lunedì 6 ottobre 2008

Mal di Veltroni

Quando c'avevano loro le chiavi della dispensa, a quella avevano dato permesso d'accesso solo ai compagni di merende: Presidente di Camera e Senato e giù, giù, fino a quello che chiedeva 50 centesimi per andare al cesso, erano di loro;
all'opposizione, nemmeno le bucce di patate da ciucciare.
Con metà dell'elettorato dalla loro, comandavano - non amministravano - su quello e sugli altri, impipandosene dell'equilibrio dei pesi sulla bilancia.
Il messaggio degli italiani era chiaro: visto che nessuno può fare il bauscia, vedete di lasciare il cazzeggio politico, di zappare e piantare semi nell'orto, che non doveva essere più di guerra, ma di una comunità che doveva ricostruire dalle macerie di quella.
Il risultato s'è visto: botte da orbi tra loro per chi doveva schiacciare i bottoni della stanza di comando, come alla PlayStation che, alla fine, economicamente pareva d'essere a Chernobyl con Napoli ridotta ad una Bidonville.
Alta velocità, rigassificatori, termovalorizzatori: veto su ogni cosa, immobilismo, anzi, paresi assoluta.
Il paese sembrava muoversi tra nonno lettiga e mamma flebo.
Giocavano al dire, sbagliare, per finire a lettera e - fortunatamente - a testamento.
Oggi siamo al fare e, muovendosi, anche sbagliando si può rimediare, che dagli errori s'impara e si migliora, ma dal rachitismo non si sarebbe guariti, fissi alle schioppettate della sfiga.
All'approssimarsi dell'affondo del barcone, ecco il «Si salvi chi può !»
Come armate in rotta, quelli che non si tolgono l'armatura ideologica affondano nel fango;
una parte si toglie le croste e si mescola, copiando le mosse di quello che s'indovina sarà il vincitore:
ecco copiare per due terzi il simbolo tricolore dell'acronimo del partito destinato alla gloria, il modo di muoversi, il declamare, perfino il dar di barzelletta e tentando di sovrapporsi con la mimica all'avversario più accreditato, volendo spegnergli l'audio per poi fare doppiaggio in proprio.
Inutile, che il caffè di cicoria non potrà mai avere gusto diverso da quello che la natura gli ha appiccicato.
La parte più giurassica di quelli collassa, quasi si estingue, come i dinosauri dopo la caduta del meteorite;
i sopravvissuti simulano una presa di coscienza, fingono signorilità e, addirittura, quasi a voler dimostrare magnanimità, come il signorotto compassionevole verso il villano, millantano fattiva collaborazione.
L'intero paese pare tirare un sospiro di sollievo: «Vuoi vedere che forse l'hanno capita di smettere di beccarsi, si tirano su le maniche, sputano nelle mani e danno di badile ?»
Dura poco.
Il lontano brontolare diventa ruggito e rumore di cose infrante, mentre il trattore sfonda e abbatte decenza e speranza: Tontino di Pietro, dell'Italia Dei Veleni, applica la sgrammatica del verbo «Io a quello lo sfascio !»
Il Pietro Manetta trascina "Uòlter" Veltroni e la sua gente a confrontarsi con mezzi e modi tipici da beota d'osteria: la rissa.
Ora, il povero Valterino, come imitatore, vale una cicca: né come brutta copia di Berlusconi, né come caricatura campagnola del sottoprodotto grammaticale del "Dolce stil novo", cresciuto nella romantica lettura del "T'amo pio bove".
Tontino dice che Berlusca è un pappone: «C'ha ragione !» dice Uòlter.
Tontino dice che siamo al regime fascista: «C'ha ragione !» dice Uòlter.
Minorenni - incapaci d'intendere e di volere, dice la legge - picchiano un cinese e la camorra - semplici criminali - ammazza degli uomini di colore mentre un ragazzo - "Abba" Abdul Gruibe, il 19enne originario del Burkina Faso - è ucciso a sprangate da un barista cui ha fregato dei biscotti: «Razzismo, xenofobia !» urla Tontino;
«C'ha ragione !» dice Uòlter.
Alla fine pare un deficiente, accompagnato dalla badante.
«Berlusconi non ammette che esista l'opposizione», urla la nostra sbiadita macchietta, durante un'intervista di quella che, dal nome, pare la direttrice di una scuola di ballo, ma lo è invece dell'Unità: la Concita De Gregorio;
lamenta un "clima da pensiero unico", e di un regime che "ha fastidio per l'esistenza dell'opposizione, dei sindacati, del Parlamento e dei giornalisti che dicono cose che a lui non piacciono".
Milioni d'italiani - cretini - hanno votato e dato delega ad uno che manda "tanti segnali di un possibile slittamento verso una perdita della democrazia".
Dopo essersi fatto una pera di grappa, direttamente in vena, tromboneggia:
«A Berlusconi tutto è consentito [...] c'è un pensiero unico dove anche il sistema della comunicazione è assolutamente piegato»: l'illuminato, il veggente, vede cose che milioni di scimuniti e guerci ignorano.
«[...] farà solo decreti: la Costituzione prevede che siano possibili solo con determinati requisiti di necessità e urgenza».
E già, caro Uòlter: necessità e urgenza, hanno permesso di rimuovere la monnezza, che tu e i tuoi avevate lasciato a Napoli, e aiutano oggi, che siamo ad affrontare sbarchi di clandestini, criminalità d'importazione, crollo di Banche mondiali e tanto, ma tanto di peggio.
Mi domando: da quanto manchi dall'Italia ?
Caro amico, finalmente ci si muove, dopo che te e i tuoi eravate al volante e, come i bambini, senza muovervi, facevate con la bocca:
- «Bruuummm...bruuuuuummmmmMMMMM...UoooOOOOMMmmmm».
Avremo tempo di migliorare, e tutto e tanto sarà perfettibile, ma non guardando le cose come al cinema, davanti ad un telo, mangiando Pop-Corn mentre scorrono le immagini de "La Penisola dei fumosi".
Ultimamente D'Alema, anticipato prima da Violante e poi dal Bertinotti, auspicava una riapertura, il ritrovare pacatezza e dialogo con la maggioranza;
ma Uòlter no: quando esce senza la badante, che gli fa da suggeritore e guida, si perde.
Tontino l'ha abbandonato sull'autostrada, da solo, scaricandolo dal trattore.

Scusate, devo andare;
m'è venuto un mal di pancia...di ventre, anzi: di Veltroni !


Io, secondo me...06.10.2008

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