lunedì 18 gennaio 2010

Divin azione

"Se lavori, ti tirano le pietre. Non fai niente e ti tirano le pietre [...] qualunque cosa fai, ovunque te ne andrai, per sempre pietre in faccia prenderai";
così cantava Antoine, al festival di Sanremo del 1967, e il titolo del motivetto non poteva che essere uno: "Pietre".
Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Questi sono e ancora rimangono i massimi quesiti esistenziali dell'uomo ma, a valer nella vita spicciola, il quotidiano pretende tempi più stretti e risoluzioni alla "tiriamo a campare", tipo: è bravo chi indovina o indovina chi è bravo?
Di là del mezzo, che se lo ripari cammina, altrimenti no, la divinazione è arte di culo;
tanto ne deve avere chi c'azzecca, per trovare la giusta via, che spesso il lanciare una monetina è meglio che investigare in sfera di cristallo e rischiare tarocco, più che interrogar tarocchi.
Ancora siamo ad ammantare scienza "spannometrica" indossando paramenti, con tanto di lustrini e alamari, a nascondere umile ignoranza con brillantezza di smalto, a far soggezione gonfiando il petto, per far credere d'essere più grandi del vero.
Per quanto vero che all'ingegno umano tanto si deve, nel riconoscere merito d'averci portato dalla caverna alle stelle, certo anche a dover riconoscere i limiti umani, che "del doman non v'è certezza", neppure negli astri.
Ieri, ad usar l'aruspicina, branca dell'arte divinatoria, a rovistare in viscere, fegato ed intestini di poveri animali, sacrificati per trarne segni, ad anticipare il futuro;
oggi siamo a farlo nei nodi delle memorie elettroniche di potenti elaboratori, che con lumi, scintille e luccichii sono a creare effetti speciali, le nuove vesti sacerdotali che servono a dar credito e credenza alla religione digitale.
Quelli che c'hanno convinto ad uscire con la pelliccia e investire in borsa, il giorno del solleone e prima del crollo, facevano parte di questa verità rivelata, osannati e riverite bocche della verità, ma c'hanno fatto venire i sudori caldi e freddi, anche quando ormai in mutande.
Abbiamo perso soldi, lavoro, sogni, progetti, grazie alla santificazione e ai fumi d'incenso dietro cui si nascondeva l'eterna variabile impazzita, quel piccolo refolo d'aria da cui deriva l'uragano, quell'effetto di battito di farfalla che trasmette e cresce, come il sassolino che scende dal pendio nevoso, per montare poi a neve, fino a giganteggiare e spazzare ogni superba certezza d'invulnerabilità e onnipotenza.
Quando il dubbio non è più il guanciale del saggio, l'incoscienza e l'incosciente regnano sovrani.
Oggi, qualcuno non ha indovinato, quindi non è stato bravo: per tanto errore, siamo a piangere l'orrore della morte di 184 milioni...di euro;
poveretti: si erano impegnati a che non fossero milioni di esseri umani a doverci lasciar le penne, non arrivando ad accettare una scommessa che altrimenti avrebbe reclamato la vincita in cotiche umane e non in moneta.
"Fare o non fare, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender il portafoglio contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, sognare forse...".
Ecco, avessero dormito, l'avrebbero indovinata;
avessero indovinato, avrebbero dormito, scommettendo sul fatto che il virus A/H1N1 sarebbe svaporato come neve al sole - come pare abbia fatto - ma la posta sarebbe stata bilanciata con, sul piatto, le nostre vite!
Ebbene: facile ora recriminare, ma alzi la mano chi avrebbe accettato l'azzardo del risparmio guardando la puntata, che era i nostri figli, mogli, genitori e affetti migliori!
I vecchi cimiteri delle montagne dei miei nonni ancora nascondono tracce di piccoli loculi, a ricordare quanti bambini morirono, assieme a moltitudine d'anime adulte, per colpa della terribile influenza spagnola, "la Grande Influenza", che fra il 1918 e il 1919 uccise circa 50 milioni di persone nel mondo.
All'inizio era tosse, dolori lombari, febbre; poi i polmoni cominciavano a riempirsi di sangue e trapassavi nel giro di poco: la più grave forma di pandemia della storia dell'umanità, che uccise più persone della peste, la sia pur terribile "Morte nera".
Se oggi per noi finisce qui, un poco più poveri, con i magazzini pieni di vaccini inutilizzati ma vivi, sia reso grazia a Dio, alla Provvidenza, al caso o al culo, come ognun crede, ma anche a coloro che si fecero carico di non correre rischio alcuno, nel rispetto del valore della vita umana.
L'arte della divinazione non c'è stata amica e abbiamo toppato di brutto, ma mai fu più bello il perdere scommessa di tal calibro: la cassa da morto non avrebbe portato consolazione a chi avesse perso puntata, presentando l'anima al gioco del diavolo.
Chi oggi alza la voce e sale in cattedra, luminari della filosofia da cazzeggio, con la mente trilla come registratore di cassa solo quando si apre il cassetto per infilare denaro.
Nessuna assicurazione è buon investimento, ma sicuramente ogni...investimento ha bisogno di una buona assicurazione.
"Qualunque cosa fai, capire tu non puoi se è bene o male quello che tu fai [...] qualunque cosa fai, ovunque te ne andrai, per sempre pietre in faccia prenderai".
Ci hanno guadagnato le case farmaceutiche?
Va bene così.
Che siano benedetti i soldi spesi per niente, che quel che poteva essere non è stato;
guardiamo l'alba, il sole che sorge e siamo grati d'aver speso per nulla;
in quanto a divinazione varremo pure un cazzo, ma forse, una "divin azione" ci ha miracolati;
...grazie a Dio, alla Provvidenza, al caso o al culo, come ognun crede.


Io, secondo me...18.01.2010