Pro-life...pro-light...
- «Accidenti, caro Ferrara: non si poteva trovare di meglio, che anche il nome c'ha...il suo peso».
L'assonanza gioca male: il nonnetto che sente - si fa per dire - il pronunciare "laif" e "lait", ci va in confusione, che con il secondo ci marcia a braccetto, data la pensione esigua e per il primo tiene la mano sugli zebedei, in segno di scongiuro, che pensa sia riferito alla sua, di vita e sopravvivenza.
Poveretto, che dopo essersi fatto un culo così per campare la prole, si trova da questa trattato quasi è un parassita, a succhiare l'aria di prestanti giovanotti a cavallo e valchirie alla cavallina, cicale convinte d'aver lappato nella fontana dell'eterna giovinezza, maestri dell'usa-e-getta, che tanto hanno avuto da esserne nauseati appena cessa novità ed emozione, così come si lascia il cane sull'autostrada, il nato nel cassonetto o ad essere "raschiato" prima, che è meglio prevenire che mantenere;
vogliono mantenere vita e linea–palestra, lei facendo kickboxing e lui alla beauty farm, a farsi depilare le ciglia e inseguire il "lait" androgino, nella nuova astronomia egocentrica, in un pirlare di palle e orbite in congiunzione astrale, alla "N'do cojto cojto " e "Coito ego sum" e nella sicurezza che "Chi vùsa pusè la vaca l'è sua", retaggio di tempi in cui si doveva farsi sentire, come nelle case di ringhiera, tra un balcone all'altro, dal sotto verso i ballatoi o a lavorando i campi, a sgolarsi a pieni polmoni perché ancora non c'erano i telefonini.
Oggi no; il prendersi la vacca è come l'abbordaggio dei pirati di Barbanera: le botte, l'urlare come il tirare pomodori, ortaggi vari, insulti e molotov, caricate a "becerobenzina", in faccia all'altro, serve a fregare la piazza e cancellarne presenza mediatica.
A Bologna, il palco dove il Giulianone aveva parlato poco prima è stato preso letteralmente d'assalto, espugnato da bufalini e vacchette impazzite, zecche dei centri sociali, che il buon Ferrara si trova sul pelo, dovunque vada: pianticelle, edere soffocanti, cresciute in latrine ideologiche a cielo aperto.
- «Ciccione di merda, mangia meno, tromba di più !»
Ma la tromba bisogna saperla usare, che con le loro ci suonano le "ouverture": che dal '68 sono passati al '69, ma erano posizioni sterili, e allora, ecco lei urlare che "L'ouverture è mia e la gestisco io", dimenticando di mettere la guarnizione al rubinetto: stato libero in libera conigliera...stato interessante !
Cari miei Cicciolini, ascoltate: trombate meno e mangiate di più, che la merda è vostra !»
Giornalista eccellente il nostro Giuliano, e uomo coraggioso: una patata, anzi, un patatone bollente che nessuno vuole maneggiare, per non essere affondati, nella battaglia elettorale, da cannoni calibro...194;
Voce che grida nel deserto: dopo trent'anni, in un mondo che ha modificato, adattato e cambiato praticamente tutto, l'aborto è rimasto tale e quale, un troglodita che trascina la clava in un tempo che non gli appartiene, come a credere sia meglio il televisore a valvole, per rivedere un vecchio film.
A noi c'è andata di culo, siamo qui, a raccontarla;
per un poco, fragili embrioncelli, l'abbiamo scampata, uscendone per...il buco della serratura:
oggi, c'è la terra di nessuno, un tempo ad essere né carne né pesce, libera scannaiola per amalgama e impiccio cellulare, che chiunque può staccare dalla tappezzeria uterina nel dire:
- «Io sò io e voi non siete un cazzo !”
Caro Giuliano, io ti voglio un bene dell'anima, che mi permetto giocare d'umorismo per sorridere con te e ridere d'altri, usare ironia per noi e sarcasmo per le mandrie in transumanza, quelle tenute nei recinti, cornuti palchi, aizzati a portare scompiglio nelle file avversarie, come Annibale con gli elefanti...ma questi, a differenza, sono animali, e intelligenti: quelli del nostro parlare, bestie.
Giuliano, perdona loro: oltre al "Coitus", c’hanno pure il "Cogito", di interruptus !
Però, anche noi: Pro-life...pro-light...non...ciavemo di più ?
Io, secondo me...07.04.2008
lunedì 7 aprile 2008
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