giovedì 26 aprile 2007
Pigmei
Sono un "piccolo" uomo; il mio, un "piccolo" popolo. Come la foresta, nostra madre, ora sempre più una "piccola" foresta. Stiamo scomparendo, dalla terra, dalla vista e, ancor peggio, dalla memoria. Come me, come il mio popolo, come la madre foresta, anche questa sarà per te una "piccola" notizia. Noi, come tanti sfortunati fratelli su questa terra, aborigeni australiani, indios dell’Amazzonia, noi, dicevo, siamo "invisibili". Tutto ci attraversa, lo sguardo del mondo ci passa da parte a parte, ci ignora. Siamo ormai in un'altra dimensione, siamo morti per voi, per tutti. L’arma peggiore: l’indifferenza! Ci uccidete col disprezzo, con la vostra supponenza, quasi a scacciare una fastidiosa zanzara. Come un cavallo che, con la coda, "spazza" via un tafano. Siamo vecchi. La mia gente, dicono, arriva da un lontano passato: cinquemila e più anni fa. Abbiamo fatto il nostro tempo?? E allora perché non lasciate sia il tempo a richiamare il nostro respiro? Perché distruggete la mia foresta? Perché i miei tamburi non riescono più a chiamare il dio della pioggia, del fuoco o dell’aria? E le anime dei nostri padri? Perché sempre più lontano arriva a noi il rumore degli animali e delle piante, del fiume e dei suoi abitanti; perché tace il dio della caccia? Le nostre orecchie non odono più i richiami della madre terra. Ci dicono che proteggete elefanti, rinoceronti e ghepardi: perché noi si vale meno di loro? Cosa non vi piace di noi? Forse i nostri tamburi non riescono ad arrivare alle vostre distratte orecchie? O, al contrario, vi disturbano? I nostri dei sono i vostri: la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco non abbracciano anche voi? Lo spirito degli animali e delle piante, la fragranza del suolo, la durezza della pietra, i nostri e vostri antenati, non parlano anche a voi? Che voi fate un tutt’uno di questo, mentre noi ne adoriamo ogni aspetto, vi fa forse più “grandi” di noi "piccoli" pigmei? A noi il creatore parla tutti i giorni, attraverso il creato: non solo da un roveto ardente o attraverso un maestro, all’interno di una caverna! Tutto è "intorno a noi" e il tutto è per tutti! Ci chiamate "animisti", voi vi sentite migliori: "monoteisti"!? Ma ogni vostro Dio quante anime ha? Un popolo un Dio, ogni Dio in guerra con quello dell’altro, anche fosse lo stesso. Monoteisti...mah! Il mio mondo và in pezzi, "grande" uomo! I miei figli rifuggono verso i margini della nostra "casa-foresta", a lavorare per un altro popolo, i bantu: per loro dissodano e lavorano i campi. Così fecero gli aborigeni, così fanno gli indios. Siamo come quegli animali che, una volta liberi nel loro mondo, poi cancellato, si adattano a vivere alla periferia delle città, a rovistare tra la vostra immondizia. Così ci umiliate, non lo capite? Noi siamo uomini. Viviamo da uomini e da uomini vogliamo morire. Con orgoglio. Voi ci uccidete due volte: prima lo spregio, poi la cancellazione! Ognuno di noi vive in funzione della continuità per l’intera tribù: a questo guardiamo quando giudichiamo i nostri contrasti. Voi la chiamate "democrazia" e volete esportarla. Noi già l’abbiamo. Da sempre. L’essere piccolo aiuta a muoversi nella foresta, mentre voi goffi, malfermi e dinoccolati, lo fate a stento. Però, dimentichi di quanto poco prima eravate ridicoli, ridete subito, quando ci vedete ai margini della vostra "foresta". Vi sentite "grandi". Voi. I veri pigmei! Vivete con le vostre "protesi tecnologiche". Solo mancasse quella che chiamate "energia", morireste, anche se attorno a voi vi fosse di che sopravvivere! Come rane che percepiscono solo movimento: in un mondo fermo, morirebbero di fame in un grande magazzino alimentare! Oggi moriamo noi, "grande" uomo. Poco prima di voi. Il vostro "canto del cigno" arriverà presto: sull’onda delle guerre, nel nome del vostro Dio. Il migliore, ovviamente!
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