martedì 18 novembre 2008

profeTauran

La chiesa di Don Abbondio è entrata nel gioco, ha organizzato un bell'incontro, attraverso il Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso, con una mista armata Brancaleone del mondo cristiano e una manciata - se crusca o farina, vedremo - di quel musulmano.
D'ebrei, pur'essi gente del Libro, anzi, i primi, manco l'ombra.
Ah, già, dimenticavo: non c'è posto per loro, condannati dal quel sibillino, ipocrita e ambiguo condizionale, via di fuga per ignorare, trasformare ed accomodare granitica legge divina e farne polvere:
"[...] La vita umana è un dono preziosissimo di Dio ad ogni persona, dovrebbe essere quindi preservata e onorata in tutte le sue fasi".

Tarallucci e vino, seppure santo pure lui: facciamo tutto tra noi che - contiamoci - abbiamo la maggioranza dell'assemblea del condominio dell'intero globo terracqueo.

- «Testa o croce ?»

La testa è la nostra, così la croce da portare, ma sopra di noi, una volta che il "profeTauran" sarà elevato agli onori di chi apporrà il sigillo, a confermare che gli ultimi diventeranno i primi, grazie all'atto di sottomissione - comunque così capito - a cui assurge, per eccelso ed eccesso d'amore, "il Santo e amato profeta Maometto".
- «Dio non gioca a dadi», usava ripetere il fisico Albert Einstein;
lui forse no, ma il cardinale Jean-Louis Tauran l'ha fatto, ha perso, e la posta eravamo noi tutti !

- «Dio è intervenuto per guidare e salvare l'umanità in modo perfetto, molte volte e in molti luoghi, inviando profeti e scritture. L'ultimo di questi libri, il Corano...»
Ecco, gli ultimi, appunto: l'ordine della classifica e la Storia, si può riscrivere...in punta di spada, che è più veloce di quella di penna.

Nel tartufo del mio cane, il ricordo di un odore dura una vita intera: quando respira l'aria, permette alle molecole olfattive di depositarsi e di accumularsi, di rimanere "in riposo"nelle fosse nasali, colpire le regioni dei recettori olfattivi - dove le particelle sono disintegrate, concentrate e ricomposte - a farne memoria permanente, per uno, dieci, cento...millequattrocento anni, a marcare territori, poi riconosciuti propri, anche quando conquistati a forza e poi scacciati dalla stessa, che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Questo è il momento e il luogo sbagliato per lanciare segnali che sono letti in chiave di cedevolezza se non addirittura d'arrendevolezza, di subalternità se non servitù: stiamo rientrando tra i leoni e nelle catacombe, per vile comportarsi, trascinando appresso schiere d'innocenti che saranno a subirne umiliazioni e pelosa condiscendenza, quell'attenzione grezza e grossolana, concessa alla formica che ti attraversa la strada.


- «L'amore cristiano perdona e non esclude alcuno. Quindi include anche i propri nemici».

Vero, ma quando è concesso da chi, potendo, non affonda la spada. Non dall'impotente.

Il mondo è sconvolto da una ventata d'odio e intolleranza, presunzione e prevaricazione, d'assatanati ben armati e motivati, che della forza e non della predicazione fanno uso: ben di più sono ad accoppare i fratelli nella stessa fede, che si sono costruiti un dio e un profeta a misura, che lettura e interpretazione delle regole la fanno con le armi;
Fatto sparire i pochi "moderati", il resto è pecorame, che si muove e dirige dove lo mena il pastore di turno e, mentre il profeta dei cristiani è morto per loro, quell'altro se n'è ben guardato, visto che la fine era meglio, più facile e redditizio darla agli altri.
Un generale; solo un buon generale, un conquistatore, che ha pescato in quel che già c'era, l'ha rimaneggiato, mantenendo molti degli stessi personaggi e, godendo di avaro tempo, ha poi giocato di postille, a modificare e spostare bandierine secondo le necessità.

Il cardinale Jean-Louis Tauran è più avvezzo ad essere come Richelieu o Mazzarino: politico, sarto in bizantinismi, più vicino a Robespierre che a Gesù, ammiratore e portatore di teste alla ghigliottina, dove ci ha già messo attorno le sue di "tricoteuses", le popolane che al tempo della rivoluzione francese si mettevano in prima fila, davanti al palco della lama, e sferruzzavano lavori a maglia nell'attesa di veder rotolare le teste dei condannati a morte.
Quelle d'oggi sono a ricamare panni verdi, con falce e mezzaluna.

No, caro il mio Jean-Louis: specchietti e collanine prendili tu, che l'anello, più che al dito, ti sta meglio al naso così che, quelli che ti sei messo attorno, ti possano riportare comodamente alla loro, di stalla.

Bamba !!

Io, secondo me...18.11.2008

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