Dio creò l’uomo e la donna, non necessariamente in un ordine gerarchico e non generando la prima classifica o la prima graduatoria. Generò l’umanità, il vivente, non monete di diversa valenza.
Fisiologicamente alla donna spettò l’onere e l’onore di portare figli nel grembo e questo condizionò nel bene e nel male l’intera sua esistenza. Il tempo a crescere le sue creature paralizzò ogni altra aspettativa: divisa da un recinto ideologico, lei all’interno, prigioniera. L’uomo fuori, nella vastità del resto dell’esistenza a spaziare su ben altri orizzonti.
Dall’alto della sua abissale non conoscenza creava dei, nell’incapacità di capire i meccanismi della natura: il fuoco, l’acqua, il vento; tanti quanti erano le profonde deficienze di quella primigenia umanità.
La donna sempre chiusa in quei recinti dagli alti paletti d’ignoranza, l’uomo ad inventarsi sacerdoti beoti a presentarsi come sommi interpreti delle volontà di divinità create dal cervello di questi asini.
V’immaginate quei scimmieschi progenitori parlottare con Dio?
Purtroppo da quelle scaglie di dialoghi a senso unico derivarono interpretazioni, rimaneggiamenti, revisioni e sciocchezze che costruirono pagine di libri che, per rendere non accessibili al dubbio e alla ragione, furono avvolti da un sudario definito sacralità, parola a sancirne l’intoccabilità. Una corazza impenetrabile e immutabile che rendeva impossibile l’osmosi con il buon senso il dubbio e il rinnovamento.
Come nelle rocce ispessite e compresse da miliardi d’anni d’accumulo, anche quelle pagine divennero lapidi, sepolcri ed armi per soverchiare, soffocare e ricoprire qualsiasi altra voce che volesse esplorare, capire, comprendere e, perché no, anche contestare - non quello che Dio disse - ma che l’uomo - sommerso da vaste aree d’incomprensione – inventò, figurando quanto meglio poteva il proprio mondo e la propria realtà.
Fu richiesta l'accettazione incondizionata delle regole dettate da Lui, l’Eterno, il Vivente.
La donna sempre ai margini, come i detriti depositati nell’ansa di un fiume impetuoso.
Spesso i mariti costringono le mogli ad avere tanti figli per obbligarle ad occuparsi esclusivamente di loro e per privarle di un’identità personale. Ed ecco: il cerchio si richiude a richiamare quello d’inizio lettera.
Ecco interpretare, a discolpa di una discriminazione tipicamente umana, la voce d’Allah che addirittura si vuole dal Corano giustifichi questa subordinazione, ad esempio, come conseguenza della sua impurità causata dal ciclo mestruale.
E dove troviamo il suo riscatto? Guarda caso nella responsabilità dell’educazione dei figli: rieccola rinchiusa nel solito vecchio recinto.
Non è cosi? Non è solo cosi? E’ anche cosi? Cosa anche è: quante interpretazioni possono essere fatte in tal senso e per altri argomenti? Come può un Dio essere così ambiguo rendendo confusa la mente dei propri figli nel capire con immediatezza il proprio insegnamento? Il tutto e il contrario di tutto: questo è quel gran caravanserraglio dove sono riposte tutte le bestialità cui il genere umano ricorre per fornire un alibi alla propria rettiliana crudeltà.
La presunta parola del divino a magnificare sgozzamenti, decapitazioni, esecuzioni e vendette: bombe a dilaniare
Il diritto di avere fedi, credo e costumi diversi.
È stato detto: è chiaro che Dio ne sa più di noi.
Egli ha una lungimiranza che noi non abbiamo e se noi esseri umani cerchiamo di capire la saggezza di Dio con il nostro piccolo cervello è chiaro che non riusciremo mai a dare un senso a ciò che è stato rivelato, quindi sarebbe doveroso da parte nostra accettare le regole e arrendersi alla sua volontà;
Altrimenti….?
Sono forse io colpevole di non capire - con il piccolo cervello che Lui mi ha dato - rivelazioni e regole plasmate in un’argilla facilmente deformabile a rappresentare tante facce?
Sarà la Sua volontà a guidare la mia vita e non certo la spada dei Talebani ad organizzare la mia esecuzione !
giovedì 26 aprile 2007
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