fine: uno, poi due, poi tre...ecco a guardare all’insù, non si sa cosa, ma se quello lo faceva un motivo ci deve essere.

Nel pieno della mia crisi di sadismo, mi viene da riesumare e riproporre un’altro degli antichi scarabocchi, che un poco comprende, riassume e proietta più in grande quello sin qui detto, e ci riporta...

...nelle nebbie di un lontano 24 di Novembre, dell’anno del Signore 2003:

Fermate il mondo: voglio pensare !
In principio c’era un uomo che correva.
Un altro - vedendolo e supponendo un pericolo - si affianca a lui nell’affannosa corsa;
così altri ancora, in una massa confusa e delirante, come una mandria impazzita.
Allora il primo, di fretta per motivi propri, credendosi inseguito - e spaventato da quella massa tumultuosa che lo incalzava - sempre più correva.
La massa, guardando quello che per lei era ormai la guida - sempre più interpretando un senso d’imminente pericolo - nel panico, urlava e spintonava i più lenti in un crescendo di quello che alfine era puro terrore.
Puro istinto.
Pura mancanza di ragione.
Un'altra massa speculare ma opposta, si scontrava, pensando di avere compreso quale era la causa del proprio panico e, per istinto di sopravvivenza, entrava in conflitto.
Dopo, era solo lotta per la vita.
Tutto questo perché il secondo uomo non ha chiesto al primo la causa della sua trafelata corsa.
Tutto perché non ha cercato di conoscere, di capire: il refolo di vento si era trasformato in uragano.
Quando il branco si compone secondo questi elementari parametri, è altamente manovrabile.
Nascono le "guide spirituali", gli "opinion leader", i "capi carismatici", i sacerdoti del terrore e le "controfigure" di Dio.
La psicologia delle masse, lo "strizzacervelli" delle mandrie, seziona nelle sue parti elementari i fattori, gli stimoli, la forma più rettiliana del comportamento umano.
Solo allora è pronta l’amalgama con cui portare a transumanza la bestiale semplicità della violenza.
Ora ai battitori basta fare rumore per spingerci in trappola.
Il gruppo ci fornirà quelle risposte che pigramente non abbiamo cercato.
Penserà per noi, analizzerà e provvederà a quello che è il "nostro bene".
Peggio: sarà l’unico fornitore delle nostre informazioni.
Non potremo più chiedere alla prima persona perché corre. Pensare non è più un nostro compito: eccoci pronti per le "guerre sante".
Ecco perché è importante la conoscenza.
Devo comprendere come funzionava e funziona il meccanismo che serve a mandare in corto circuito la mia mente.
Devo studiare le tecniche applicate nei campi di concentramento tedeschi e nei gulag russi, l’arte dei campi di "rieducazione" cinesi piuttosto che i messaggi subliminali della pubblicità e dei mezzi d’informazione.
Capirò allora perché Adel Smith, Presidente del nulla, mi è stato rappresentato come il portabandiera di una moltitudine che, fortunatamente, non esiste. Capirò che non devo aggregarmi alla sua corsa.
Capirò che Bin Laden aveva trasformato un paese - che non era il suo - in una caserma dove non il suo Dio, ma la sua megalomania voleva forgiare a "spada dell’Islam".
Capirò che ora cerca un’altra caserma in Irak.
Capirò che i "volontari" entrati nel paese - che fu la culla della civiltà - sono solo invasori.
Come lo erano i capi ( Arabi, Pakistani, Egiziani ) in Afghanistan.
L’imperialismo del terrore contro l’imperialismo Americano: almeno questi ultimi non giocano allo stadio con le teste dei nemici.
Neppure si fanno esplodere in mezzo alla gente uccidendo anche i bambini, nel delirio di chi decide che sono "sacrificabili" per la causa.
Nessuna divinità ha consegnato nelle loro mani la vita dei suoi figli!
Capirò che l’11 Settembre è accaduto perché doveva accadere affinché fosse possibile spalancare le porte a giochi di potere e che siamo bandierine da spostare sullo scacchiere del mondo.
Soprattutto, capirò.
Allora non mi spaventeranno più le urla dei battitori: nessun altro uomo potrà parlare in nome dell’unico Dio.
Riconoscerò in lui il parassita sulla crosta della terra!


Io, secondo me...19.02.2008

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