mercoledì 2 maggio 2007

Nostra signora della falce, sorella morte

Ya Karbala! Ya Hussein! Ya Khomeini! La signora in nero, dalle orbite vuote, si apprestava ancora alle messi, abbassando la falce per la mietitura. Venite con me, spostiamoci nel tempo e nello spazio, dentro gli avvenimenti di quel tragico inizio dei lontani anni 80. Un boato seguito da un rombo, prima indistinto poi, forte, arrogante, pauroso: come calabroni stuzzicati nel loro nido, uno sciame sempre più numeroso poi immenso uscì dai rifugi e dalle trincee. Tanti, troppi bambini - dodici, tredici anni, sequestrati nelle case, nelle famiglie e nelle scuole - avanzavano, alcuni sostenendo a fatica il loro Kalashnikov, altri a mani nude. Fitte ondate, lente ma inesorabili, dirette verso le linee irachene: il cranio rasato, con fasce o bende rosse in fronte, al collo una piccola chiave, in origine di ferro, poi di plastica. Chiavi che, poco tempo addietro, chiudevano armadi, cassetti e comò: ora dovevano aprire la porta del paradiso. Elicotteri volavano come insetti impazziti a mitragliare dal cielo mentre, davanti, il ritmare martellante del fuoco dei fanti, le esplosioni delle cannonate. Sbuffi di fumo indicavano che lo "sminamento" era in atto, bambini esplodevano sugli ordigni. Per questo erano avvolti in teli: erano a contenimento dei brandelli di carne, a raccogliere poi i poveri resti in quei sacchi - cuciti su di loro, come un sudario - da seppellire. Ad un certo punto anche le armi, surriscaldate, s’inceppavano, quasi a rifiutarsi, ad avere pietà di quel massacro. La prima linea irachena arretrava, l’altra di nuovo a pararsi innanzi, a voler masticare ancora altri poveri corpi. Gli uni arretravano scoraggiati - disgustati a vedere nel mirino il viso di bambini che assomigliavano ai loro, a quelli della fotografia che si portavano sempre appresso - gli altri, a passare sopra le membra informi di quelli che, poco prima, erano stati i loro amici e compagni. Alfine vincevano; chi ebbe modo di visitare uno di questi cimiteri disse: "Una distesa infinita: fin dove si spingeva lo sguardo, corpi su corpi". Ed ancora: "A contare i morti, dalla mattina, la sera ad interrompere solo perché il buio stendeva un velo pietoso su quelle giovani carni martoriate". A casa, i genitori, ricevevano un "certificato di martirio". In pratica, un "buono sconto", una specie di tessera, per ottenere prezzi vantaggiosi ad acquistare generi alimentari, indumenti, elettrodomestici e quanto altro. Come da noi i punti del supermercato, per avere regali, a ripagarci della fedeltà dimostrata. Piccola differenza: i loro erano frammenti dei propri figli! "Quante più persone moriranno per la nostra causa, tanto più saremo forti!", diceva il provveditore di sorella morte: Khomeini. Possiamo ritornare alla nostra normalità, il viaggio è terminato. Ah, scusate, non vi ho detto come finì: dopo otto anni la frontiera non si spostò di un metro! Ecco con chi e cosa ancor oggi si ha a che fare: è comunque bello morire nel sonno. L’eutanasia, la "dolce morte", accompagnerà chi ancora volge lo sguardo a non voler vedere, a non voler capire. Fu così anche per l’olocausto. Per questo Israele, al contrario, tiene gli occhi bene aperti: veglia, veglia sul capo dei propri figli! Shalom, Israel. God bless America!

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