giovedì 16 ottobre 2008

Wat ai dett iù

Siamo in Italia.
In Italia si parla l'italiano;
magari, dove proprio si sta un poco indietro, un misto dialetto-italianese magari ostico da decifrare, ma interpretabile.
Entri, magari ci stai poco, giri, ti guardi attorno e torni al paese tuo: non sei obbligato ad imparare la lingua di dove stai, sosti, parcheggi e passeggi per un poco e te ne vai;
pochi gesti, una certa mimica, l'adattarsi a chiedere una cosa e t'arriva un'altra e rassegnarsi a ripartire da capo perché l'altro finalmente capisca e ti serva, secondo intenzione, e poi via: cammello e valigia e torni alla cuccia tua, nella consapevolezza che, nella tana altrui, sei tu a doverti adeguare...o no ?
Se poi hai la fortuna di incontrare il vigile, il cameriere, l'autista, il giornalaio o la maestra che capisce il tuo "arabese", tanto di guadagnato, ma è valore aggiunto di queste figure il sapere, non passo obbligato.
In fin dei conti, mica ti ho cercato io: sei tu che hai incagliato il gommone sulla mia spiaggia, ti sei fatto ospitare e hai trovato fortuna in un lavoro e in una qualità di vita che, se era meglio da dove venivi sei un pirla, per aver traslocato da una reggia alla topaia.
Dato per certo - salvo tu sia un masochista - che da noi, tutto sommato, non è poi così malaccio, sono a chiederti un minimo di rispetto, per la terra e la Storia dei miei padri;
almeno la lingua vedi di impararla, e il "marocchinese" tientelo per e tra le mura della tua abitazione.
E si, perché se pretendi il contrario, allora m'incazzo, perché ne deduco che vuoi ficcarmi nello strozzo un rospo che non ho nessuna intenzione d'ingoiare !
E ancora, per favore, non andare in giro a starnazzare: «Siete razzisti, siete xenofobi»;
se pretendete, vi rispondo: «Siete rompicoglioni, e nessuno vi trattiene dal cercare gente e albergo più accogliente.
Siamo in Italia.
In Italia si parla l'italiano;
se vuoi restare in pianta stabile, imparalo e lo stesso per i tuoi figli.
A scuola, non possiamo costringere gli altri - e nemmeno gli insegnati - a dover fare un corso di cinese, di swahili, di lingua cirillica o runica, di comprensione di pittogrammi, geroglifici e ondine arabeggianti.
Non hai avuto tempo di imparare, e così la tua prole ?
Nessun problema: pazienza, olio alle meningi e al gomito, lubrificazione alla lingua e si risale lo scoglio, che non dobbiamo cercare la stele di Rosetta e andare per tentativi, nel chiedere: «Wat ai dett iù ? No capisc !»
Guarda che il muro del ghetto, altrimenti, non sorge dal di fuori, ma te lo costruisci da dentro, costretto a vivere tra la rete del pollaio e con le tue galline !
Guardati attorno: ogni prodotto che è venduto ha un libretto con le istruzioni, in diverse lingue;
io tengo e consulto quel che è nel mio idioma: il resto lo allontano, che non sono obbligato a studiare d'altro, se non - al limite - per sfizio, non per legge divina.
Dovunque, se non accetto condizioni e regole o, peggio, le voglio piegare a mio comodo e piacimento, devo essere pronto a non recriminare e prepararmi a ricevere rifiuti o sputi, in rapporto e in modo proporzionale all'aggressività con cui porto avanti le mie pretese.
Non è razzismo, e neppure xenofobia: si paga l'errore di avere lanciato messaggi o mantenuto atteggiamenti ambigui, quando non volutamente di presunzione o prepotenza.
Ancora più attenzione si deve fare a non divenire grimaldello per le altrui malefatte, strumenti per offesa e non soggetti e portatori in proprio.
L'ultimo caso: le classi differenti per immigrati;
dov'è la vergogna, se s'insegna l'italiano agli studenti stranieri ?
Guardiamo con l'occhio della formazione e della crescita, non come un rinchiudere selvaggina in una riserva, come auspicano, vogliono e menano detto che è - mentendo e sapendo di mentire - i ripetenti, con Master in disinformatjia, usciti dalle scuole dei maestri-gestori dei Gulag !
Eccoli, i guastatori e specialisti della demolizione, quelli della gran muraglia berlinese, che con le ossa costruirono muri ben peggiori, a tentare lo scasso e lo scardine, a rientrare dalla finestra dopo essere stati cacciati e calciati dalla porta, che di termiti hanno bisogno per far numero e buchi nella casa che non li ha voluti.
Sono a soffiare sul fuoco del razzi-xeno-fascismo, a cavalcare la notizia della "Somala desnuda", una trafficante di droga che rifiutava i dovuti controlli o dello spaccavetrine del "raid nazifascista" del Pigneto, in quel di Roma, poi trovato con il ritratto di Che Guevara tatuato sul braccio, che di quella parte era;
o il caso del fuoco in un campo di nomadi, ove "suggeritori" ebbero ad imboccare operatori di un'associazione per l'assistenza, pronti a spergiurare d'aver visto marmaglia fascistoide che lanciava bombe incendiarie, tranne essere smentiti dagli stessi zingari, che la causa dell'incendio fu per cause accidentali.
Di sputtanamenti simili né son piene le fosse, ma il senno, i figuri, mai l'hanno avuto a riprendere.
Sono come quelli che arringano e aizzano la folla, a che impicchino e vadano a linciare senza dar modo di usare prima razionalità e ragione.
Sono loro i veri incendiari: terroristi della cattiva politica.
I Neroni sono ad usare alunni come zolfanello e scuola come pagliaio, per cantare sui resti carbonizzati della nostra società, che loro vorrebbero "rieducata", ricostruita dalle braci, disinfettata, disinfestata, purificata e ricondotta alla dottrina dei "padri affondatori", i lombi primitivi e primevi.
Ecco sparlare di "istigazione al razzismo", "classi senza cielo", "discriminazione tra i più piccoli", "ghettizzazione dei bambini", "provvedimento ghettizzante", sino al demenziale, del Komunista Diliberto, che parla di "apartheid":
tanti stoppini infilati nelle Molotov, lanciate nella paglia;
e raccomandazione assurda, a che gli insegnanti si "dotino d'archi con molte faretre";
forse devono imparare l'arabiotico, il cinesotto, il giapponesario, il banturese, il pigmeiano, il codice binario e tranviario ?
Forse i malinconici falcemartelluti sono a rimpiangere il "sei politico", che permise a molti asini di uscire della stalla ed entrare nel circolo politico.
Ora vorrebbero che ad altri spuntassero le loro stesse orecchie lunghe, a credere sia normalità;
la vera "classe senza cielo" sono loro:
un firmamento alto e irraggiungibile...come il sol dell'avvenire !


Io, secondo me...16.10.2008

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