martedì 5 gennaio 2010

Coniglio Internazionale

- «Torre di controllo, qui volo Delta: l'abbiamo preso, con le mani...nelle mutande!»

Ben li aveva nascosto il plastico - l'esplosivo intendo, non la protesi - il manigoldo.
Povero Abdul: più che sfigato, è proprio scoglionato, che per un'anomalia nell'innesco proprio i gemelli di famiglia sono scoppiati, assieme alla salamella.
Spero ora che Farouk Abdulmutallab sia incarcerato assieme a dei bei maschioni, che solo di donna ormai gli sono rimasti attributi e i suoi coinquilini s'accontentano di una, al posto delle settantadue vergini, tanto basta un pertugio a far vedere un poco di luce, anche se non sarà foro d'uscita, ma comunque occasione d'evasione.
Lasciamo al suo destino la dolce Abdullina e parliamo di maschia e muscolare virilità che "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare".
- «Statte accuorto guagliò: tu e i tuoi compari non la farete franca!»
La pertica, "Uessei Obama", gran gross, ciula e baloss, si erge in tutta la sua filante statura, minacciosa come quella di un'antenna televisiva in balia dei venti.
Certo gli affiliati di Al Qaeda sentiranno i polsi tremare e i brividi lungo la schiena, cercando di non farsela addosso dal terrore dal sentire e vedere, dal vocione baritonale, amplificato da tanta grancassa.
Ben gli sta: da ora in poi si guarderanno bene dal tentare altre sortite, che l'Obama l'hanno proprio fatto incazzare.
M'immagino, il suicida di turno: pallido...morto di paura.
- «Ai terroristi ci spezzeremo le reni in Pakistan, la faccia in Iran e un culo grosso così, dall'Afghanistan allo Yemen!»
Ciumbia!
Che ardore, che passione, che slancio, che maschia baldanza.
- «Ehm...Presidente...a Sana'a abbiamo chiuso l'ambasciata, come hanno fatto Francia e Gran Bretagna.»
Lo spilungone fa ballare l'informazione da un neurone all'altro, poi sbotta:
- «Riapritela, che altrimenti penseranno che siamo dei cacasotto!»
Non si capisce, ma sotto l'abbronzatura s'infiamma.
- «Dobbiamo essere come sotto una campana di vetro: trasparenti, che non si veda che ci si nasconde!»

760 United Nations Plaza, New York, NY 10017, USA...la campana di vetro, anzi, il palazzo, sede centrale delle Nazioni Unite;
una delle istituzioni più inutili, inefficaci, inaffidabili rimaste sulla faccia della terra, crosta d'ingrasso per "mezzemaniche", impiegatucci alla Ugo, ma Fantocci, non Fantozzi, dediti più a manovre e percorsi dove le scartoffie fanno la mina e il burocratese da richiamo, piuttosto che lottatori, per portare e mantenere pace democrazia nel mondo.
Quando il gioco si fa duro...Onullità fugge.
Troppi rischi, a restare in Pakistan, dopo gli ultimi due attentati, che hanno fruttato un centinaio di macellati allo stadio e la sua metà, "bombati" durante una processione religiosa.
No, non va bene: lì si fa sul serio, e le truppe da operetta non sono addestrate per sporcarsi lustrini, mostrine, alamari e luccicanti fibbie e bottoncini d'ottone.
Almeno, "Er mutanda" - Abdul Farouk Abdulmutallab - prima di cercare d'esplodere con l'aereo su cui viaggiava, nelle mutande portava le palle, c'ha avuto coraggio;
i pagliacci alla Ban Ki-Moon, per disgrazia ricevuto, tuttora segretario generale dell'Onu, neppure delle olive secche, come quando, a Bagdad, una bomba di mortaio scoppiò poco distante da dove era in conferenza, con il premier al-Maliki: l'ammasso di gelatina fu l'unico a nascondersi sotto il tavolo.

L'Onu - chi lo abita - non è più un Consiglio, ma un coniglio internazionale!

Barak, 'O Bamba, invece, sta imparando quanto è differente la politica estera da quella sotto il cupolone di casa sua e la guerra di palazzo da quella che si combatte nella savana;
bell'idea chiudere la prigione di Guantanamo e lasciar uscire dei provetti, scafati e collaudati maestri dello stragismo e del terrore, ora ad aprire succursali a destra e manca.
Più che il Nobel per la Pace, dovevano dargli il Mongolino d'oro!

Io, secondo me...05.01.2010