domenica 26 aprile 2009

La bella e la bestia

"O bella ciao, ciao, ciao...una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor".

Beh, la giornata del 25 Aprile, festa della liberazione, non poteva cominciare in altro modo;
eccolo li, "l'organetto di Stalin", come lo chiamo io: fisso come un pilastro, fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano - gran barbone ormai color "ghiaccio sporco" e il tabarro - suona, solo e sempre, l'immancabile motivetto:

"O bella ciao, ciao, ciao..."

Da tempo che ci passo via, non manca mai, e il repertorio è sempre lo stesso.
Quando gli lasci l'Euro - o sarebbe meglio un rublo? - ti vien voglia di apostrofare:

- «Ehi, Marx, non sarebbe ora di cambiare il Manifesto?»

Poi lo guardi e ti viene un groppo in gola, un misto di pietà e tenerezza: è li, ma in un altra dimensione, imprigionato in un universo parallelo, vicolo cieco dell'evoluzione, ormai dipendente dal quotidiano sniffo ideologico che ne ha frullato il cervello, da tempo all'ammasso.
Passo oltre quel che ormai è fossile.
Voglio vedere di più: l'intera foresta di pietra.

"Siedi sulla riva e aspetta. Vedrai passare il cadavere del tuo nemico", amava ripetere uno che, ai tempi, fu da simil gente tanto ammirato.

Bene: questo l'ho fatto mio.
La mia riva era un muretto, lungo Corso Venezia, dove loro, i "Compagnosky", dovevan passare per poi raccontarsi solite barzellette, chiamare zuppa il pan bagnato e friggere stessa aria, all'ombra del Duomo;
vien da ridere a vederli sotto le guglie di un tempio che, per loro scuola atea, avrebbero voluto nella polvere, come quella di quell'oppio che, dicevano, da li esce, per esser dato ai popoli.
Sicuramente la Madonnina ne avrà avuto indulgente compassione, da lassù.

- «Compagni», anzi, no «Figli...figli che sbagliano», avrà pensato.

Poveri esserini, bisogna capirli: alla fine, sono rimasti orfani di tutto;
da quando gli è crollato addosso un muro, a Berlino, non sono più gli stessi, che han capito d'aver costruito sulla sabbia.
A corto d'argomenti sono a ricalcar stessa scena, a metter medesimi, logori panni, cavalcar senile ronzino e ripetere spettacolo e copione, che ognuno conosce a memoria e mena a noia.
Visto uno, visti tutti e la sfilata per la liberazione dall'invasor non è stata da meno.
E pure questo morbido cuscino, su cui hanno poggiato da sempre le sacre parti della rivoluzione, gli sta per essere sfilato da sotto, che si son scoperti gli...altarini, alzati i tappeti dove nascosto il ruffo e gli armadi con gli scheletri, marca Foiba; e il "Triangolo rosso" non era quello pubico di una bella emiliana, ma di regolamenti di conti tra quelli che di rosso portavano e accettavano tutto, ma non su personale conto e tornaconto.
Di quel poco tempo - per fortuna - che hanno avuto in mano la manovella del manovratore, ne hanno fatto di cotte e di crude, che gli han levato patente, per intervento di voto ed elettori.
Ora sono a cercar di salvare il salvabile: mantenere quel che spacciato per articolo e manifattura di casa, su cui menar vanto e marchio di fabbrica.

- «Ma no», ci dice la Storia «non furon i partigiani a risalir penisola, con a fianco pochi sparuti soldati americani, inglesi, brigata ebraica, polacchi, francesi e compagnia bella, ma il contrario e fecero solo di ramazza o azzannarono calcagni di chi già in ritirata, incalzati e vinti, non da "Urbi", ma dagli "Orbi"».

E non erano solo rossi a combattere e morire, ma colori variegati, che la bandiera arcobaleno già c'era da allora.
Mai furono primi, mai i soli, mai ebbero esclusiva, ma si presero allori, bagnandosi con oro e incenso.
Onore ai nostri padri, con le divise del color dell'iride.

- «Ehi, compare, passami un manifestino!»
Al meschinello non par vero: non gli riusciva di rifilare a qualcuno il fogliame, ed ecco che almeno uno lo chiede;
è troppo soddisfatto per spegnere il sorriso con cui tira innanzi, confessando che avevo dimenticato il blocchetto degli appunti e cercavo qualcosa su cui inchiostrare i pensieri, a descrivere lo spostare di ultimi esemplari in via d'estinzione, della foresta di pietra.
E passano strisce, striscette e striscioni, ed uno mi fa sogghignare: su una porzione, classico rettangolo rosso con impresso falcemartello giallo e stella di pari colore, sulla testa del mazzapicchio;
sul resto del lenzuolo, tanti pari stampini: sfondo bianco con "falcemartellostella" blu, arancione, nera e verde islam, che per un attimo mi par di vedere mezzaluna e lumino incrociato con scimitarra.

- «Accidenti», mi è sorto dubbio «vuoi vedere che pure Bin Laden c'ha mandato una rappresentanza?»

Non faccio a tempo a realizzare che mi passa da sotto il camino l'intera famigliola: padre, madre e due bimbi ancora acerbi, tutti in maglietta sanguigna, che tentano di pareggiare ritmo a poter distendere il telo porporino con su qualcosa che pareva il faccione di un messia del partito.

- «Sant'Iddio», mi son detto «sarà mica un altra sindone, con impressa la sagoma del Lenin?»

Ancora non mi è dato conoscere, che genitori ed addomesticati mi si sono sfilati via.
Ed ecco "gli antenati", quelli che si erano bevuti fino in fondo la panzana togliattiana, che dal baffone ci stava il paradiso in terra e, se non altro, il titolo de "il Migliore" al ballista glielo si deve riconoscere, che gli è riuscito di scamparla alle purghe di là e di farci fessi d qua.
Ebbene, questi del vecchio stampo li riconosci dalla deriva dei continenti, che lo spostarsi e arrotondar d'ombelico gli fa andare stretta la maglietta dei lontani tempi e il grigiore delle tempie si accompagna a quello di una vita scialba dove, fallita la rivoluzione e il potere al "poppolo", non c'hanno più nemmeno quello di riuscire ad allacciarsi le scarpe.
A passar oltre, arrivano i manzi dei centri sociali, a zoccolare, e poi ecco: i tatuati, i borchiati, gli imbullonati, i cuciti e ogni altra forma di sartoria, che sembrano usciti da uno scontro e poi rimessi assieme alla belle meglio, con tinture, chiodi, viti, anelli ed ogni altro tipo di saldatura.
Fortuna che, per l'età, comincio ad avere un udito più appannato, altrimenti il camioncino abbeveratoio-spaccatimpani con la musica a tutto volume mi avrebbe spanato il padiglione di Eustacchio.

"O bella ciao, ciao, ciao...una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor".

Chissà se, quando Beppone Stalin e l'Adolfo fecero inciucio e si spartirono le fette di torta, la cantavano in Finlandia, Cecoslovacchia e Polonia.
E già, perché quelli dovrebbero farne due, di giornate della liberazione, così come, più tardi, l'Ungheria;
e la primavera di Praga fu rovente e cingolata, non bella e calda stagione!
Di questo comunque ne diedero esaustiva anticipo e spiegazione prima il Machiavelli, con il manuale di quanto stronzo e carognone debba essere un capo, e poi George Orwell, con il famoso libro "La fattoria degli animali", da dove si ricava che "pesce piccolo mangia il grande" e ogni rivoluzione si traccia con l'aratro e si difende con la spada.
Le ultime righe le ho scritte guardando le terga dello sciame, assieme ai carabinieri e ai poliziotti;
ai lati della strada, lattine e bottiglie rotte, vuote e semivuote e una miriade di manifestini, che nessuno ha voluto tenere, come per i santini.
Bugie e verità hanno trovato giusto posto: chi nella polvere, chi nel portafoglio, assieme alla fotografia della famiglia e degli affetti.
Alla fine, si trova più comodo portare appresso solo le proprie di balle, che il resto è solo zavorra.
Giusto finale: come a vedere una armata sconfitta, quando lascia dietro di se ogni cosa possa essere d'impaccio.
Io non so quante divisioni ha il Papa, ma quelle di Stalin si, dopo la pesa di rottami e avanzi della ritirata...di Russia.
Diranno che erano centomila, un milione, un miliardo, tutti con i piedi nella piccola bacinella sotto la croce.
Sicuramente, se fatto lo scorporo dei curiosi, dei turisti, dei passeggiatori di bella giornata, dei compulsivi della compera, militi, bancarellai, edicolanti, baristi, camerieri e piccioni;
se ancora ricordo come si tira di conto: peso lordo meno il netto, restano loro.
Questa volta, o mia bella Madonnina che luccichi da lontano, c'hai avuto la soddisfazione di vedere il tuo cortile con le carcasse degli elefanti, venuti a morire nel cimitero del tempo perduto.

La bella e la bestia.

Io, secondo me...26.04.2009

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