giovedì 7 luglio 2011

Junk box



Una volta c’era il juke box, che ci donava il bello di melodia e suoni;
al solo pensarci, mi prende nostalgia di quei tempi lontani, una struggente malinconia, al ricordo di quel pozzo dei desideri: ci mettevi una monetina, schiacciavi il tasto accanto al brano che volevi, il braccio meccanico artigliava il disco, lo posava ed iniziava l’incanto.

Come per le prime televisioni, anche quel piacere doveva essere condiviso con gli altri e questo favoriva i rapporti sociali, lo stare assieme, il commentare, trame e relazioni, il gruppo, l’anima gregaria della specie.
Altro che iPod, dove in una saccoccia ora ci sta il compendio di un certo numero di quelle melodiose ma ingombranti casse armoniche.

Oggi vai per strada e vedi tanti isolotti galleggianti, alla deriva e menati dai ritmi di quelle cuffiette, che trasmettono e isolano dal resto del mondo.
Passano accanto, gli uni agli altri, si sfiorano e paiono tanti tarantolati: appartati, ognuno con accompagnato dalla propria solitudine, sacchetti di cellule con movimento ameboide, con pareti refrattarie all’osmosi, senza vasi comunicanti.

O forse, colpa mia: non mi sono accorto del mutare dei tempi, che non ho le giuste terminazioni nervose, da agganciare alla nuova presa di corrente. Oddio...vuoi vedere che mi sono trasformato in “matusa”?

‘azzarola!

No...però...un momento...c’è ancora, il juke box...dove ho messo gli occhiali...c’è scritto sul giornale.
Sbagliato.

Junk...ecco: junk, no juke.
Spazzatura...una pattumiera.

“Moody's: si declassa il “rating” del debito sovrano del Portogallo e diventa “junk”!
In parole povere: da schifo, ‘na chiavica a cielo aperto.
Come a mettere i campanellini al piede di un lebbroso.

«Attenzione. Scansate, altrimenti v’infettate!»

Beh, non è il juke box, ma ai poveretti gliel’hanno cantata e pure suonata...e se lo dice Moody's.
E già ma, a ben vedere, “chicazz’è” sto Moody's, che pare la marca di un organo.
Vado a vedere, nella soffitta cranica, dove ancora parcheggia e stagiona un cervellino, sempre più raggrinzito, incartapecorito, somigliante più ad una pallina di carta straccia, accartocciata e pronta per il cestino.
Nell’angolino recondito, ritrovo la pallina grigiastra e la interrogo, come l’indovino con boccia di cristallo.
Una passata con il gomito, una lustratina, un soffio per scacciare la patina di polvere ed ecco...vedo....vedo...le cappellate!

Non sola, ma assieme alle sorelle, Fitch e Standard&Poor’s, tornano i ricordi, di quanto male hanno fatto in passato e le cazzate di famiglia.
Queste Pizie dei tempi moderni, come per quelle di Delfi, consacrate al dio pagano Apollo, vaticinano, interrogano il fegato della gente, interpretano il volo degli uccelli...e fanno spesso la fine del pollo, di cui si conosce l’utilità per carne e uova, ma non il brillare d’intelligenza.
Il mondo si rivolge a loro, per i responsi, come facevano i condottieri con i sacerdoti, per sapere se le guerre che stavano iniziando avevano o no l’appoggio degli dei, e che la vittoria avesse per loro un occhio di riguardo.
Insomma: era come la raccomandazione d’oggidì.

«Il Portogallo...nooo! L’Italia? Uhm...così così...occhio a questo...attento a quello; alla larga dall’altro!»

Standard&Poor’s concesse la tripla “A” a Bernard Madoff...quello della truffa miliardaria a Wall Street.
Bernard sta in galera, ora: deve scontare “appena” centocinquan’anni...dicasi cen-to-cin-quan-ta.
Standard&Poor’s: nessuno.

Nel 2006, la quasi totalità dei titoli erano dati per buoni, con l’avallo della forca tridentina: "AAA".
Come a dire: vai tranquillo, che qui fai un sacco di palanche.
Poco tempo dopo...«Contrordine! Sono spazzatura...junk! junk! junk!»
E che cazzo: sempre voi, maledette sorelle del menga, me le avevate garantite!
«Ci siamo sbagliati, scusate: è stato un errore dio sbaglio.»
Vabbè, ho capito: a qualcuno dei loro tirapiedi, impiegatucci mezzemaniche e mezzecalzette, Fantozzi della finanza, deve essersi incastrato il ditino sul tasto della “A”.

Click...click...click...cancellato...bocciato...nella lista dei cattivi...'un c'ha ‘na lira!

MI ricordano i medici dei campi di concentramento, quelli che, all’entrata, dividevano i nuovi arrivi;
questo a destra...quello a sinistra.
Signori e padroni della vita e della morte, da una parte la camera a gas, dall’altra, la schiavitù, quella dell’"Arbeit macht frei", del lavoro che rende liberi, perché sudi, ti viene il mal di gola e muori.

Le tre sgualdrinelle, Moody’s, Fitch e Standard&Poor’s, ce la danno, l’annunciazione.
Giurano sulla pagina finanziaria, santificano i bilanci e la statistica, la famosa “arte di mentire con i numeri;

la banca Lehman Brothers? 'Nu babbà!
La Parmalat...’nu schianto!
«Ite, figlioli: Ite, missa est...Andate, l'offerta è stata mandata...rien ne va plus, les jeux sont faits!»

Trombati.
I risparmi della nonna in fumo; un’intera vita di lavoro persa sul tavolo, che sarà sempre meno verde delle nostre tasche, dopo aver incautamente dato retta a questi smanettoni, che dei loro “diagrammi a torta” non ci sono rimaste neppure le briciole!
Hanno il potere d’affossare qualunque economia, ogni paese, ogni bilancia commerciale, ogni borsa, d’azzerare chiunque ed ogni cosa.
Quando sbagliano, ballano la tarantella...

«Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... scurdámmoce 'o ppassato, simmo tre sorete, paisà!»

‘ffanculo a soreta!

Suonacelo ancora, zio Sam...il junk box.


Io, secondo me...07.07.2011