Credere: obbedire e combattere;
- «Eccolo, il Fontana, che finalmente s'è tradito, da buon fascistone, qual è sempre stato !»
Ammetto, troppo spesso mi muovo come il barcarolo della canzone popolare romanesca, quel che va "Contocorente" e, l'abitudine a salmone di risalire i torrenti, fa piacere all'orso che aspetta, più a bocca che a braccia aperte.
Mi spiace deludere quelli che m'attendono, con il martello e chiodi, a fissarmi a travi incrociate, ma l'unico fascio che mi ha avvolto è stato quello da neonato.
Credere: obbedire e combattere...non: Credere, obbedire, combattere.
No, non sono la stessa cosa, che la lingua e segni cambiano di significato, secondo uso e posizione;
l'intrigante coppia di puntini, sull'attenti, in perfetta verticale, separa paternità da figliolanza;
Credere, obbedire, combattere è una fila di formiche, una colonna con capo e coda, mai a doversi separare, massa d'affondo: un corpo unico, inesorabile, mai ad invertire di fattori e cambiare priorità e forma;
la perfetta e ottusa macchina da guerra, e il credere è acciarino per le polveri.
Il nostro di Credere deve affondare radici nel piedistallo della fede e obbedire-combattere è ai valori, per difenderli;
obbedire al rispetto della sacralità della vita - patrimonio dell'umanità - per combattere chi la disprezza e legittimare allora il "Mors tua, vita mea" o, meglio, la tua morte per l’altrui vite.
"Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Il valore è nel manico, e il manico è Petraeus.
Non è stato sbagliato l'intervento in Iraq, ma il dopo.
Un popolo, sotto minaccia e decimato da assassini, ha emesso verdetto, votando e legittimando propria volontà;
altri sono a non volere, per la nazione, recinto diverso, a non contenere altro che popol-bue.
Una regina, pochi eletti, tanti guerrieri, e brulicanti operai: una minuscola testa a muovere enorme corpaccione.
Questa mentalità-formicaio non è "luogocentrica", porzione parrocchiale, ma prepotente dottrina e disciplina, da imporre a tutto e ad ogni, "Urbi et orbi", con la spada e la purga.
In Iraq si sta giocando una partita complessa, non una briscola sotto il campanile: chi vince piglia tutto.
Come nel film il Gladiatore: "Ciò che facciamo nella vita riecheggerà per l'eternità";
alla fine della conta dei morti, tanti figli saranno a ricordare i padri, per il lasciato: alcuni a benedirli, altri, a maledirli.
Petraeus, i suoi ragazzi, stanno combattendo e sacrificandosi anche per me, per te, per noi e pure per bande di fessacchiotti, che non vedono la foresta di là dell’albero.
A questi eroi, ai tanti caduti io m'inginocchio, prego e ringrazio, che non dovranno diventare resti e pelle lasciata da sguscio di noccioline.
Tempi bui ci sono stati: quando tutto è cominciato, al-Qaeda dominava, Baghdad era una città di morte con gli sciiti e i sunniti verso la guerra civile, e il governo iracheno era un fallimento;
la cura Petraeus funziona: al-Qaeda è stata scacciata ovunque, gli iracheni si sentono di poter tornare alle loro vite normali, gli Sceicchi sunniti collaborano e il lungo processo della riconciliazione, tra le due fazioni religiose musulmane, è iniziato. La "surge" ha paralizzato l'offensiva del nemico in maniera rapida ed efficace.
Credere: obbedire, combattere...e perseverare; quanto fatto riecheggerà per l'eternità.
Io, secondo me...10.04.2008
giovedì 10 aprile 2008
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