Gilad Shalit, dal lontano 25 Giugno 2006, è "ospite" nelle topaie di Hamas;
Ehud Goldwasser e Eldad Regev sono in mano agli Hezbollah, dal 12 luglio 2006;
da allora manca qualsiasi brandello di notizia…o di loro.
Due anni di silenzio: nessuna presenza degli stronzetti, che furono pronti a marciare e far scioperi di fame e sete nel tentativo di salvare la pellaccia di un Saddam Hussein;
fighetti e cicisbei impomatati, lesti a sventolare vezzosi pannicelli arcobaleno e bruciare tricolore, a sperare in "10, 100, 1000 Nassirya", condannare pena di morte degli odiati "iuessei", ma silenti nel far lo stesso nelle piazze di Teheran o di Pechino, figli di quelli che volevano portare a transumanza il popolo, verso il sol dell'avvenire, ma attenti a non rispondere al richiamo della foresta che, i meglio informati sapevano essere una bufala, più insalubre e impestata di quella campana, dopo suffumigio e affumicatura a vapor di diossina.
Gilad, Ehud e Eldad: israeliani, sporchi ebrei, soldataglia e crudele sbirraglia, manganellatori e picchiatori di "pacifica" marmaglia, si chiami Hamas o Hezbollah, loro sì, valorosi"resistenti", al massimo "compagni che sbagliano", che basta prenderli e andarci a braccetto per finire a tarallucci e vino.
Gilad, Ehud, Eldad…dimenticati, ignorati, vittime di un menefreghismo e un pacifismo che vive di smalto e non di spessore, etica, morale e fessa ideologia prese dal distributore automatico di un partito che continua a rifornirsi di beveraggi scaduti da novant'anni;
solo a pensare ai bamba che si erano trovati a Roma, sotto il Colosseo, piagnoni e "lacrimatores" a litro, per spalleggiare il salvataggio d'osso di collo dell'assassino Saddam mi fanno, ancora oggi, intorcigliare le budella dalla rabbia.
Agili nel chiedere grazia per il condannato alla sedia elettrica di turno, per lo stupratore pentito, il povero romeno ubriacone, che ha usato macchina come boccia e ragazzi come birilli, a farsi spuntar lacrimuccia per vecchi terroristi in disarmo, che bisogna trovargli un posticino, a poter tirare a campare, o a fare barricate per non voler ridisegnare una legge sull'aborto, che tratta la vita di un innocente come tappezzeria da raschiare dall'utero, eccoli ad ignorare e gettare sotto il tappeto quello che non è più "in", che non fa "trend" o è fuori "target", insomma, "démodé".
Parlare del Darfur, nei salotti che contano, non è "chic", come per la Birmania, oggi Myanmar, che il macinato di monaco non è più di moda, come per la bistecca tibetana;
e poi, non c'è un ritorno, in termini d'immagine, di richiami e visibilità sul palco mediatico che vuole sia più vantaggioso e meno pericoloso sparlare di Israele o di America, che la bomba sotto il culo o il seghetto alla carotide non te li mettono, qualunque cosa di loro si dovesse dire o fare.
Se faccio una vignetta, se dico male del Maometto, del credo coranico applicato ad alibi di terrorismo e terroristi, giocano a biglie con i miei di testicoli: meglio sputtanare Gesù, la Chiesa, il Papa, che ormai più non brucia e fanno carbonella degli eretici, né in terra n’all’Inferno.
Lo stesso vale per Abu Ghraib o Guantanamo, madri di tutte le torture e storture;
delle teste mozzate, di tante gole squarciate, di prigionieri appesi in gabbia e poi segati in due, di bombe sui treni, negli asili, nei mercati, di bambini mandati al massacro, con zaini imbottiti d’esplosivo, degli stessi, usati come scudi o di delinquenti che volutamente piazzano artiglierie a cavallo di case e civili, di tanta strage d'innocenti ognun tace.
Dei giustiziati negli stadi cinesi o appesi alle gru, in Iran, di donne lapidate non hanno megafoni e campanacci, a fare rumore.
I nostri "maitre à penser" amano poltrone, televisione radio interviste, cipria e belletto e pigre logiche liofilizzate.
Gilad, Ehud, Eldad, non c'è posto per voi: non siete "in", non fate "trend" e siete fuori "target";
insomma, "démodé".
Io, secondo me…24.4.2008
giovedì 24 aprile 2008
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