lunedì 14 aprile 2008

Specchi infranti

Base della ricetta dei sogni: preparazione per quattro persone;

si dispongano gli attori, si preparino i luoghi, a dar modo di impastare gli avvenimenti;
si leghino, con lo spago del destino o la corda del caso, le tante realtà, apparentemente lontane, ma fatalmente insaporite dal prezzemolo del dramma, della vita e della morte;
aggiunte, pesate e tempi faranno la differenza, a dare forma e amalgama ad uno o tutti gli ingredienti.

Milano, Stazione Centrale.
Lui, 43enne algerino irregolare con precedenti;
l'altro, un 17enne con handicap fisici e psichici.
Il minore, in stato confusionale, aveva i pantaloni della tuta abbassati, mentre il suo aggressore trovava soddisfazione di pisello, costringendolo faccia al muro e affondando lo spillone.
Il nostro virile stantuffo ha precedenti per rissa, spaccio, aggressione e furto, che gli hanno regalato abbonamenti al carcere e un decreto d’espulsione pendente sul capo, ma di cui se ne sbatte le balle, come a ridosso di quella murella, con il ragazzino a fare polpetta e infilare gamba di sedano.
Non che fatti simili sono sempre d’importati, che anche gli indigeni fanno del loro peggio, ma la legge dei grandi numeri essere rispettata regola che, a tanti sbandati senza arte ne parte, non gli si può inventare e offrire il paese dei balocchi.
Frattaglie simili, sono bestie in un..."cul de sac", vicoli ciechi esistenziali, senza via d'uscita, a girare in tondo come pesci rossi nella boccia, impossibilitati a tornare indietro, bloccati davanti e incapaci a trovarne uscita: disperati esistenziali, intrappolati, pericolosi per il più nulla da perdere, a lottare per sopravvivere, massimi discepoli del "Mors tua vita mea", la morte tua, vita mia.

Il sogno dell'algerino ha fatto a pezzi quello del ragazzo.

A lui è ancora andata bene, che potrà cercare di rimettere assieme i cocci, cosa non più possibile alla povera signora Reggiani che, in quel di Roma, fu violentata e uccisa da una altro animale, pari a quello appena conosciuto: qui, il tipo riuscì ad andare più...in fondo, uccidendo e fregando i pochi beni alla vittima, mentre ancora agonizzava.

Rione Scampia, periferia nord di Napoli.
Angela, come tutte le mamme, certamente guardava con orgoglio e amore il suo Umberto;
non poteva mancare di pensare cosa sarebbe diventato e avrebbe fatto da grande:
i sogni di un genitore anticipano quello dei figli e Umberto, appena dieci anni, non poteva ancora averne di formati, ma solo frammenti di uno specchio.
Ciro, De Angelis, ma doveva far parte di quelli caduti all'inferno, dal quale doveva essere sbucato quando, di un botto, schiacciò mamma e figlio.

- «Fatalità», dirà qualcuno.

- «Col cazzo, rispondo io !»

L'infame non doveva essere alla guida: aveva una grave forma d'epilessia - riconosciuto invalido al cento per cento - e la patente gli era stata ritirata;
lo stronzo se ne fregò, dando annuncio ed anticipo del dramma:
pochi giorni prima aveva travolto un’anziana donna e, mesi prima, investito un netturbino, a cui gli aveva fracassato le gambe !
In un paese dove tutto arriva in ritardo, l'unica puntualità l'hanno tenuta i poliziotti, salvando l'assassino dal linciaggio.
Ora, su sibilo dell'avvocato, saremo spettatori per solita manfrina: manifestazione di pentimento e, a cavare tenerezza, letterina strappalacrime, da anima in pena lacerata da rimorso: sceneggiata.

Il sogno di Ciro ha fatto a pezzi quello di Angela e Umberto.

Tanti erano a dire: "[...] sarebbe un suicidio anche alla periferia di Roma: figuriamoci nell'entroterra turco".
Quello sin qui detto parrebbe confermare ma, profeti di sventura o, sempre per legge dei grandi numeri, a Giuseppina, "Pippa", è successo;
violentata e strangolata, sepolta sommariamente sotto una coltre di terra e foglie, alta come una velina, ad essere più sudario che tomba.
Era partita vestita da sposa: con stesso candore voleva portare un messaggio di pace, fino a Tel Aviv, solamente facendo l'autostop, che meglio permetteva il diffondere il tanto amore che provava per il suo prossimo;
di tanto è rimasto l'abito strappato, la valigetta e il ricordo del suo ingenuo e innocente sorriso: anche per lei c'è stato incontro con bestia immonda.

Il sogno del balordo Murat Karatas ha fatto a pezzi quello di Giuseppina Pasqualino di Marineo, meglio conosciuta come Pippa Bacca.


"[...] e Dio creò l'uomo a Sua immagine e somiglianza; a immagine e somiglianza di Dio lo creò";

- «Perdonami, Signore, non ci credo: almeno Tu, non puoi aver compiuto una simile bestialità !»

Quanti sogni a pezzi, frammenti di specchi infranti.

Io, secondo me...14.04.2008

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