mercoledì 29 aprile 2009

Lampi, tuoni e fulmini

- «Cari amici, esce oggi in libreria il mio nuovo libro "Europa Cristiana Libera" [...] siete tutti invitati a partecipare alla prima presentazione [...] a Milano, presso l'Auditorium Don Bosco, in via Melchiorre Gioia 48».

Vorrai mica mancare, mi sono detto;
forse che il codice del virile cavaliere non recita: "Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo"?
Guardo dalla finestrella dell'ufficio, al calduccio delle quattro mura, sommerso e coperto dalle scartoffie, i tanti fogli che formano le coperte del "mezzemaniche", il guerriero da scrivania:
- «Ragazzi, questo pomeriggio non ci sono: prendo un permesso e sgommo viaۛ».
Dal gruppo dei ragionier Fantozzi non c'è stato neppure un lieve segno d'ammirazione per l'ardimentoso, che affrontava coraggiosamente il diluvio del mondo di fuori.
E fu così che nell'anno del Signore 2009, in quel 28 d'Aprile, sfidai le cateratte, sperando di ben ricordare la promessa di Dio, dopo l'incavolatura che portò al diluvio universale:
- «Non invocherò più il male sul suolo a causa dell'uomo [...] non accadrà più un diluvio per ridurre in rovina la terra».
Vorrai mica che proprio ora ci tiri un bidone, mi sono detto.
- «Orsù, coraggio, che la vita è di passaggio, come i temporali: diamoci alla vestizione!»
Scarponi e giaccone in Gore-Tex, garantiti impermeabili che, se affondi, ci vai sotto con la testa ma quelli li ritrovano, che restano a galla, tranquilli e asciutti, come i pannolini;
ombrello ampio, che si può riciclare quando si va in spiaggia: quando passi con quello, spazzi via la concorrenza, che gli striminziti degli altri, quando incocciano, pare di vedere il rimbalzo di un'utilitaria contro un autotreno.
Il tutto non raccogliendo gli accidenti che ti mandano gli sfortunati, che si devono far da parte per non vedersi accartocciare il misero riparo allo scroscio torrentizio.
Mors tua vita mea, mi dicevo: se stai sotto tu, io tocco e non affondo.
Con questo spirito...cristiano, mi sono avviato all'incontro con Cristiano.
Fluttuando sulle acque - non come Gesù, ma perché la testa mi fa da galleggiante - mi riesce d'arrivare, dopo aver sadicamente goduto nel vedere quelli in moto che s'infilavano nei rivoli e scappare quando a farlo era l'autobus di linea, che sollevava il ruscello che ti scorreva a fianco trasformandolo in onda anomala.
Vero era che ero impermeabilizzato, ma la muraglia alzata dalle auto, se non ti faceva nulla di fronte, ti assaliva dall'alto, arrivando tra il collo e caviglia, e tu diventavi come un collo di bottiglia che prendeva il pieno dalla damigiana!
Graziato dalla pietà divina, arrivo alla meta, prendo la copia da far firmare dal caro Cristiano nostro, procedo alla stesa dei panni e allo sgocciolamento e mi accomodo sul soffice cuscino della poltroncina: posizione frontale, a veder chi parla nelle palle degli occhi, che all'amico sul palco devo avere fatto l'effetto dello spaventapasseri.
A dire il vero, in un primo momento ho avuto timore di aver sbagliato presentazione e di essere capitato in quella dell'Amplifon, la nota casa di protesi acustiche: i tipi nerboruti che entravano dalla porticina laterale portavano tutti un apparecchio alle orecchie.
- «Poveretti», mi sono detto «così giovani e già con problemi d'udito».
Poi, quando hanno cominciato a parlare, ho capito: era la scorta.
- «Va bene, fate entrare Magdi Cristiano Allam: l'unico che potrebbe creare problemi è in terza fila, ma se non gli inciampa nel naso non rischia nulla».
Avrei voluto replicare ma, visto la stazza e considerato che ero appena stato dal dentista, ho pensato prudente sorvolare.
L'addetta alla cinepresa, prima sul mio lato destro, ha poi cambiato di posto.
- «Non si sa mai: se quello si gira di profilo mi toglie l'inquadratura», ha borbottato.
Ancora non ho capito a chi si riferisse, anche se una delle addette all'organizzazione dei posti in sala mi ha consigliato di guardare sempre fisso il palco.
Fa sempre piacere che qualcuno pensa a te, nel timore di una distrazione, a perdere qualcosa del nostro protagonista.
Cara ragazza!
La serata è passata piacevolmente, visto il relatore di razza: liscia come l'olio, così come l'esposizione dei fatti e delle opinioni.
Ecco arrivare il momento della dedica "griffata", sulla pagina di "Europa Cristiana Libera";
qui Cristiano si tuffa e nuota tra la gente come Paperon de Paperoni nelle monete del suo deposito.
Per ogni pagina che firma, non mette una dedica: ci scrive un romanzo.
Ognuno che gli si presenta davanti è diverso, per specifica unicità.
Nessuna scritta con lo stampino, nessun pensiero costruito in catena di montaggio e l'attenzione per il prossimo è viva, non di circostanza, del generico "Volemose bene", del politicamente corretto, dell'opportunità o del tornaconto piuttosto che del buonismo coreografico.
Lui ama il prossimo suo e, se non come se stesso, perché di più;
ed io non lo conosco da poco, ma da tempi non sospetti e quando ancora non aveva la forza del richiamo d'oggi.
Il suo candore spesso lo rende incauto, che gli è scappato un: «Ti fermi al ristorante?»
Caro, grande, e stoico uomo, che avrebbe infierito su se stesso aggiungendo altra pazienza nell'avermi ancora tra i piedi, nonostante esperienza e prudenza gli avrebbero dovuto insegnare altrimenti.
No, Cristiano, non ce l'ho fatta: quella era una giornata maledetta per me.
Ventiquattro anni fa, il 20 di Aprile, mi sposai; otto giorni dopo, ritornando dal viaggio di nozze trovai mio padre morto, stroncato da un infarto.
Non ne ho avuto coscienza ma, uscendo in strada, il ricordo di quel momento deve avermi fatto partire un colpo involontario verso il buon Dio e le sue volontà, perché l'acqua era a catinelle e i fulmini a far corona.
- «Starà mica prendendo la mira?», mi dicevo.
Certo che c'era un bella differenza tra i lampi di genio di Cristiano e quelli che illuminavano la via.
Comunque mi sono permesso di rammentare all'altissimo, rivolgendo gli occhi all'insù:
.- «Ricordati la promessa! Non accadrà più, hai detto, e mi venga un accidente se non è vero...anzi, no, mi sono sbagliato; però, fidati: è scritto nero su bianco, sul tuo libro. Giurin giuretta, non lo faccio più!»
Immerso - è il caso di dirlo - nei miei pensieri, ho girato l'angolo del marciapiede, nel mentre il semaforo era da pochi secondi al verde e le macchine erano partite, come allo sparo sul nastro di partenza del circuito di Monza.
E si, il Padreterno ne sa sempre una più del diavolo: tolto i fulmini e impossibilitato ad annegarmi, per antica e improvvida promessa, almeno mi ha fatto dare benedizione, che mi pareva d'essere come la pera nella grappa.
- «Vuoi sempre avere l'ultima parola, eh?»
Fortuna che avevo ben stretto e chiuso il prezioso sacchettino con il materiale elettorale da distribuire e il mio libro con pensierino Cristiano: quello all'asciutto c'è rimasto.

- «Come dite...cosa ha detto Magdi Cristiano Allam? Mica volete che ripeta, a pappagallo: è tutto scritto nel suo libro!»

Buona lettura.


Io, secondo me...29.04.2009

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