martedì 23 febbraio 2010

Figli delle stalle

A guardare l'albero dell'evoluzione ci si pompa il petto, come la Pamela Anderson, la bionda bagnina della serie televisiva "Baywatch", che non si capiva perché, per salvare l'affogato di turno, lanciava il salvagente, quando sarebbero bastate le tette al silicone a fare da piattaforma di galleggiamento.
Noi, del terzo millennio, siamo tronfi a riconoscerci il quel che pare la banchina d'arrivo della trasformazione, dove ci vediamo belli e simmetrici, uscenti e vincitori dalla selezione, a confronto di quel bruto che apre la serie dei genitori: piccolo, tozzo, peloso, pieno di gibbosità e con la sporgente canalina cranica a far ombra sui piccoli occhi porcini, con cespugliose ciglia ad esagerare il già ampio frontalino.
Che schifezza, quanto ribrezzo, quella chiavica dondolante come una campana su due zampette ancora da bestia arboricola e il dorso delle mani a sollevare polvere per il continuo strusciare a terra!
Ci si passa la mano sulla fronte spaziosa e sgombra da dossi e protuberanze, sportello di una scatola cranica che si vuole ricca di sugo;
- «Ah, che fortuna essere come siamo e non al pari del cavernicolo! Noi siamo diversi...figli delle stelle, noi.»
E già, vogliamo mettere quanto poco ormai abbiamo da spartire, con il troglodita!
- «C'abbiamo la luce, il telefonino, la macchina, Internet, la televisione, i satelliti in orbita e siamo andati sulla luna, noi!»
Nessuno più vuole avere a che fare con quel povero schizzo, uno scarabocchio di avara somiglianza umana, magari con il gancio di presa, un anello di congiunzione pure bestiale con un mondo ancora più infimo, di animalesca formazione;
passi il giocare di fantasia sul discendente gorillesco, ma fermiamoci li, senza andare oltre, che ormai con i parenti poveri non si vuole spartire eredità.
Eppure no, si ha voglia di mostrare ossa calcinate e vecchie di milioni d'anni, a mettere sotto vetro scheletrini di una progenie di sfigati, rozzi e grossolani antesignani dei fighetti d'oggi e dire che, si, quelli sono estinti per lasciare il posto a "er mejo": l'Homo Sapiens Sapiens.
Non si sono estinti;
o meglio: a noi sono giunti, restano e figliano ancora dei soggetti refrattari ad ogni legge del cambiamento, semplici assemblati e con modeste reti di neuroni, ma con quel tanto che basta per svolgere le normali attività di sopravvivenza: mangiare, bere, scaricare di corpo e andare di ciclostile, a duplicare all'infinito tanta bassa qualità, in piccola tiratura ma a costi contenuti.
Come per un elettrodomestico, hanno programma semplice ma efficace, a svolgere quel poco ma bene che devono fare.
Come uccidere i gay;
o bruciare le streghe.
Sono i figli delle stalle, per nulla in pericolo d'estinzione, anzi, pericolosamente vicini a conquistare la "vitalità del bacarozzo".
Sono ottusi, ignoranti, di spessore insignificante e capacità poco sopra allo zero, ma efficienti e specializzati nel poco che sanno fare: ammazzare.
Ultime dal fronte della mamma degli imbecilli, quella sempre incinta:
In Uganda, a Kampala si marcia al grido di "Uccidete i gay".
Il carognone di turno, conosciuto come "Malvagio Pastore Ssempa", ha chiamato a raccolta delinquenti e omofobi di tutta la città, che hanno sfilato esponendo striscioni e cartelli contro i "diversi", a sollecitare addirittura l'approvazione di una legge da passare in Parlamento, che criminalizzerebbe l'omosessualità e instaurerebbe misure repressive e di incitamento alla delazione.
Una specie di forma legalizzata per ottenere libera licenza di uccidere, un patentino per selvaggina da riserva di caccia grossa: lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex e via andare.
Apripista per simili cazzate non potevano che essere fanatici religiosi di ogni sponda, i primi a credere sempre di avere tra le mani verità assolute: musulmani e cristiani - tra cui un Vescovo, Lawrence Chai della Libera Chiesa Apostolica del Kenya e Sheikh Ali Hussein della Moschea Answar Sunna - sono tra i primi pirlotti ad uscire da spelonche e caverne e menare la clava.
Il paese non è nuovo a simili cacce all'untore, che se questo marcio arriva a galla ora, quel di trovare capri espiatori, alibi per giustificare proprie impotenze e incapacità, è sport nazionale, che si è giocato e si gioca su più campi: Angola, Tanzania, Uganda, Camerun, Zimbabwe, Sierra Leone, Liberia e chi più ne ha ne metta, senza per questo dar loro esclusiva, che se si gratta la crosta, altri sicuramente sarebbero in lista, su tutto il globo terracqueo.
Sino a ieri eravamo alla caccia alla strega, una delle tante figure atte, al posto del tempo, da ammazzare quando prende la noia di vivere.
Sparpagliata a farina, ma in Africa, la credenza nella stregoneria è forte, comune e diffusa.
Le persone accusate sono torturate, perseguitate e uccise come mosche;
bastonate e mazzolate da bande, folle, pastori, genitori e familiari, in nome dell'esorcismo o per ottenere confessioni, sono vittime della giustizia della giungla, accoppate nell'indifferenza e fuori di ogni legge o, nel migliore dei casi, costrette all'esilio forzato e alla scomparsa.
Conferma che a sfiga segue sfiga, i più colpiti sono i soliti noti: poveri, anziani, donne, bambini e persone con disabilità.
Ovviamente, tutto per il loro bene, cancellandone il corpo per salvarne l'anima, magari dopo aver fatto ingollare loro i più astrusi intrugli - ritenuti magici - per purificarli dalla possessione demoniaca.
In più parti del continente nero, migliaia di bambini - presunti streghe e maghi - sono stati cacciati dalle loro case e costretti a vagare per le strade, abbandonati, picchiati, tagliati con coltelli, bagnati con acido o linciati da parte dei genitori, familiari e membri della comunità.
Non è raro che si creino gruppi spontanei di "vigilanti", che si sentono investiti di un compito essenziale, come per i "Sungusungu" del Kenya, che alcuni anni fa fecero a pezzi e bruciarono delle donne nell'azione denominata "Okoa Maisha", operazione salva una vita, considerandosi protettori del popolo e non omicidi.
"Deus vult!", Dio lo vuole: altri Pietro l'Eremita sono a promuovere le nuove Crociate dei Pezzenti.
Il brutto è che tanti sono a credere che la stregoneria sia largamente praticata e le persone uccise abbiano meritato il loro destino e addirittura che le streghe sono capaci di assumere sembianze umane, animali o insetti, secondo le varie credenze.
In Senegal è il gufo ad incarnare l'immagine del diavolo mentre in alcune comunità del Benin settentrionale è diffusa la credenza che, se un bambino non nasce venendo fuori prima con la testa e con la faccia all'insù, è stregone o un mago e deve essere ucciso.
La questione è affidata a un faccendiere che lega una corda attorno al piede del neonato e lo sbatte contro il tronco di un albero, lo annega o lo avvelena o lo affetta con il machete, secondo immaginazione e inventiva.

Siamo stati forgiati nel crogiolo delle stelle, ma per tanti è bastato il letame di stalla.


Io, secondo me...23.02.2010