giovedì 15 maggio 2008

Bon ton..to in guanti di raso..io

Prendiamo uno scenario a caso:

un affresco stupendo del '700, sullo sfondo della guerra dei sette anni, che vede contrapposte Inghilterra e Prussia contro la Francia;

la guerra non sarà bella ma, a quei tempi, spettacolare, addirittura sfarzosa, questo sì.
Tante belle divise multicolori, sudario che ricopriva la pelle di poveri cristi avviati al macello, dove il cecchino sbagliava mira solo prendendo la carabina al contrario, tanto appariscente era il bersaglio;
però, è innegabile: erano gagliardi, imbellettati, incipriati bambolotti-soldatini, tanto da trovar gusto a giocarci e muovere, che diventavano di piombo quando si riempivano di palle di moschetto.

Le schiere si fronteggiavano e, con il tipico "bon ton" - proprio della raffinata aristocrazia da cui provenivano gli ufficiali dell'epoca - il gallonato, in faccia all’altro, levava il cappello a tre punte, s'inchinava e, con finezza leziosa, scambiava la fatidica frase, tanto temuta dai fanti in prima fila:

- «Prego, sparate prima voi».

Mancava poco - e magari è capitato - che gli venisse risposto:

- «Sia mai: prima voi !»

Ora, se mai c'avessi avuto un antenato mio, lì davanti, ecco che da lui devo avere oggi ereditato l'arte del "bon tonto", grezzo burino, zotico e grossolano inquinatore di Siti e Forum, scribacchino con guanti di rasoio, piuttosto che raso e uso, come il lontano avo, a risponder da maleducato - denunciando d'essere orfano di "manifestazione esteriore di alte qualità morali" - mancante di rispetto, dedito a grugnire "offese e turpiloquio", escremento destinato ad avvelenare fonti, altrimenti limpide e cristalline.

E sì, perché il mio supposto predecessore, volgo e volgare, avrebbe abbondato in "Vaffa....." e "Cazzo, chi ti ha dato il patentino e i gradi, che la guerra non si fa con la vestaglia e le pantofole !" che, "quanno ( e dove ) ce vò, ce vò".

...Mala tempora currunt, corrono brutti tempi;
il convenzionale, il déjà vu, il già visto, sentito, toccato e letto, il romanzo, il racconto, il narrato, l'articolo o l'articoletto "standard", piatto e informale, frutto del signorile ma fallace "Prego, sparate prima voi", lascia il tempo che trova, che anedottica e "dottica", senza sale e pepe, non la vuole più nessuno: sarebbe come ripetere un rosario, uguale, monotono, barboso e noioso all'infinito.
Uno stagno senza il sasso che ci cade dentro e ne muove acque, così come senza increspature, tende a diventare marcita e polla, bella da acquerellare e fotografare, ma priva di quella vita che ne da sapore, esaurendo energia in un circolo vizioso e destinato a svaporare.

E poi, ben venga il passare oltre: dalla rivoluzione alla ricostruzione, il "dico-faccio, faccio-dico" e dare un taglio "alle belle manifestazioni teoriche dagli esercizi di stile e anche da qualche vaffa" con i "vaffanculini" che ormai, in contrasto, ruvidi e rustici con lo stucco di nuova facciata, siano destinati al macero.

Una bella canzone, aveva questo ritornello: "Donne donne, oltre alle gambe c'è di più...";

A chi ha saputo solo vedere l'albero nella foresta e lamentarsi in portineria piuttosto che in piazza, sono a dire:

"Beppe Beppe, oltre a stile e vaffa c'è di più...", che dentro la cornice c'era, modestamente, il quadro;
oltre a mirarmi le tette, si doveva guardare più su.

Dalla...Fontana, un saluto dal Beppe, il "parente povero" e...

- «Prego, spar(l)ate prima voi» !


Io, secondo me...15.05.2008

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