La Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana ha l'autorità sul cittadino, quasi pari alle tavole di Mosè per il popolo di Israele: la lista delle leggi e l'obbligo di rigare dritto, che l'ignoranza non è ammessa;
il fattore peggiorativo è che Dio spesso perdona. La burocrazia no.
Entrambi hanno a disposizione un'eternità, per far arrivare il castigo ma, se dietro al Padreterno ci può stare anche la misericordia, la Gazzetta trascina la macina: se entri in quegli ingranaggi, rimani stritolato.
La Gazzetta è un tuttologo su leggi, regolamenti, norme, atti pubblici e privati; nulla che le genti devono sapere è lasciato al caso o all'improvvisazione, e neppure ad un popol bue è permesso fare orecchie da mercante.
- «Ehi, plebe, mica vi posso raggiungere dappertutto: tu mi devi cercare e leggere, che se salti qualcosa e domani caschi nella rete, fai la fine del pesciolino fritto e condito con sale e limone.»
Un esempio dell'ultima ora:
"Arriva il patentino per i proprietari di cani [...] decreto ad hoc, collegato all'ordinanza del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sulla tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, in vigore nel giorno della pubblicazione, fortemente voluto dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini".
Ripenso al caro Mosè, alla fortuna d'essere nato nel momento giusto.
Si è dovuto portare due lastroni, ma c'erano scolpite solo dieci regolette.
Se il buon Dio fosse stato logorroico come la legislazione italiana, sai cosa e quanto avrebbe dovuto portarsi appresso!
Non accoppare. Punto.
Non fare il porcellone con la donna d'altri. Punto.
Non fregare. Punto.
Poche parole e un bel sigillo finale e poi, in stampa!
La Gazzetta no: ti porta in un labirinto di notule, postille, codicilli, omissis, integrazioni, bis, tris, quater e un'infinità d'altri filamenti, che legano altri peduncoli, che arrivano a nodi da cui si dipanano matasse, che trovano intersezioni, tangenti, ambi, terni quaterne e cinquine.
- «Cara la mia vecchietta, preparati, che ci fanno fare il corso di agility, i nuovi percorsi formativi: dieci ore la durata del corso base, con rilascio del patentino dopo un test di verifica finale. Se non mi danno la patente, sarò io a mettermi collare e guinzaglio, e tu a portarmi a sporcare fuori!»
Con la pazienza di quelli carichi d'anni, la mia sedicenne pelosa bassottina, allungata e pisolante nella sua morbida cuccetta, inarca mollemente e pigramente una palpebra, mi guarda con occhio bieco e poi fa ricadere la saracinesca, ricominciando a ronfare;
e già: mica è lei che si deve impegnare.
- «Ehi, che fai: neppure cerchi di partecipare alle mie tribolazioni?»
La vigliacca cambia posizione, mostra il posteriore, come ad invitarmi a dialogare con quello.
- «Dovrò seguire con diligenza le materie previste: sviluppo comportamentale del cane nelle diverse fasi di vita, principali cause di sofferenza dell'animale, errori di comunicazione nella relazione.»
La pulciosa da una nervosa scrollata di spalle e si ricompone a ciambella.
- «Fai mica la schizzinosa, che se ti catalogano tra quelli con problemi comportamentali, ti schedano pure in un apposito registro e poi facciamo come i ripetenti, che ci fanno rifare la scuola!»
L'insensibile, irritata e disturbata nei suoi sogni, prende tra i denti la copertina e s'infila sotto il letto, dalle cui profondità, dopo un niente, ancora mi raggiunge un sonoro e beato russare.
- «Miao...miao.»
Come una palla sparata dal fucile, l'ammasso di pelo spunta dal basso del lettone: prima il naso arricciato, i denti digrignati, poi la fronte aggrottata e gli occhietti, che dardeggiano a destra e manca.
"Un gatto nel mio territorio? Mò lo sfascio!", avrà pensato.
- «Miao!»
Mi guarda con fare di rimprovero, come a voler dire che alla mia età dovrei smettere di fare simili scherzi da prete.
- «Ti faccio la tinta di un bel nero inchiostro, ma tu impara, d'ora in poi, a miagolare, a far le fusa e arrotare le unghie sulla corteccia degli alberi, e cerca di socializzare con i gatti del vicinato, che un domani ti possono dare asilo politico; non rincorrere più il postino e piantala di fare la civetta con il pastore tedesco della casa appresso, altrimenti finiamo nel mirino del Comune, delle Asl, degli accalappiacani e ci sbattono dietro le sbarre, ognuno secondo la sua specie.»
E magari domani, con la patente, finiamo a dover fare come con le automobili: uscita a targhette alterne, controllo delle emissioni gassose (addio scatoletta, con fagioli e cotiche!) t'infilano la catalitica, lo zainetto con il triangolo, giubbotto catarifrangente e le luci di posizione.
Mamma mia, che vita da cani.
Ah, se non ci fosse la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, come vivremmo abbrutiti dall'ignoranza!
Io, secondo me...29.01.2010